Per finta

Monte Carmo, ferito bloccato a -134 metri nella grotta della “Carnabuggia”: impegnativa simulazione di soccorso del Cnsas

L'esercitazione ha coinvolto trenta tecnici della I Delegazione Speleo del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese

Toirano. Un ferito da recuperare ad un profondità di -134 metri, al fondo della grotta Buranco della Carnabuggia, che si trova all’interno dell’area speleologica del Monte Carmo di Loano. E’ l’emergenza che si sono trovati ad affrontare nel fine settimana appena trascorso trenta tecnici della I Delegazione Speleo del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese (che fanno parte del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) nel corso di una importante esercitazione di soccorso.

Fortunatamente, quindi, non si trattava di una vera emergenza, ma i soccorritori si sono mossi proprio come se lo fosse stata. “La scelta è caduta su questa cavità proprio perché presenta una ampia gamma di problematiche: dai meandri alle strettoie, al pozzi verticali, permettendo di allestire svariate tipologie di manovre a seconda del contesto, quindi particolarmente utile a fini didattici” spiegano dal Soccorso Alpino.

L’esercitazione, compresa nel programma di formazione e mantenimento dei tecnici CNSAS specializzati nel soccorso in grotta ha avuto lo scopo di migliorare le competenze di tutti i tecnici e inserire i nuovi Aspiranti Operatori di Soccorso (AOS) – ammessi lo scorso autunno alla Scuola Regionale Tecnici di Soccorso Speleologico del CNSAS – all’interno della squadra operativa, favorendo l’interazione e la collaborazione tra i volontari.

“In particolare è stata impiegata una sola corda per il recupero della barella (a differenza della tecnica precedente che prevedeva due corde parallele). Questo approccio permette infatti un’ottimizzazione dei materiali ma soprattutto una sostanziale diminuzione nei tempi di attrezzamento e recupero dell’infortunato, fondamentali in qualsiasi situazione ma determinanti in cavità di grande profondità, pur mantenendo inalterati gli standard di sicurezza di tutte le operazioni. E’ stato simulato un intervento coordinato per il soccorso medicalizzato ed il recupero di un ferito infortunatosi al fondo della grotta, ad una profondità di -134 metri” spiegano dalla delegazione Speleologica di Piemonte e Valle D’Aosta.

Le operazioni sono iniziate sabato 12 con l’invio di una squadra di primo intervento partita dalla base operativa di Cuneo con il nuovo mezzo acquistato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. I soccorritori hanno tempestivamente raggiunto l’ingresso del Buranco della Carnabuggia a quota 795 metri e quindi il luogo dell’incidente, calandosi nella grotta con tecniche di progressione su corda.

“I membri della squadra, che ricevono periodicamente una formazione di primo soccorso oltre che tecnica, hanno condizionato il figurante mettendolo in sicurezza da eventuali pericoli ancora incombenti, stabilizzandolo e compiendo una prima valutazione delle condizioni mediche accuratamente registrate su di un’apposita scheda. Contemporaneamente, è stata predisposta una linea telefonica in grado di garantire le comunicazioni da ogni punto della grotta all’ingresso e, da qui, al campo base, dove è stata allestita la Direzione delle Operazioni. Nel frattempo sono giunte al campo base anche le squadre di tecnici ed il medico del CNSAS abilitato agli interventi in ambiente ostile provenienti dalla base operativa di Torino” proseguono dal Soccorso Alpino.

“Trasmesse all’esterno le condizioni del ferito, è stato pianificato il recupero: innanzitutto con l’invio all’interno della grotta di personale medico che lo ha ulteriormente condizionato e predisposto per il trasporto, supervisionando le operazioni di imbarellamento. In seguito, due squadre di tecnici attrezzisti si sono alternate lungo il percorso allestendo sistemi di recupero su corda che hanno permesso alla barella col ferito – accompagnata dai tecnici barellieri e sotto la costante supervisione del medico- di risalire rapidamente ed in condizioni di sicurezza fino a raggiungere l’esterno. Particolarmente impegnativa l’ultima parte del recupero caratterizzata da tratti semi-verticali molto stretti che hanno richiesto sofisticati accorgimenti tecnici per la movimentazione della barella variandone l’assetto da orizzontale a verticale, assicurando comunque la sicurezza ed il comfort del figurante. L’esercitazione è proseguita senza interruzioni durante la notte e si è conclusa domenica 13 maggio con l’uscita di tutti i volontari dalla cavità” concludono dalla delegazione Speleologica di Piemonte e Valle D’Aosta.

Le operazioni hanno coinvolto 30 volontari e si sono concluse con un pieno successo: i tecnici hanno avuto modo di esercitarsi sulle manovre che si sono susseguite rapidamente ed i quattro aspiranti operatori hanno collaborato attivamente in tutte le operazioni.

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