Savonese. Le nuove regole per andare a caccia di cinghiali non convincono tutti. “Regole ingiuste quelle che si sono adottate per gestire la peste suina in Liguria. Non è possibile che, con tutte le regole che bisogna seguire per cacciare i cinghiali, si debba pagare le tasse annuali di permesso”.
A sollevare la questione Franco Orsi, presidente del comitato sassellese ‘Il Riccio’, oltre che cacciatore. “Con il via libera alla caccia infatti la Regione in un certo senso ‘commissiona’ ai cacciatori volontari di ridurre il numero di cinghiali sul territorio: prima non sono stati abbattuti esemplari”.
“Non si tratta più di un’attività venatoria classica – spiega Orsi -. Per poter andare a caccia occorre lavare le zampe dei cani, cambiarsi i vestiti, lavare le gomme dei mezzi, delle scarpe, segnalare l’animale abbattuto all’Asl e prendere l’appuntamento per portarlo nel punto che ci viene assegnato e lì consegnare un registro molto dettagliato su come si è proceduto alla caccia. Dopodiché aspettare l’esito. In più, gli animali sani vengono comunque trattenuti dall’Asl e inceneriti. Che senso ha la caccia senza l’uso alimentare della selvaggina?”. Non ci sta Orsi alle nuove regole, con lui anche tanti altri cacciatori. “La Regione vorrebbe che con la caccia si abbattesse un gran numero di cinghiali. La nostra, quella dei cacciatori, diventa quindi un’attività di pubblico servizio, per la salute e per ‘ringraziarci’ non ci riduce nemmeno la quota per poter andare a caccia”.
“E’ una situazione caotica – prosegue -. Qui un altro esempio: da gennaio sono stati trovati i primi casi di peste suina, a marzo il decreto legge e la nomina di un commissario che avrebbe dovuto fare delle deroghe. Il primo aprile le aziende agricole avrebbero potuto installare delle recinzioni per proteggere i propri animali dai cinghiali e dalla peste suina ma a causa della mancanza di deroghe queste cinte non sono mai state autorizzate” spiega Orsi, che nel sassellese ha un’azienda agricola. “Intanto la norma prevedeva di abbattere i maiali negli allevamenti in via preventiva, senza farli prima analizzare. Si tratta di una vera e propria cattiva gestione. Si prendano a modello sistemi di gestione adottati negli altri Stati europei”.
Non parla invece di cattiva gestione Franco Ciocca di Atc Sv1, ma qualche riserva c’è: “E’ bene chiarire che i cacciatori non sono contro le regole che sta adottando la Regione – dichiara -. Noi siamo per una collaborazione con le istituzioni; si comprende la delicatezza del momento, siamo pur sempre in emergenza peste suina. E’ giusto fare le analisi ai cinghiali, ma ciò che ha creato critiche è la questione di mandare al macero i cinghiali sani piuttosto che dare il via libera all’autoconsumo”.