Tragedia sfiorata

Finale, climber 25enne precipita dal Bric della Croce a Perti: il drammatico racconto di un testimone fotogallery

Francesca, giovane appassionata di arrampicata, ha assistito all'intera scena coi propri occhi

Finale Ligure. I muscoli tesi nello sforzo della scalata, poi il piede in fallo, l’uro, la corda che non si tende, la caduta, le grida disperate degli amici e il lamento di dolore della povera vittima. E poi l’arrivo dei soccorsi, le difficoltà dell’intervento, il volo in elicottero e la corsa in ospedale.

Doveva essere un momento di divertimento e di sport all’aria aperta e invece si è rapidamente trasformata in una tragedia la giornata del gruppo di giovani scalatori svizzeri che domenica hanno scelto di scalare la falesia della Rocca di Perti, alle spalle di Finale Ligure.

Uno di loro, un 25enne, è precipitato da un’altezza di 10-15 metri andando ad incastrarsi tra due rocce. La caduta è stata talmente violenza da spaccare una “pietra piatta” che si trovava ai piedi della parete.

Per soccorrerlo, oltre ai vigili del fuoco di Finale, la croce verde di Finalborgo e alcuni tecnici del soccorso alpino, è intervenuto “Drago 71”, l’elicottero dei pompieri.

Il giovane è stato trasportato al pronto soccorso del Santa Corona di Pietra Ligure in gravi condizioni: si è rotto una caviglia e due vertebre e ha una profonda ferita alla schiena. Un centimetro in più o in meno e per lui le conseguenze sarebbero state molto più gravi.

La drammaticità dell’incidente ben emerge dalla testimonianza di Francesca, giovane appassionata di arrampicata che ha assistito all’intera scena coi propri occhi.

“Era domenica pomeriggio come tante – spiega – Io aspettavo i miei amici e compagni di scalata nella falesia chiamata ‘Bric della Croce’, dalle parti di Perti Nord. nella stessa zona c’erano alcuni ragazzi svizzeri che scalavano in gruppo. Sono rimasta estasiata dalla capacità atletica di uno di loro e così mi sono fermata ad ammirare la salita sulla parete di roccia”.

Poi, all’improvviso, il dramma: “Arrivato alla sosta, il punto in cui finisce la via e al quale è d’obbligo mettersi in sicurezza per provvedere alla calata dalla parete, sento il ragazzo urlare. E’ scivolato. Penso: ‘Perché gli altri non lo bloccano?’, ma lui continua a precipitare urlando finché non vedo la corda, che avrebbe dovuto assicurarlo, finire senza alcun nodo a metà parete ed il ragazzo cadere tragicamente a terra”.

Finale, climber precipita in parete

La scena gela il sangue dei presenti: “Urla, grida, disperazione degli amici e del ragazzo dolorante ma fortunatamente vivo. Grida disperate di ragazzi di vent’anni che di fronte ad una tragedia, in un paese straniero, in cui non parlano la lingua, in cui non conoscono nessuno e lontani dalle loro famiglie, non hanno idea di come fare per aiutare l’amico”.

Per fortuna Francesca riesce a mantenere la calma e a chiamare i soccorsi: “Immediatamente ho preso il mio cellulare ed ho chiamato il 118 dando indicazioni sul luogo e sulle condizioni del ragazzo. Fortunatamente i miei amici sono arrivati subito per darmi supporto nel soccorso, insieme a loro altri scalatori esperti ed alcuni membri del soccorso alpino”.

I soccorsi arrivano in fretta: “Dapprima i vigili del fuoco arrivati con i loro mezzi da terra, seguiti dal loro elicottero con a bordo i medici del 118 che grazie alle mie indicazioni e ad un amico che si è appeso in parete per indicargli il posto giusto hanno individuato velocemente il luogo dell’incidente. Non ricordo i tempi esatti, ma contando che per percorrere il sentiero sono necessari almeno 15 minuti, l’arrivo dei primi soccorsi sul luogo non ha superato i 25 minuti dal momento dell’incidente”.

Poi le prime cure e il veloce trasporto in ospedale, dove il ragazzo viene ricoverato e dove inizierà la fase del recupero. Al termine della quale, forse, tornerà nuovamente ad arrampicare in parete.

Un’attività emozionante e appassionante, quella del climbing, che però va condotta prendendo certe cautele: “Avendo vissuto quest’esperienza in prima persona – fa notare ancora Francesca – ho trovato difficoltà nel dare le indicazioni esatte del luogo dell’incidente in quanto tra gli scalatori si usano spesso nomi di fantasia per indicare le falesie sconosciuti da chi, seppur lavorando nel soccorso, non pratica quotidianamente le zone”.

Finale, climber precipita in parete

“Inoltre in determinati punti dell’entroterra il segnale Gps del cellulare non prende come dovrebbe, così per dare le coordinate sono dovuta scendere al parcheggio e poi seguire la direzione dell’elicottero da terra. Sarebbe quindi opportuno affiancare al nome di fantasia il nome reale della zona in cui ci troviamo, annotandoci le coordinate Gps del luogo”.

L’incidente non è stato casuale: “Quanto accaduto al Bric della Croce è stato causato da un errore umano, da una distrazione o dalla troppa sicurezza che spesso ci trae in inganno. L’arrampicata sportiva, che pratico da anni, è uno sport sicuro soprattutto se si frequentano falesie ben chiodate come quelle di Finale. Chi si avvicina a quest’attività deve essere cosciente che staccherà i piedi da terra di molti metri e che deve seguire determinate misure di sicurezza per non cadere con conseguenze in molti casi irrimediabili. Presso i Cai della zona ogni anno si svolgono corsi di alpinismo ed arrampicata sportiva al fine di insegnare gratuitamente alla gente manovre e sistemi di sicurezza”.

“Questo terribile evento dev’essere da esempio per tutti, deve darci coscienza che a 20 metri d’altezza è necessaria la massima attenzione in tutto quello che si fa. Uno sbaglio, un nodo fatto male, una distrazione, possono essere fatali”, conclude Francesca.

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