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Spirits grand tour

Liquori e amari: una grande famiglia. Cosa sono e il brutto vizio di offrirli gratis a fine pasto

"Spirits Grand Tour" è un viaggio alla scoperta dei cocktails e spirits più emozionanti e coinvolgenti: persone, storie e sogni dietro la creazione dei preziosi nettari da degustare

Generico maggio 2022

Liquori e amari, due tipologie di “servizio alla persona” con molti tratti comuni. Se il liquore nasce per soddisfare i palati, donando un godimento gustativo, l’amaro è il risultato di aver voluto rendere piacevole la fruizione di rimedi medicamentosi e farmaceutici.

L’origine della liquoristica affonda le radici nel medioevo arabo nel 700 d.C., quando il movimento denominato Al – Kimiya, dal greco chymos (essenza) mise a punto le basi della conoscenza della distillazione di fiori e piante, con la quale ottenne essenze ed oli profumati. La prima essenza di cui si ha notizia, ottenuta tramite il processo di distillazione sarà un’acqua di rose, successivamente aromatizzata alla canfora, alla cannella, ai chiodi di garofano.

Al – Kindy, un famoso alchimista, mette a punto la distillazione dell’essenza di limoni, mela, aloe e mirto, ma le essenze ottenute, considerato il divieto di consumo di alcol imposto dalla religione musulmana, hanno il solo uso cosmetico, mentre con l’arrivo degli alambicchi in Europa, in seguito alla presa di Gerusalemme del 1099, si avranno le prime distillazione di alcol commestibile.

La Scuola di Salerno, fondata nel 1100, e le altre università europee sono le depositarie del sapere dell’infusione, gli infusi di questo periodo hanno solo una funzione curativa, mentre le prime notizie riguardanti un liquore elisir risalgono al Giubileo del 1300 voluto da papa Bonifacio VIII.

Le cronache dell’epoca riportano che Arnaldo da Villanova e Raimondo Lullo discussero degli effetti miracolosi di un elisir elaborato da loro stessi. Questo liquore fu elaborato per curare il papa da una fortissima colica renale che lo colpì poco prima dell’inizio del Giubileo. Il Giubileo fu salvo ed ebbe grandissima risonanza nel mondo cattolico, visto il grande afflusso di pellegrini. Allo stesso tempo il successo di questo rimedio, direttamente derivato dalla distillazione e dall’infusione di erbe, diede fama mondiale agli inventori di questa nuova disciplina e ai loro risultati, ma soprattutto gli evitò l’Inquisizione e l’accusa di stregoneria.

La storia narra che questo infuso contenesse delle scaglie d’oro, metallo puro per eccellenza a cui si attribuivano doti purificanti, e per questo motivo molti liquoristi coloreranno di giallo oro, utilizzando lo zafferano, spezia pregiata e costosa, i loro prodotti.

Arriviamo alla definizione tecnica del liquore: bevanda spiritosa con grado superiore ai 15 gradi e con un contenuto minimo di zucchero pari a 100 grammi per litro. Da 100 a 200 grammi di zucchero si parla di liquori, da 201 a 500 grammi si parla di creme.

I liquori e gli amari si elaborano con tinture e alcolati (le varie tipologie meriterebbero interi articoli a sé). I liquori si suddividono in ratafià da frutta in macerazione, elisir ovvero una via di mezzo fra liquore e amaro (esempio Rabarbaro o China), rosolio da distillazione di un macerato di spezie e aromatizzato successivamente, per gli amari, bitter e vermouth ne parleremo nel prossimo articolo.

Perché ricevere gratis il liquore a fine pasto? Mera questione di qualità proposta! Che sia un limoncino, un amaro, o altro, ricordiamoci che è un costo per l’operatore e se non ve lo fa pagare, rimane un costo secco. Quindi, secondo voi, quando starà acquistando questo – in molti casi – servizio gratuito al cliente, baderà più alla qualità, cosa che invece fa per le pietanze e le loro materie prime e vini, o al risparmio? E mai come in questo caso, il risparmio si fa a discapito della qualità, prima di tutto dell’alcol etilico (altrimenti detto etanolo) che è la base di queste bevande alcoliche.

L’Italia è la terra dei liquori e amari, ne abbiamo di eccezionali e da ogni parte delle nostre Regioni, prodotti eccellenti fatti con materie prime uniche; non priviamoci di questo piacere a fine pasto, solo perché è uso ricevere “ciò che passa il convento” gratuitamente.

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