Testimoni in aula

Direttore Psal a giudizio, le accuse dei “colleghi”: “Non autorizzò controllo e ci revocò fascicolo”

asl 2 via collodi

Savona. E’ iniziata la sfilata di testimoni nel processo che vede a giudizio con l’accusa di omissione d’atti d’ufficio Angelo Sergi, il direttore dello Psal, la struttura complessa per la prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell’Asl 2.

Secondo l’accusa, nell’agosto del 2012, l’imputato non avrebbe concesso ai suoi ispettori uno “sblocco orario” per poter effettuare un controllo notturno nell’ambito di un’indagine aperta dalla Procura nei confronti della polizia municipale di Ceriale. Un esposto infatti aveva segnalato il mancato utilizzo da parte dei vigili degli indumenti ad alta visibilità nelle ore notturne. Il direttore dello Psal, almeno secondo la tesi della Procura, si sarebbe però rifiutato di autorizzare gli ispettori ad effettuare le verifiche serali invitandoli ad effettuare un controllo documentale e, in seconda battuta, revocandogli l’incarico di seguire quel fascicolo. Della vicenda era poi stato informato l’ispettore Corrado Cirio in servizio nella sezione di polizia giudiziaria della Procura e di conseguenza era scattata un’indagine nei confronti di Sergi.

Questa mattina in aula sono stati sentiti proprio Cirio e i due ispettori dello Psal, Diego Mambrin e Orazio Figlioli, inizialmente incaricati di effettuare gli accertamenti sull’esposto. Il primo ha ricordato del giorno in cui i colleghi si erano rivolti a lui per segnalare il “contrasto” avuto con il loro direttore: “Loro volevano fare una verifica sul campo, mentre Sergi gli aveva detto di fare un accertamento documentale. Però in casi come questi solitamente si procede prima con un accertamento sul campo e visto che le protezioni individuali ad alta visibilità vanno usate in orario notturno o in condizioni di visibilità non ottimali era logico voler operare la sera”.

Il difensore di Sergi, l’avvocato Roberto Giacchero, proprio su questo punto ha replicato appellandosi ad un decreto ministeriale del 9 giugno 1995 nel quale, al contrario, in riferimento ai dispositivi di alta visibilità sarebbe indicato l’obbligo di indossarli anche di giorno per gli appartenenti alle forze dell’ordine che operano sulla strada. Sulla base di questa normativa quindi, secondo la difesa, l’accertamento sui vigili di Ceriale non doveva necessariamente essere svolto in orario serale.

Davanti al Collegio si sono poi presentati i due ispettori che hanno ripercorso le tappe della vicenda: dall’affidamento dell’incarico alla richiesta di “sblocco orario”. “Con il collega ritenevamo opportuno fare l’accertamento con il buio e quindi abbiamo chiesto appunto il permesso di operare di sera. Ma non era una richiesta di straordinario perché quelle ore sarebbero state scalate da un normale turno diurno” ha precisato Figlioli.

Entrambi hanno poi raccontato della discussione avuta con Sergi: “Ha chiamato il collega che, visti i toni della conversazione, ha messo il vivavoce – ha spiegato Mambrin -. Il direttore ci chiedeva se avevamo qualcosa in sospeso con i vigili urbani e che non capiva questo accanimento e l’urgenza di dover svolgere un controllo notturno. A quel punto ci ha invitato ad effettuare un controllo documentale e dopo che gli abbiamo chiesto di motivare il rifiuto dello sblocco orario lui ha deciso di avocare a sé il fascicolo”.

Dopo la revoca del caso i due ispettori Psal hanno spiegato di non aver più avuto notizie sugli sviluppi dell’indagine. La prossima udienza è stata fissata a maggio quando saranno sentiti altri testimoni del pubblico ministero.

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