Allarme

Sanità, la manovra del governo preoccupa Toti: “Mancanza fondi importante, servono nuove regole”

Le Regioni avevano chiesto 3,6 miliardi, il governo Meloni ne ha messo 2: per la Liguria si stimano 70 milioni in meno

giovanni toti

Liguria. “Di sicuro, per i numeri che vediamo adesso, c’è una mancanza di fondi importante”. Il presidente Giovanni Toti non lo nega: le risorse aggiuntive per la sanità stanziate in manovra dal governo Meloni non sono sufficienti. Le Regioni avevano chiesto 3,6 miliardi in più, l’esecutivo ha messo 2 miliardi di cui 1,4 miliardi vincolati a coprire gli extra-costi energetici. L’ammanco stimato per la Liguria è di circa 70 milioni: “Sono alcuni miliardi in meno alla sanità italiana e ovviamente ne risentiremmo anche noi nel riparto con la Liguria che vale circa il 2,5% delle risorse e dei tagli”, rimarca il governatore.

Secondo le stime della Regione, per il 2022 la “bolletta della luce” costerebbe circa 80 milioni in più. La sproporzione è evidente. “L’appuntamento con il governo è per la settimana prossima: discuteremo e speriamo di chiudere un riparto per il 2022 che arriva già in ritardo e della nuova legge di stabilità su cui le Regioni non sono ancora state consultate”, lamenta Toti che pure quel governo lo sostiene.

Timori che la Regione aveva già esplicitato nella Nadefr, il documento che definisce gli scenari economici in base ai quali viene redatto il bilancio regionale: “L’incremento di risorse per l’anno 2022“, derivante dai 2 miliardi in più previsti per ciascuno degli anni 2023 e 2024, “viene assorbito da costi emergenti quali il potenziamento delle misure previste per i piani pandemici (Panflu), l’erogazione dei nuovi Lea, l’implementazione delle attività connesse al recupero dei tempi di attesa ed il reclutamento del personale connesso al Pnrr. Inoltre le regioni hanno rappresentato al Mef ed al ministero della Salute le rilevanti criticità sull’equilibrio economico derivanti da ulteriori costi inflattivi, energetici e contrattuali che non trovano copertura, o adeguata copertura, negli stanziamenti previsti“.

Le richieste dei governatori, però, non sono solo economiche. “La sanità ha bisogno di un’iniezione robusta non solo di denaro ma anche di regole nuove – continua Toti -. La sanità italiana vale sul Pil un paio di punti in meno delle migliori sanità europee, come quella britannica e quella tedesca, ma servono anche nuove regole perché con i soldi non si compra quello che non c’è. Occorre cambiare le regole di ingaggio dei medici nei pronto soccorso, occorre cambiare le regole di ingaggio degli infermieri medicalizzandoli come avviene in Gran Bretagna e in Francia, occorre accrescere responsabilità e ruoli degli Oss”.

Il rischio è quello di arrivare al paradosso. “Su questo – prosegue il presidente ligure – credo che un governo a inizio legislatura farebbe bene ad aprire un tavolo di confronto con le Regioni che hanno la responsabilità della sanità e con tutte le categorie, per un’iniezione potente di novità nel sistema, che riguarda fondi, perché altrimenti rischiamo tutti di andare in piano di rientro e quindi, mentre dovremmo aumentare la potenza della sanità con il Pnrr, trovarci nella difficoltà di reperire personale e spesa corrente, ma anche regole. Per quanti soldi ci dia il governo oggi non troveremo medici di urgenza, non troveremo ginecologici e un sacco di specialità mediche”.

“Occorre cambiare la struttura: nei pronto soccorsi inglesi e francesi, gli infermieri fanno triage, operazioni molto vicine al mondo medico perché sono universitari molto specializzati. Se il governo vorrà aprire un confronto, le Regioni ci saranno e sanno anche che cosa chiedere”, conclude Toti.

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