Stagione al via

Football americano, Pirates pronti a salpare: la parola al ds “Gegio” Meini

Il vicepresidente spiega lo stato di salute del club: "Crescere piano per crescere tanto è la nostra filosofia. Le strutture e i talenti sono il nostro patrimonio"

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Foto d'archivio

Albisola Superiore. Il campionato nazionale Fidaf di football americano di Terza Divisione è alle porte ed i Pirates si preparano all’esordio, questa volta fuori casa, domenica 25 febbraio contro gli Alfieri Asti.

Come da tradizione ecco puntuale l’intervista ad Eugenio “Gegio” Meini, vicepresidente e direttore sportivo del sodalizio ligure, nonché consigliere federale in seno alla federazione italiana Fidaf.

Partiamo dal campionato che sarà. Siete inseriti in un girone di ferro, il secondo come valore ranking dei team di Terza Divisione.

“Sicuramente il girone è di quelli ‘veri’. Non ci sono squadre deboli. È un girone molto equilibrato con un livello molto alto di football. I Predatori, a cui si sono uniti i White Tigers, si sono rinforzati e saranno la squadra da battere, come oramai ci hanno abituato da qualche anno. Non conosco i Lancieri ma ne sento parlare bene, sia come livello tecnico che a livello societario. I Rams di Paolo Crosti sono sempre una squadra da prendere con le molle ed ogni anno partono bene ed arrivano ai playoff. Gli Alfieri sono in crescita e non bisogna sottovalutarli. Io credo che chi vincerà questa division sarà il serio candidato per la vittoria finale del Nine Bowl”.

Parlaci dei Pirates 2018.

“Staff tecnico invariato. Head coach Ferrari coadiuvato da Alice Menaballi, Mitch De Cunsolo, Mimmo Abate, Livio Pippo Marino, Roberto Menin. Come giocatori sono arrivati un nutrito gruppo di Bills da Cavallermaggiore. Questo ci ha aiutato ad affrontare con maggior serenità questo campionato, sia dal punto di vista numerico in quanto abbiamo avuto parecchie defezioni causa lavoro, sia dal punto di vista tecnico, dove hanno portato la loro esperienza e qualità. Siamo fiduciosi e, come sempre, sarà il campo a dare il giudizio sul lavoro svolto. Se ti alleni bene, meriti di vincere. Con solo il talento puoi vincere una partita, anche due, tre. Ma per vincere i campionati il talento lo devi allenare. E tanto. Permettimi anche di ringraziare personalmente coach Alfredo Giuso che ci ha aiutato in fase di preparazione”.

Siete sempre più protagonisti del panorama del football italiano. Tra giovanili, femminile e prima squadra oramai state riempiendo quasi tutte le caselle dei campionati. Raccontaci il segreto.

“Nessun segreto. Si tratta solo di trovare le persone giuste, motivarle con dei progetti fattibili e concreti e poi partire, magari anche sbagliando i primi passi, ma il mettersi in cammino, l’agire che fa si che i progetti si realizzino. Una grossa mano l’ha data avere l’impianto di Luceto a disposizione per gli under, con orari pomeridiani più consoni per chi studia I numeri ci confortano. Oramai siamo arrivati a oltre cinquanta under, divisi tra flag e tackle. La sorpresa è stata quella di avere in campo tanti under 13. Questa è la base per il nostro futuro. Sintetizzo il momento che stiamo vivendo nel settore giovanile in una frase, questa: ‘Crescere piano per crescere tanto è la nostra filosofia. Le strutture e i talenti sono il nostro patrimonio'”.

“Ecco credo che questa frase, leggendola attentamente, sia il segreto. Non avere fretta, avere strutture e metterle a disposizione dei talenti, che in Italia ci sono, per farli crescere e migliorarli. Oltre a questo ci sono gli uomini come Nico ‘Cap’ Amoroso, uomo di esperienza sportiva e grande coach, che ha saputo in breve tempo creare dal niente un settore giovanile, coinvolgendo i ragazzi ma sopratutto i genitori. Abbiamo delle mamme e dei papà fantastici. Non lo dico per piaggeria, ma questi genitori hanno veramente a cuore i propri figli, non vengono a ‘parcheggiarli’, ma sono parte attiva ed integrante della nostra società. L’ultimo bowl di domenica scorsa è stata l’ennesima conferma di quanto siano partecipi ed attivi. Complimenti a loro ed al loro entusiasmo. La nostra capacita è stata quella di coadiuvarli per creare questa armonia di gruppo che si ripercuote positivamente anche sui ragazzi. Quest’anno abbiamo iscritto ai campionati flag quattro squadre e contiamo per il prossimo settembre di iscrivere tre team tackle. Non voglio dimenticare anche l’attività giovanile che svolgiamo a ponente, nel Liceo sportivo di Arma di Taggia con i nostri due coach matuziani, Mitch De Cunsolo e Mimmo Abate che stanno facendo un lavoro di promozione nelle scuole di grande importanza”.

Il football femminile. Voi avete un team che si è ben comportato quest’anno. Sembra va che dovesse essere la nuova frontiera, ma in Italia stenta a decollare. Come mai?

“Ci sono una serie di fattori. Di per se il nostro sport non è propriamente femminile, ma come il rugby, c’è ed esiste. La domanda e l’offerta devono però coincidere. Vedo a Massa, realtà piccola, dove Bertorello e Dantimi stanno facendo un lavoro enorme con oltre trenta ragazze reclutate in meno di un anno, con un entusiasmo ed una passione travolgente. Questo porta credibilità al nostro sport declinato al femminile. Soprattutto ha dato risposte alle esigenze. Vedo invece realtà più grosse e strutturate, che dopo l’entusiasmo iniziale, hanno lentamente mollato. Non sembrano più interessate, forse per problemi di gestione o altro, ma questo ha generato una spirale negativa che purtroppo si è tramutata in un disinteresse generale. La Fidaf d’altro canto deve gestire campionati e creare le condizioni perché questi avvengano, ma devono essere anche le società stesse a dimostrare interesse per una tipologia di attività. Facciamoci tutti un bel esame di coscienza. Abbiamo la capacita di gestire più attività all’interno di una società? Vogliamo creare l’offerta per questa attività? Ci crediamo? Diamo risposte a delle esigenze? Ecco, rispondendo sinceramente a queste semplici domande, forse il futuro del football americano femminile in Italia potrà essere più chiaro”.

Domanda generale. Il football americano in Italia. Quale futuro.

“Grazie una domanda semplice di facile lettura, sei un amico ma non ti saluto più. Scherzo, ovviamente. Partiamo dal fatto che oggi viviamo una condizione economica contratta. Gli sponsor latitano anche e soprattutto a livelli alti ed in tutti gli sport, anche con maggior visibilità rispetto al nostro. Quindi mal comune mezzo gaudio, direbbe il saggio. Non è cosi perché diminuendo le risorse, chi deve investire lo fa con maggior ragionevolezza ed attenzione. Se investo in immagine esigo un ritorno immediato e quantificabile. Oggi non c’è nessuna squadra in Italia, parlando di sport con una copertura mediatica bassa, che possa garantire concretamente questi risultati. I casi di ristrettezze economiche in cui versano le società sono all’ordine del giorno. Quindi a mio avviso il nostro futuro non può prescindere da due fattori: il primo è l’ingresso nel Coni quale federazione potendo cosi attingere a quei famosi contributi che ci permetterebbero una crescita maggiore, potendo investire queste risorse sia nei settori giovanili che nei progetti scuole, reali serbatoi di nuovi tesserati. Secondo punto, la visibilità. Dare un immagine del nostro sport proiettata verso l’esterno per catturare sia spettatori che potenziali giocatori. Creare eventi non per autocelebrarci, ma per diffondere il nostro sport e i nostri valori e raggiungere cosi il più alto numero di persone”.

Grazie Gegio per la chiacchierata ed in bocca al lupo per il campionato.

“Grazie, viva il lupo! Buon football a tutti”.

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