Ricerca e scoperta...

Finale Ligure, il libro “In volo su Zerzura”: questa sera la presentazione a Finale Ligure

Finale Ligure. “In volo su Zerzura”: il libro che racconta le missioni segrete svolte nel 1932 e 1933 dalle forze armate italiane nel deserto libico, alla ricerca della leggendaria oasi di Zerzura, sulle tracce delle spedizioni degli esploratori inglesi.

Questa sera, dalle ore 21:00, dopo l’anteprima al Salone del Ligro di Torino, presentazione presso l’Auditorium del Complesso Monumentale di Santa Caterina a Finalborgo: Roberto Chiarvetto, Alessandro Menardi Noguera e Michele Soffiantini illustreranno il risultato di un lavoro di ricerca quasi decennale, pubblicato dall’Aeronautica Militare attraverso le Edizioni Rivista Aeronautica.

La presentazione sarà condotta da Pier Paolo Cervone, giornalista, noto storico della Prima Guerra Mondiale e biografo del Gen. Enrico Caviglia.

Nel quasi totale oblio delle fonti, anche personaggi italiani ebbero un ruolo molto importante in questa ricerca. Non si trattava però di esploratori nel senso convenzionale del termine, come le loro controparti inglesi, oppure come il nostro ben noto Ardito Desio.

Si trattava di personale militare, di grande esperienza in Colonia, soprattutto dell’Aeronautica ma anche dell’Esercito. Questi uomini, con grande sprezzo del pericolo insito in esplorazioni aeree e terrestri in zone mai percorse dall’uomo, con scarsissime possibilità di soccorso in caso di necessità, eseguirono gli ordini loro assegnati svolgendo missioni segrete per conto dell’amministrazione coloniale, per tenere d’occhio gli esploratori inglesi e per acquisire la necessaria conoscenza del territorio in questione.

La scoperta di un’oasi sconosciuta e di ricche sorgenti d’acqua, come veniva tramandato nelle leggende di Zerzura, avrebbe avuto una rilevanza strategica per gli avamposti italiani circondati dal deserto della zona meridionale della Libia.

“In volo su Zerzura” narra la storia di quella missione segreta, degli uomini che la compirono, della corrispondenza fra Ministeri e reparti coloniali che la prepararono nei minimi dettagli rendendola possibile. Due anni di missioni ineguagliate, svolte da uomini d’eccezione con a disposizione gli strumenti migliori del tempo: gli affidabili biplani Romeo e gli autocarri e le vetture Fiat.

Quello che rimane oggi, dai ricordi, alle fotografie, ai cimeli delle famiglie dei piloti e degli osservatori, ai documenti d’archivio reperiti con una minuziosa e pluriennale ricerca, al relitto d’aeroplano che ancora riposa nel deserto libico, dopo aver preso parte proprio all’ultima di quelle missioni segrete.

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