Indagine chiusa

Tirreno Power, archiviata anche l’inchiesta “romana”: cadono le accuse di abuso d’ufficio per i politici

Gli atti erano stati trasmessi a Roma per competenza territoriale: l'indagine coinvolgeva 31 persone ed era quella relativa all'Aia "addomesticata" del 2014

tirreno power

Vado L. Sono cadute le accuse di abuso d’ufficio relative al rilascio della cosiddetta “Aia addomesticata” per Tirreno Power. Nei giorni scorsi il gip Paola Di Nicola del tribunale di Roma ha infatti archiviato il procedimento che era stato aperto dalla Procura della capitale nei confronti di trentuno persone tra amministratori locali (di Regione, Provincia, Comune di Vado e Comune di Quiliano), un funzionario del Ministero dell’Ambiente e un dirigente dell’azienda.

Le carte relative alle presunte irregolarità commesse intorno al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per la centrale di Vado Ligure del dicembre 2014, erano arrivate a Roma nel luglio scorso. A trasmettere gli atti ai colleghi, per ragioni di competenza territoriale, erano stati il Procuratore Sandro Ausiello e i sostituti Daniela Pischetola e Vincenzo Carusi al momento di firmare il secondo fine indagine per l’inchiesta savonese (quello nel quale gli indagati erano passati da 86 a 26 e alcune delle iniziali ipotesi d’accusa erano cadute), che aveva previsto appunto lo stralcio del capo relativo all’abuso d’ufficio per la nuova Aia, il cui iter amministrativo si era concluso proprio a Roma con il rilascio. Di qui la competenza dei magistrati capitolini.

L’ipotesi della Procura era che gli indagati fossero riusciti “ad ottenere un’Aia ‘addomesticata'” visto che, secondo l’accusa, era stata rilasciata nonostante l’azienda non avesse rispettato alcuni obblighi e tenendo conto dei limiti emissivi “dettati” dalla stessa Tirreno Power.

Nei guai erano finiti l’allora direttore generale dell’azienda Massimiliano Salvi, il funzionario del Ministero dell’Ambiente Mariano Grillo, l’allora direttore del dipartimento ambiente della Regione Gabriella Minervini e le giunte di Regione, Provincia, Comune di Vado Ligure e Comune di Quiliano che avevano firmato le delibere (poi sospese) con le quali si esprimeva parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione. Sul registro degli indagati, come firmatari di quelle delibere e pareri, erano finiti tutti i componenti delle amministrazioni locali: Claudio Burlando, Claudio Montaldo, Giovanni Barbagallo, Giovanni Boitano, Gabriele Cascino, Renzo Guccinelli, Raffaella Paita, Lorena Rambaudi, Sergio Rossetti, Matteo Rossi, Enrico Vesco, Angelo Berlangieri (per la Regione); Angelo Vaccarezza, Pietro Santi, Santiago Vacca, Andrea Berruti, Pietro Revetria, Vincenzo Gareri (per la Provincia); Monica Giuliano, Fabio Falco, Mirella Olivieri, Sergio Verdino, Ennio Rossi (per il Comune di Vado Ligure); Alberto Ferrando, Mara Giusto, Massimo Rognoni, Pierluigi Lavazzelli e Katiuscia Giuria (per il Comune di Quiliano).

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