Tesori

Incendio a Capo Noli, i Verdi: “Istituire un Parco Regionale Finalese per tutelare l’Eremo D’Albertis e l’ambiente naturale”

"Se ci fosse stato vento forte, per un gesto criminale sarebbe andata a fuoco un'area di grande valore paesaggistico e storico: un danno incalcolabile"

Noli. Riqualificare l’Eremo D’Albertis e tutelare tutta l’area di Capo Noli. A richiederlo è il portavoce della Federazione dei Verdi della provincia di Savona, Gabriello Castellazzi, a seguito dell’incendio che martedì sera ha interessato i boschi alle spalle del Capo.

“Un grazie riconoscente ai vigili del fuoco e ai volontari Aib che a Capo Noli hanno spento l’incendio partito da una baracca piena di materiale ligneo, circondata da una fitta vegetazione ricca di pini resinosi e molto vicina all’Eremo D’Albertis – afferma Castellazzi – Se ci fosse stato vento forte, per un gesto criminale sarebbe andata a fuoco un’area di grande valore paesaggistico e storico: un danno incalcolabile. Questo scampato pericolo ci obbliga a fare due considerazioni”.

La prima è “relativa alla situazione di estremo degrado di un edificio, l’Eremo D’Albertis, testimonianza storica tutelata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, fatto costruire agli inizi del secolo scorso in stile coloniale, a forma di cabina di nave, quando per l’età avanzata questo singolare esploratore non fu più in grado di viaggiare per il mondo. D’Albertis, personaggio genovese (uomo di mare e archeologo) protagonista di tre giri del mondo, raccolse numerosi reperti ancora oggi conservati al ‘Museo di Storia Naturale Giacomo Doria’ e nel suo ‘castello’, fatto costruire sulla collina di Montegalletto e poi, per volontà testamentaria donato alla città di Genova. Particolarmente legato al territorio finalese e compagno di Arturo Issel negli scavi archeologici (Caverna delle Arene Candide e Grotta delle Fate) vide in Capo Noli, a picco sulle onde del mare, quella posizione spettacolare che gli ricordava l’avventurosa vita di navigatore, in un sito circondato dalla lussureggiante vegetazione mediterranea”.

Incendio Eremo capo Noli

Secondo i Verdi “l’Eremo restaurato potrebbe oggi diventare un confortevole punto di sosta, ristoro, e informazione sul Sentiero del Pellegrino. Gli escursionisti che da Noli salgono verso l’altopiano delle Manie, dopo aver visitato i ruderi dell’antico lazzaretto con la Cappella di San Lazzaro (i navigatori colpiti da malattie infettive dovevano essere curati ma soprattutto isolati per impedire la diffusione del contagio), si trovano di fronte la chiesa di Santa Margherita del X secolo (l’acquasantiera al suo interno era un’antica urna romana). Una breve deviazione consente una visita alla cosiddetta Grotta dei Falsari, un antro enorme (forse usato dai contrabbandieri), con una vista incantevole, che cattura la luce riflessa dal mare. Tutti elementi di rilievo nell’ambito del turismo culturale”.

La seconda considerazione riguarda “la gestione di un sito che deve essere protetto (prima di tutto dagli incendi) e valorizzato per la sua grande biodiversità. La macchia mediterranea di Capo Noli è considerata di grande valore dalla Rete Natura 2000 e gli habitat di pregio sono numerosi. Secondo tutte le associazioni ambientaliste questo territorio dovrebbe diventare finalmente ‘Parco Naturale Regionale’ come previsto dal Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico della Provincia di Savona e dalla legge regionale che oggi la giunta Toti insiste nel voler cancellare. In un Parco gestito bene non si assisterebbe alla forma di degrado che vediamo oggi rappresentato da ciò che rimane dell’Eremo D’Albertis”.

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