La storia

Buono fruttifero postale del valore di mille lire ritrovato in un vecchio libro dopo 80 anni: potrebbe valere fino a 23mila euro

Il "capitale dimenticato" ritrovato da un 90enne di Cisano sul Neva, in una vecchia copia de "I promessi sposi"

Buono Postale Fruttifero Cisano

Cisano sul Neva. Un capitale “dimenticato” per quasi 80 anni, nascosto all’interno di uno dei grandi capolavori della letteratura italiana e ora riemerso, per la gioia del suo proprietario. Potrebbe valere circa 23mila euro il buono postale fruttifero emesso nel 1945 per il valore nominale di mille lire che un 90enne di Cisano sul Neva, P.A., ha recentemente ritrovato in una vecchia edizione de “I promessi sposi”.

Il buono era stato acquistato dai genitori dell’uomo quando questi non aveva nemmeno dieci anni e poi è andato letteralmente perduto fino a qualche giorno fa, quando l’anziano lo ha ritrovato tra le pagine del vecchio libro, custodito nella casa di famiglia.

Il 90enne si è subito rivolto ai legali dell’Associazione Giustitalia (www.associazionegiustitalia.it). L’associazione si occupa, tra le altre cose, su scala nazionale ed internazionale, del “rimborso dei buoni postali e dei titoli di Stato, di agire al fine del recupero della somma presso Poste Italiane ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze, obbligati in solido ad ‘onorare’ tutti i debiti esistenti anche prima dell’avvento della Repubblica Italiana. I due Enti, infatti, rispondono in solido non solo dei Titoli di Stato emessi durante la vigenza della Repubblica Italiana, ma anche durante la vigenza del Regno d’Italia”.

Un consulente dell’associazione ha stimato che il buono dà diritto ad un rimborso (calcolato sulla base degli interessi legali, della rivalutazione e della capitalizzazione, dalla data di emissione a quella del ritrovamento) di una cifra pari a circa 23 mila euro.

Nonostante siano passati quasi ottant’anni, infatti, il buono pare essere ancora valido: “Per quanto concerne la presunta prescrizione del diritto al rimborso eccepita da Poste Italiane – spiegano da Giustitalia – l’articolo 2935 del Codice Civile statuisce che ‘la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere’. Quindi, nel caso di specie, il giorno di decorrenza della prescrizione che è decennale comincia a decorrere dalla data del ritrovamento del titolo stesso (e diversamente non potrebbe essere visto che il signore prima di tale data ignorava l’esistenza del suo credito)”.

Insomma, non sapendo di essere titolare del buono, il 90enne potrà chiedere il versamento della cifra; per farlo avrà tempo fino a dieci anni.

Secondo Giustitalia nel nostro Paese “ci sono circa 10 milioni di titoli di credito ‘antichi’ tra buoni postali, libretti bancari, Bot, non riscossi ed ancora riscuotibili; purtroppo, c’è molta disinformazione anche da parte degli Enti preposti al pagamento. I buoni postali, tra l’altro, erano una forma di investimento molto utilizzata dai piccoli-medi risparmiatori, anche perché una delle poche; i loro tassi di interessi erano molto importanti: per esempio, negli anni ’80 del secolo scorso erano così alti da consentire ai beneficiari di acquistare piccoli appartamenti”.

Di seguito un breve vademecum per il risparmiatore elaborato da Giustitalia.

E’ possibile ottenere il rimborso di titoli “antichi” quali libretti di risparmio, buoni e titoli di stato in genere?

Sì, è possibile, per il titolare o per i suoi eredi, richiedere il rimborso, maggiorato degli interessi oltre alla rivalutazione monetaria, a condizione che non sia decorso il termine prescrizionale di 10 anni. Tale termine decorre non necessariamente dalla data di emissione del titolo ma da quando il soggetto titolare è in grado di far valere il proprio diritto. In particolare, anche se il titolo è stato emesso oltre 10 anni fa, ma il soggetto interessato lo ha “ritrovato” solo recentemente (ovvero negli ultimi 10 anni) può agire per il rimborso dello stesso e la prescrizione inizierà a decorrere dal momento del ritrovamento.

Quanto può valere attualmente un titolo “antico”?

E’ questa una domanda alla quale non è possibile dare una risposta univoca senza l’ausilio di un consulente contabile esperto che proceda alla valutazione del singolo titolo in relazione all’anno di emissione, al tasso previsto per quel tipo di titolo, al succedersi delle leggi nel tempo, ai periodi di valutazione e svalutazione monetaria, all’introduzione della moneta unica europea ed ad altrettanti ulteriori coefficienti. In linea di principio, si può avere un’indicazione di massima del valore attuale del proprio titolo considerando il potere di acquisto che aveva la lira all’epoca di emissione del predetto titolo. In altri termini, sempre in linea generale, il titolare o l’erede avrebbe diritto ad ottenere oggi l’equivalente di quella somma di denaro,  tradotta in euro, che all’epoca di emissione del titolo gli avrebbe consentito l’acquisto di un determinato bene. Per esempio, se negli anni 40 con 1.000 lire si acquistava fondo agricolo, oggi con la somma rivalutata e ricapitalizzata si avrebbe diritto ad ottenere una somma di denaro in euro che consenta l’acquisto di un terreno dello stesso tipo.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.