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Nera-mente

I dieci serial killer più feroci della storia d’Italia (prima parte)

"Nera-Mente" è la rubrica di Alice: un viaggio tra i fatti oscuri dell'attualità

Nera Mente 19 giugno

La storia italiana, soprattutto quella compresa tra gli anni Settanta e Duemila, è macchiata dal sangue di vittime innocenti, che hanno avuto la sfortuna di incontrare sulla loro strada individui disturbati, in grado di uccidere con freddezza e senza rimpianti. Sono almeno dieci i serial killer più feroci del nostro Paese, quelli che con i loro omicidi, procurati con armi da fuoco, fendenti o veleni, hanno messo fine alla vita di decine di persone, uomini, donne e bambini, senza distinzione alcuna di genere o di età, tenendo col fiato sospeso l’opinione pubblica. Questi soggetti non si limitavano ad uccidere una sola volta, ma ripetevano i loro delitti, spesso utilizzando una firma che potesse contraddistinguerli e venendo etichettati come veri e propri mostri, prima che la giustizia facesse loro scontare la pena che meritavano. Ecco i primi cinque dell’elenco, le cui storie fanno rabbrividire ancora oggi.

“IL MOSTRO DI FIRENZE”. PIETRO PACCIANI

È stato un orrore durato diciassette anni quello messo in pratica da Pietro Pacciani, noto anche come “il mostro di Firenze” ed i suoi “compagni di merende”, tra cui il portalettere Mario Vanni. I due sono stati accusati da un terzo membro del gruppo, Giancarlo Lotti, detto Katanga, che ha confessato di aver assistito alle uccisioni architettate e messe in atto dagli altri due. Dal 1968 al 1985 hanno compiuto otto duplici omicidi, insanguinando le campagne toscane. Vittime favorite erano le coppiette che si appartavano in macchina tra gli alberi. Pacciani è morto nel 1998 alla vigilia del processo, proprio mentre attendeva ancora la sentenza di una vicenda che nasconde molti misteri irrisolti. I primi ad essere uccisi, nell’agosto del 1968, furono Barbara Locci, 32 anni, e il suo amante, Antonio Lo Bianco, di 29. Il figlio della donna, Natalino Mele, al momento dell’omicidio si trovava sul sedile posteriore dell’auto dove i due si erano appartati. Unico testimone del fatto, affermerà in seguito di non ricordare nulla di quella notte a causa di “strani vuoti di memoria”. Nel 2009 è morto per cause naturali l’altro killer, Vanni, condannato a vita per quattro di quei duplici delitti.

IL “MOSTRO DI FOLIGNO.” LUIGI CHIATTI

Andava a caccia di bambini quest’altro “mostro”, Luigi Chiatti, meglio conosciuto come, appunto, il “mostro di Foligno”, che sta ancora scontando la pena di trent’anni in carcere per i delitti commessi. Nato orfano e in seguito prelevato dall’istituto dove ha vissuto nei primi anni della sua vita, nel 1992 uccide la sua prima vittima, Simone Allegretti, quattro anni e mezzo, che scompare nel nulla nella campagna fra Foligno e Bevagna. In seguito si scoprirà che Luigi aveva attirato il bimbo con un pretesto, lo aveva portato a casa, abusando di lui. Quando il piccolo aveva cominciato a piangere prima lo aveva stordito soffocandolo, per poi finirlo con due coltellate alla gola. Nel 1993 tocca a Lorenzo Paolucci, 13 anni: lo finisce con sei fendenti al collo, si masturba davanti al cadavere e poi lo getta dalla finestra, ma il delitto non è architettato alla perfezione come la prima volta. Così viene individuato dalle forze dell’ordine e arrestato. Chiatti non si è mai pentito delle atrocità commesse.

ROBERTO SUCCO

Ha cominciato con l’uccidere i suoi genitori all’età di 19 anni Roberto Succo, il serial killer dagli occhi di ghiaccio, vittima di sé stesso, del disturbo schizofrenico che lo ha tormentato tutta la vita. Dopo essere fuggito, ha seminato panico ed orrore nel resto d’Europa. Nel 1987, ormai fuori dai confini italiani, si dedica ad ogni tipo di crimine, tra cui sequestri, rapine, violenze, e ancora omicidi: si introduce in una villa e violenta una ventitreenne, uccide un brigadiere della Gendarmeria Nazionale Francese, un medico, un ispettore di polizia e due ragazze di diciassette anni. L’anno successivo è arrestato a Treviso. Si suicida nel 1998, a soli 27 anni, nel carcere di Reggio Emilia, asfissiandosi con il gas. La sua vicenda ha esercitato una grande fascinazione nella memoria collettiva, tanto da ispirare l’opera del drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès, “Roberto Zucco”.

GIANFRANCO STEVANIN

È conosciuto come il “mostro di Terrazzo” Gianfranco Stevanin, ex agricoltore delle campagne in provincia di Verona. In uno dei suoi poderi vengono ritrovati i corpi senza vita di tre donne, mentre nella sua abitazione sono rivenuti decine di oggetti a scopo sessuale e migliaia di foto pornografiche. A lui sono riconosciuti in tutto sei omicidi, compiuti nel 1994. Il killer confesserà in seguito di non aver ucciso le sue vittime con premeditazione: pare siano morte durante rapporti sessuali estremi o per overdose da cocaina.

IL MOSTRO SENZA NOME DI UDINE

Ancora una volta, le vittime preferite del mostro sono donne. In questo caso, sole e spesso dedite alla prostituzione. Sono ben quattordici quelle ammazzate a Udine da un killer che è ancora senza volto. È il 1971 quando si diffonde la notizia della morte di Irene Belletti, uccisa a coltellate e ritrovata nella sua auto nei pressi di una stazione, dove si era probabilmente appartata con il suo compagno. Un modus operandi, questo, che ricorda molto quello del “mostro di Firenze”. D’altronde, gli anni sono più o meno gli stessi. Anche gli altri tredici delitti che seguiranno quello di Irene, fino al 1989, saranno effettuati nelle notti di pioggia. L’assassino, in questo caso, strazia i corpi con la sua macabra firma: un taglio a forma di “S” che va dallo sterno al pube. Un taglio chirurgico che somiglia a quello praticato negli anni cinquanta dai ginecologi per eseguire il parto cesareo. Per questo i sospetti sono caduti su un uomo appartenente alla media borghesia cittadina, oltre ad essere un ex studente di medicina con problemi psichiatrici. Ma si tratta ancora di una ipotesi mai confermata.

“Nera-mente” è una rubrica in cui parleremo di crimini e non solo, scritta da Alice: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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