Il quadro del pittore

A tu per tu con Simone Marinelli: l’ex presidente del Savona e ora alla guida dell’Albenga si racconta fuori e dentro al campo

La sua attività nell'ambito del poker e delle scommesse, la passione per il calcio e l'enduro, l'entusiasmo dell'Albenga e uno sguardo indietro all'esperienza al Savona tra i temi trattati da Marinelli

Albenga. È entrato nel calcio nel 2020 e da due anni è al centro dell’attenzione, anche di alcune polemiche. E non potrebbe essere altrimenti visti i ruoli ricoperti: prima presidente del Savona Calcio, poi numero uno dell’Albenga dopo la famiglia Colla.

Ma chi è Simone Marinelli? In questa intervista rilasciata in esclusiva a Ivg.it, l’attuale presidente del club ingauno racconta i suoi primi anni nel mondo del calcio e, soprattutto, si racconta a 360°.

Presidente Marinelli, come e perché è entrato nel mondo del betting?

“Io lavoravo come agente marittimo e responsabile vendita di serramenti, però non volevo alzarmi al mattino alle 7. Allora ho cercato di trovare qualcosa che mi permettesse di gestire autonomamente la mia giornata. Quindici anni fa è scoppiata la moda del poker in Italia e, approcciandolo quasi per scherzo, sono diventato nel tempo un giocatore professionista. Le vincite avute mi hanno permesso di entrare nel mondo del betting in singola, con un portafoglio già abbastanza ampio, e poi da lì sono partito”.

Poi c’è stata una novità..

“Con i miei amici ero solito andare a guardare le partite al bar. Durante il lockdown mi è venuta l’idea di aprire la pagina Instagram, riuscendo col tempo ad entrare nel gruppo dei tipster più forti d’Italia. Questo è un mondo dove gratuitamente si danno le analisi delle partite, motivando le singole, con un seguito da parte della gente. Questi ultimi per entrare devono semplicemente registrarsi ad un link al quale ti sei affiliato, tutto gratuitamente perché i soldi che versano restano a loro, per poi avere una provvigione da Ebook“.

E questa attività la vuole vivere nella sua interezza..

Mi piace molto giocarmi una singola e andare a vederla. Quando c’era il Roland Garros sono andato a Parigi, quest’anno vorrei andare a vedere una partita di NBA, portando così la gente dentro all’evento con stories e dirette Instagram. Nella vita bisogna vivere di emozioni, positive o negative, quindi io voglio darle a chi mi segue, magari facendoli vincere anche dei soldi“.

Non c’è mai stato il rischio di perdere molto denaro svolgendo un lavoro di questo tipo?

Nella mia gestione del portafoglio sono maniacale. Posso perdere anche per tre mesi di fila, ma a fine anno sono in positivo. Ieri ho perso una giocata irreale, qualsiasi altro giocatore avrebbe ‘tiltato‘ andando a mettere soldi su un’altra, oppure aprendo un casinò live, io invece rigiocherò il giorno dopo. Approccio questo come un qualcuno che il giorno dopo lavora in ufficio, oppure in fabbrica“.

Vuol dire che si sente di poter vincere sempre?

Io non vado mai a sentimento, ma studio ogni giocata. Apro il palinsesto giornalmente ed estrapolo tre partite, poi da lì inizia l’analisi e il calcolo di quella che statisticamente mi dà più garanzia nel medio lungo periodo. Poi non basta, bisogna avere qualcosa dentro anche in fase di lettura e io lo ho grazie al poker. Ma di capolavori ce ne sono stati tanti, veramente tanti”.

Poi l’altra sua grande passione è il calcio..

“Da bambini credo che tutti quando vedevamo una lattina per terra ci mettevamo a calciarla. Ho giocato nel Savona, nel Vado e nel Quiliano ma non ero un gran fenomeno, infatti poi sono passato a fare un’attività affascinante come l’Enduro. Puoi avere mille pensieri per la testa, ma quando ti metti il casco ci sei solo te, la moto e la natura. Per me è una sensazione davvero bella, che mi fa stare vivo e focalizzato nel non pensare a niente“.

Che periodo è stato quello alla guida del Savona?

Un’esperienza che mi ha fatto un po’ schifare. Ci sono state persone che mi hanno profondamente deluso e ogni giorno me ne trovavo un’ottantina contro a darmi del pagliaccio. Io stavo cercando di fare qualcosa che nessuno negli ultimi 20 anni è riuscito a fare a Savona. E l’ho fatto. Non c’è stato un debito e ho sempre messo la faccia contro tutti, istituzioni e comune in primis per la scarsa collaborazione che c’è stata”.

Cosa ne pensa della nuova proprietà? 

Ci sentiamo molto spesso e siamo rimasti in buoni rapporti. A quanto ho potuto constatare mi sembrano persone affidabili che attraverso il Savona Calcio vogliono raggiungere, secondo me, il loro obiettivo di fare eventi con il Bacigalupo. Ora non voglio dire che porteranno il Savona in Serie C, però a me paiono persone per bene. Ma il problema non sta nella società..

E allora dove sta?

Nei savonesi. Non parlo degli ultras, sia chiaro, che ogni partita sono sempre a seguire la squadra, ma dei vari partecipanti dell’ambiente che non sono mai entrati nella mentalità giusta per affrontare al meglio una Prima Categoria, non rendendosi conto dei danni veri fatti negli anni precedenti. Finché non si vorrà ripartire da zero, non accettando la realtà, non ci saranno mai risalite“.

In che rapporti è rimasto con l’ambiente savonese?

La tifoseria credo ce l’abbia con me per la mia decisione di andare all’Albenga, ma penso di non essergli mai stato particolarmente simpatico. All’interno ho alcuni amici di una vita, ma ci sta che ognuno pensi ciò che vuole. Per il resto ci sono i savonesi da social, a cui magari mancherò perché gli davo un po’ di visibilità“.

Qual è la differenza tra la piazza in cui era e quella in cui si trova oggi?

Albenga è 50 anni avanti a Savona calcisticamente: come strutture e comune, empatia tra gente ingauna e squadra, come allenatori e come presidenza. Il denaro va e viene, mentre il tempo va e basta. Quindi ho deciso di spendere il mio tempo per questa comunità ingauna, che ha dei valori che non ho trovato dov’ero prima. L’anno scorso mi chiedevano delle cifre folli anche solo per raccogliere i palloni, ora c’è gente che esce da lavora prima per venire allo stadio a pulire gli spogliatoi spontaneamente”.

La trattativa per acquisire il club bianconero è stata lunga..

Colla faceva delle richieste assurde e io, ad un certo punto, gli ho dato l’ultimatum. I debiti non sono della cifra che si dice in giro, ma molti di più visti i danni che sono stati fatti. Basti pensare che alcuni mi continuano a chiedere i soldi. Ma io specifico che mi sono accollato soltanto i debiti legali, quindi io dovrò accordarmi ancora con gli allenatori che erano a contratto, non mi riguardano le cifre che stanno fuori dal rapporto”.

Poi la scelta immediata di affidare a Pietro Buttu la guida tecnica..

Non ci sono mai stati altri nomi in ballo. Lo avevo telefonato una sera a mezzanotte trovandolo emozionatissimo, non vedeva l’ora di cominciare. Credo che sarebbe stato stupido farsi scappare la possibilità di avere Buttu in panchina, soprattutto per la sua conoscenza dell’ambiente”.

Quali sono i vostri obiettivi stagionali? Volete subito a salire in Serie D?

Non è che quest’anno dobbiamo vincere per forza il campionato, sia chiaro. Certo, la squadra è forte e proveremo a vincere, ma il nostro obiettivo è quello di dare credibilità a una città che sono diversi anni che non ha: bisogna farlo oggi per vincere domani. Creare una collaborazione con il Genoa per il nostro grande Settore Giovanile fa parte di questo tipo di progetto. Magari Lavagnese, Rapallo e Imperia dicono che noi siamo favoriti per togliersi la pressione di dosso, ma in realtà sono consapevoli che per loro non vincere il campionato vorrebbe dire aver fallito, invece per noi fare un campionato dignitoso significherebbe una prima vittoria“.

Allora per lei Albenga può rappresentare una sorta di scommessa?

“Io lo chiamo ‘betting‘ perché in inglese non si capisce magari come in italiano, ma il termine ‘scommessa’ non mi piace proprio. Io odio il gioco d’azzardo e ho voluto fare i soldi con due skill game come poker e betting, giochi di abilità e percentuali da pianificare nel medio lungo periodo. Per me è la stessa cosa l’Albenga, che non si tratta di una scommessa ma di un percorso nel quale andremo a vedere i risultati col tempo: se tra sei anni saremo in Lega Pro vorrà dire che avrò fatto bene. Ma io so per certo che porterò questo ambiente in Serie D e da lì proverò a puntare più in alto, non so quando ma ci andrà“.

La si vede decisamente più tranquillo rispetto allo scorso anno..

Mi sono stufato di fare pubblicità alle persone con i miei soldi. Se si vince tutti i soci si fanno vedere fieri di partecipare al progetto, se si perde tutti a contestare nel mucchio. Ci sono state tante vicende provanti psicologicamente, su tutte l’essere accusato di sessismo per un termine che si usa nel mio mondo di lavoro. Sapessero quello che io do ogni anno in donazione per la lotta contro la violenza sulle donne. Poi mi ritrovavo a dover fare tutto io, anche il tifoso. Ad Albenga mi sento libero mentalmente, con organigramma dirigenziale che sa quel che deve fare e lavora con meticolosità. Invece a Savona tutti sapevano quello che c’era da fare, ma nessuno faceva“.

Infine ecco un messaggio rivolto alla gente ingauna in vista dell’esordio in campionato contro il Rapallo

So che è già una trasferta distante, ma quello che devo dirvi è di starci vicino anche se domani dovessimo perdere. Questo è l’inizio di un percorso nel quale serve pazienza, poi io in Serie D vi ci porto assolutamente. Bisogna essere tutti uniti e remare dalla stessa parte, rendendo il Riva uno stadio dove si sancisce la nostra vittoria non appena gli avversari oltrepassano il cancello. Però dopo aver salvato calcisticamente una piazza, che non avrebbe probabilmente nemmeno visto l’iscrizione al campionato, mi aspetto sempre di vedere uno stadio pieno ogni domenica per tifare questi ragazzi che ce la metteranno tutta per rendervi fieri“.

 

 

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