Nella bufera

Corruzione, Toti non risponde al gip: palazzo di giustizia “blindato”

Si è avvalso, come previsto, della facoltà di non rispondere. Folla di giornalista davanti al tribunale ma l'ingresso è avvenuto da un'entrata secondaria

Generico maggio 2024

Liguria. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, arrestato nell’ambito della maxi inchiesta per corruzione e ora ai domiciliari, si è avvalso della facoltà di non rispondere, come già anticipato ieri dal suo avvocato. Toti è arrivato presso il palazzo di giustizia genovese poco prima delle 13 per sottoporsi all’interrogatorio di garanzia ed è rimasto all’interno sino alle 14.30 circa. Davanti alla gip, come detto, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma l’avvocato Stefano Savi ha già anticipato l’intenzione di chiedere un interrogatorio la prossima settimana.

“Oggi si è avvalso motivatamente dicendo che stiamo leggendo il fascicolo, che è piuttosto corposo, sono circa 9.000 pagine e abbiamo anticipato ai pm presenti la nostra intenzione, la prossima settimana, di farci interrogare – ha detto l’avvocato Savi all’uscita del tribunale ai microfoni dei cronisti – Successivamente chiederemo anche la revoca della misura cautelare (i domiciliari, ndr), anche perché ci sono esigenze di carattere personale ma anche l’esigenza di un confronto diretto con il mondo della politica per decidere quale posizioni ad andare ad assumere”.

Toti è stato prelevato dalla sua abitazione di Ameglia ed è entrato dall’ingresso carrabile del tribunale sul tunnel delle Casaccie a bordo di un’auto coi vetri oscurati. Il piano del palazzo di giustizia dove si è svolto l’interrogatorio è stato transennato e interdetto all’accesso. Sul posto, oltre a numerosi cronisti, fotografi e operatori video, anche le giornaliste Jessica Nicolini, Paola Balsomini, entrambe dello staff politico di Giovanni Toti.

Domani sarà il turno di Aldo Spinelli e Matteo Cozzani

Sabato in tribunale a Genova sarà convocato per l’interrogatorio di garanzia Aldo Spinelli. Anche il terminalista accusato di corruzione e agli arresti domiciliari nella sua villa di Quarto molto probabilmente si avvarrà della facoltà di non rispondere alle domande del gip.  Anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti e coordinatore della sua campagna elettorale nel 2020, accusato di corruzione e voto di scambio con l’aggravante del favoreggiamento alla criminalità organizzata, sarà sentito dalla gip Paola Faggioni nella giornata di sabato 11 maggio. Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale di Genova, che ieri non ha parlato durante il suo interrogatorio in carcere a Marassi, potrebbe invece farlo nei prossimi giorni sulla base dell’avvenuta analisi delle carte da parte dei suoi avvocati.

Trenta indagati, c’è anche il patron dei cantieri Amico

La maxi-inchiesta della procura di Genova intanto si allarga a macchia d’olio e potrebbe farlo ancora. L’ultimo nome “eccellente” tra quelli emersi anche nelle carte della procura è quello di Luigi Alberto Amico. Anche il fondatore e legale rappresentante della Amico & Co, società di cantieristica navale specializzata negli yacht di lusso e nota in tutto il mondo. Il sospetto degli inquirenti si concentra su alcuni dialoghi intercettati tra Amico e il braccio destro di Toti Matteo Cozzani e da cui si evincerebbe la volontà dell’imprenditore di supportare il centrodestra in vista delle elezioni in cambio di “un pizzico in più’ di attenzione” in merito alle concessioni degli spazi portuali. Il rinnovo della concessione è arrivato alla fine di gennaio 2024. Mentre il versamento di 30mila euro a favore del comitato Toti da parte di Amico risale la 2021.

Indagato anche l’imprenditore dei rifiuti Giuseppe Colucci

Già indagato nell’inchiesta della procura di Genova per finanziamento illecito ai partiti per via dei versamenti alla fondazione Change, Giuseppe Colucci, a capo di varie aziende nel settore dei servizi ambientali tra cui Waste Management, è indagato – sempre a Genova – anche per corruzione. Avrebbe sostenuto la campagna di Toti attraverso bonifici alla fondazione Change per quasi 200mila euro in cambio di aiuti sull’ampliamento della discarica di Vado.

Gli indagati a palazzo San Giorgio, i silenzi sull’ex Carbonile

Tra i nuovi inquisiti anche Antonella Traverso, dirigente dell’Autorità di sistema portuale dal 2018 e avvocato dell’ente da oltre 20 anni. L’addebito a suo carico è quello di omessa denuncia. Già due giorni fa era stata confermata la notizia che anche Paolo Piacenza, attuale commissario del porto dopo il passaggio di Signorini in Iren, è indagato: nel suo caso, per abuso d’ufficio. I pm sostengono che sia Paolo Piacenza sia Antonella Traverso non avessero segnalato l’irregolarità dell’occupazione da parte di Spinelli dell’area definita Ex Carbonile.

La Corte dei Conti apre un fascicolo su possibili danni erariali

Si tratta di un atto dovuto, ma intanto anche la Corte dei conti apre un’inchiesta sulle vicende legate ai faldoni della procura di Genova e della Spezia. Il sospetto è che le manovre sotterranee di politici e imprenditori, agevolate secondo i pm da mazzette e favori, possano avere configurato in più di un’occasione un danno erariale: sì va dalla concessione e il rinnovo di aree portuali al finanziamento di lavori pubblici vantaggiosi per alcuni operatori coinvolti fino alla velocizzazione di pratiche. Per avviare le indagini vere e proprie sarà però necessario che la procura penale trasmetta gli atti alla procura contabile.

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