La sentenza

Albenga, commenti su Facebook “sopra le righe”: Ciangherotti condannato per diffamazione

Il politico ingauno era accusato di aver dato della "sporcacciona" a una maestra:, ma si era difeso "Non volevo offendere, va valutato il contesto"

eraldo ciangherotti

Albenga. Tremila euro di multa e un risarcimento complessivo da 1500 euro per le due parti civili. E’ la condanna inflitta questa mattina in tribunale a Savona al consigliere comunale di Albenga e della provincia di Savona Eraldo Ciangherotti che era a giudizio per diffamazione.

I fatti per i quali Ciangherotti, che era assistito dagli avvocati Fausto Mazzitelli e Mariangela Piccone, era finito a giudizio risalivano al settembre 2013. Tutto nasceva da un commento fatto dal politico ingauno su Facebook: “A commento di una fotografia del comitato contro il forno crematorio datata 2013, in aperta critica politica – spiegava Ciangherotti dopo il suo rinvio a giudizio – nell’ambito di una discussione sui social network mi si addebita di aver dato ad una maestra l’epiteto di ‘sporcacciona’ e ad uno sconosciuto l’attributo di ‘personaggio a cui farei fatica ad affidare la pulizia della cuccia del cane’. Nessuna considerazione è stata data al contesto nel quale la frase è stata pronunciata”.

“Avevo definito sporcacciona un’altra maestra presente nell’incriminata fotografia – aveva spiegato Ciangherotti – quando, quale assessore ai servizi sociali, nel corso di un sopralluogo presso la Scuola, nel 2011, avevo rinvenuto stracci sporchi abbandonati nel lavandino dei bimbi deputato all’igiene delle mani o dei denti. E, quale assessore e medico-dentista, mi ero indignato e non le avevo certo mandate a dire”.

“Mesi dopo, nel 2013 – aveva aggiunto il consigliere comunale ingauno – un’altra maestra, sempre della stessa scuola, aveva duramente polemizzato contro la giunta comunale che proponeva di collocare un forno crematorio nel cimitero, sostenendo, insieme alla collega e allo sconosciuto, che la realizzazione di tale impianto avrebbe costituito una vera e propria minaccia per la vita stessa dei cittadini ed, in particolar modo, dei bambini. All’epoca dei fatti, con una affermazione forse un pò sopra le righe, ma veramente indignato da questa polemica strumentale, avevo risposto a chi denigrava la stessa amministrazione comunale, pubblicamente ed infondatamente accusata di voler il forno crematorio per anteporre i propri interessi economici privati alla salute pubblica”.

“La signora maestra e, insieme a lei lo sconosciuto, si duole di tutto ciò per essere stata accostata alla collega pizzicata ad accompagnare i bimbi a lavare le mani in mezzo agli stracci e spazzoloni per pulire i wc. La polemica all’epoca era stata dura e io lungi dall’offendermi, sulla questione del forno crematorio, cercavo con la mia giunta di contrastare la diffusione di notizie tanto allarmistiche quanto prive di qualsiasi riscontro tecnico. Tornassi indietro visiterei di nuovi quella scuola e mi indignerei per quanto visto; contrasterei coloro che ingiustamente hanno attaccato la mia giunta accusandola di interessi privati” aveva detto Ciangherotti.

“I querelanti, invece, proprio perché risentiti dalle mie precedenti critiche ad una maestra, si sono voluti togliere un sassolino dalla scarpa con un atto di querela che però avrebbero ritirato a fronte di una richiesta di risarcimento consistente nell’esborso da parte mia di 20 mila euro che ho immediatamente rifiutato” aveva riveleato l’ex assessore ingauno che ha però sempre ribadito: “Io non volevo offendere nessuno ma solo difendere una iniziativa che ritenevo utile per Albenga. Resto convinto certe frasi debbano essere valutate nel loro contesto”.

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