E’ stata presentata ufficialmente l’ipotesi di candidatura di Savona “Capitale della Cultura 2027”: tema e logo sono da oggi patrimonio della Città e oggetto di confronto all’esterno.
Così la Città potrà cercare di riconoscersi ancora nei suoi valori di solidarietà e di coscienza critica dell’esistente solcando la rotta indicata dalla Costituzione Repubblicana.
Sarà la Savona democratica, medaglia d’oro della Resistenza che dovrà presentarsi al traguardo di una scelta rispetto alla quale sarà necessario il massimo impegno collettivo.
Il tema da sviluppare sarà quello delle “Nuove rotte per la Cultura” : un termine quello di “rotte” ben adatto a una Città di mare ma anche propedeutico a un discorso di scoperta e – quasi – di avanguardia.
L’occasione di avviare, sulla base di quanto già fatto, una discussione di merito non deve però riguardare tanto i contenuti da mettere in mostra e i programmi da realizzare (sui quali l’Amministrazione Comunale è fortemente concentrata) quanto piuttosto il senso e il significato profondo dell’iniziativa.
Si possono sintetizzare due punti:
1) A questo punto la presentazione della possibilità di candidarsi a Capitale della Cultura assume il significato di una fuoriuscita da una sorta di “minorità” che ha accompagnato la Città nella fase di fuoriuscita dall’identità industriale, in particolare nel primo decennio del XXI secolo quando la logica di scambio era apparsa l’unica via per cercare di giocare in difesa rispetto ad un declino accettato come apparentemente inevitabile. Diversa era stata la fase precedente, quella sì di difesa del tessuto industriale ma intrecciata e accompagnata da seri tentativi di ridefinire una soggettività prima di tutto culturale del nostro territorio. Una via poi abbandonata per rifugiarsi in una negativa miopia-
La candidatura a Capitale della Cultura può rappresentare adesso il punto d’appoggio per un salto in avanti di fase. Un salto in avanti posto sul piano della consapevolezza dell’essere in grado di agire come soggetto di innovazione e di trasformazione ben oltre la fondamentale cura di un territorio già piagato da scelte dettate dalla logica speculativa e incomplete sul piano della “visione”;
2) Il senso della scelta del tema riguardante le “Rotte” deve essere orientato verso la “Savona fuori di Savona” prima di tutto al riguardo di quanto esiste in prossimità e verso cui la Città è chiamata a svolgere una funzione fondamentale di coesione quale vero e proprio riferimento. Il richiamo alla “Savona fuori di Savona” dovrà però essenzialmente valere per il più ampio spettro di azione a livello geografico, storico, artistico.
I soggetti attivi sul territorio in tutti i campi saranno chiamati a trovare un’intesa principalmente perchè ci si ritrova, dopo tanto tempo, con un obiettivo che sarebbe semplicistico definire come condiviso ma che può,invece, essere riassunto nei due punti appena esposti:
a) il significato di uscita dalla fase di “smarrimento dell’identità” definendo assieme la prospettiva che questo impegno deve delineare per il futuro di Città che considera la cultura nella diversità e complessità del suo scibile come la “veste” da indossare trovandosi pienamente a proprio agio nonostante le differenze da salvaguardare come ricchezza (comprese quelle etniche, di religione, di cultura, di “status” sociale”);
b) il senso della “Savona fuori di Savona” che ritorna ad avere un ruolo in Liguria, in Italia, in Europa e nel Mondo rifiutando di rappresentare una semplice “espressione geografica” o punto di richiamo ad un “passato perduto”.
Franco Astengo
Associazione “Il Rosso Non è il Nero”