Albenga. Leca d’Albenga, Bastia, Campochiesa e non solo. Sono queste le zone più sensibili dove, stando alla denuncia formulata da diversi agricoltori ai microfoni di IVG.it, sarebbero in aumento i furti di piante aromatiche.
“Da qualche mese, i furti di aromatiche sono in aumento. È quesi una tassa quotidiana. I ladri agiscono sempre di notte, approfittando del buio, probabilmente con camion o semplici auto, – hanno spiegato. – Non fanno razzie e non si muovono ‘a caso’, ma si tratta sempre più spesso di colpi ben mirati. Gli ordini sono precisi in termini di numeri, e sono praticamente identici per tutti, e i vasi rubati sono quasi sempre multipli esatti di quelle quantità”.
Quantità quasi “scientifiche”, dunque, che fanno propendere per l’ipotesi che a commettere i furti possano anche essere uno o più “colleghi” in difficoltà che, a causa del maltempo o di ordini massicci che non riescono a soddisfare, “arrotondano” i propri numeri con il frutto del lavoro di altri.
“Oltre alla quantità che genera sospetti c’è anche la qualità, – hanno proseguito. – È palese che in una fila di aromatiche vengano sempre scelte quelle più grandi, belle e pronte, mentre vengono scartate e lasciate quelle più piccole e ‘indietro’. Arriviamo al mattino ed è evidente il ‘buco’ che si viene a creare nelle file di piantine. È evidente ad occhio”.
Ogni vasetto ha un valore medio di circa 60 centesimi. Quindi si tratta di “colpi” del valore di qualche centinaio di euro ciascuno, ma non è certo “solo” il danno economico a far rabbia.
“Nel mirino di questi malviventi ci sono in particolare rosmarino e timo, ma non disdegnano nemmeno origano, maggiorana, salvione e santoreggia per citarne alcuni. Non si tratta di una grande perdita economica perchè non sono i 100 o 200 euro a fare la differenza, ma fa rabbia l’idea che qualcuno possa impossessarsi di qualcosa di tuo, e non solo”.
“Dietro alla produzione di ogni singola pianta c’è un lavoro importante, che spesso dura mesi prima di vederne i reali frutti. Abbiamo del rosmarino, ad esempio, invasato a luglio 2019, che stiamo cominciando ad utilizzare ora. Mesi di lavoro vanificati in una notte”, hanno concluso con comprensibile amarezza.