Muro contro muro

Nuovo presidente della Repubblica: oggi la prima votazione, ma manca l’accordo tra i partiti

Con 31 grandi elettori, volendo fare un mero gioco statistico si potrebbe dire che la Liguria peserà circa il 3% nell'elezione del prossimo capo di Stato

Quirinale Roma

Roma. Partirà alle 15, seguita dallo scrutinio a Montecitorio, la prima votazione per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Ma ad ora sembra esserci una sola certezza: non sarà eletto oggi. Ancora, infatti, nessun accordo tra i partiti.

I grandi elettori – in tutto 1009 – voteranno divisi per fasce orarie e in ordine alfabetico, in gruppi di non più di cinquanta persone, in modo da permettere la sanificazione delle cabine e delle superfici tra un gruppo e l’altro. Si parte dai senatori a vita, poi i senatori, i deputati e infine i delegati regionali. Chi arriva dalla Liguria “apposta”, ovvero Giovanni Toti, in quanto presidente della Regione, Gianmarco Medusei, presidente del consiglio regionale e Pippo Rossetti (Pd) come rappresentante dell’opposizione, daranno la loro indicazione dopo le 19.

Lontani dal trovare un nome condiviso che possa prendere il posto di quello di Sergio Mattarella, e in fondo sperando che proprio Mattarella possa ripensarci e andare avanti ancora un po’, i partiti adotteranno strategie attendiste, tra schede bianche, candidati di bandiera, qualche boutade. Come spesso accade alle prime conte.

Al momento, ed è questo l’aspetto più surreale, è che nessuno propone apertamente Mario Draghi, nonostante tutti sappiano che sarà lui il più probabile nuovo titolare del Quirinale. In questa prima giornata il Pd – che in pectore porta Draghi – potrebbe proporre invece Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, un nome che piace anche a Giuseppe Conte ma su cui difficilmente si troverà l’intesa con il resto dell’arco parlamentare.

Il centrodestra sembra invece intenzionato a votare scheda bianca ma con il centro che scalpita per uscire dal raggio d’azione di Salvini. Un’incognita il comportamento dei M5s, profondamente divisi al loro interno. Sullo sfondo il ritiro definitivo dalla scena del Colle, ieri, di Silvio Berlusconi, peraltro ricoverato per accertamenti al San Raffaele.

Oltre a quelli di Draghi e Mattarella i (pochi) nomi con un minimo di chances che girano sono quelli di Giuliano Amato, ex premier e giudice della corte costituzionale, e di Elisabetta Bellone, ex segretario generale della Farnesina e da poco a capo dei servizi.

I grandi elettori legati in qualche modo alla nostra regione sono 31. Ci sono deputati e senatori in rappresentanza di quasi tutti i partiti fuorché Fratelli D’Italia, alcuni tra loro sono stati eletti con un partito e poi hanno cambiato schieramento. Ci sono senatori a vita (Renzo Piano) e i tre rappresentanti del territorio (Toti, Rossetti, Medusei).

Chi sono. I parlamentari liguri sono i senatori Sandro Biasotti (Coraggio Italia), Francesco Bruzzone (Lega), Elena Botto (ex M5s, gruppo misto), Mattia Crucioli (ex M5s, Alternativa c’è), Matteo Mantero (ex M5s, Potere al Popolo), Paolo Ripamonti (Lega), Stefania Pucciarelli (Lega) e Vito Vattuone (Pd) e i deputati Simone Valente (M5s), Sergio Battelli (M5s), Roberto Traversi (M5s), Marco Rizzone (Coraggio Italia), Leda Volpi (Alternativa c’è), Sara Foscolo (Lega), Edoardo Rixi (Lega), Flavio Di Muro (Lega), Giorgio Mulè (Forza Italia), Cristina Rossello (Forza Italia), Lorenzo Viviani (Lega), Roberto Bagnasco (Forza Italia), Manuela Gagliardi (Coraggio), Roberto Cassinelli (Forza Italia), Raffaella Paita (Italia Viva), Franco Vazio (Pd) e Luca Pastorino (Leu). Oltre agli eletti a senato e camera nei collegi liguri, ci sono poi la senatrice genovese Roberta Pinotti (Pd) candidata in Piemonte e il deputato spezzino (e ministro) Andrea Orlando (Pd) promosso in Emilia-Romagna.

Volendo fare un mero gioco statistico si potrebbe dire che la Liguria peserà circa il 3% nell’elezione del prossimo presidente della Repubblica, un po’ più della sua quota di popolazione rispetto al totale italiano (il 2,53%).

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