La quinta di copertina

Due libri per… chi ama andare sul sicuro e chi non ama rinunciare

"La quinta di copertina" è la rubrica per gli appassionati di lettura, ogni venerdì due libri consigliati da "La Compagnia dei Lettori"

Compagnia Lettori 17 agosto

La Compagnia dei Lettori è un gruppo nato allo scopo di leggere e parlare di libri condividendo emozioni e riflessioni scaturite da una passione comune. Si riunisce ogni primo martedì del mese alla Feltrinelli di Savona.

Chi desidera partecipare agli incontri, può scrivere a lacompagniadeilettori@gmail.com. In questa rubrica, ogni venerdì, verranno consigliati due libri ad altrettante “categorie” di lettori.

CONSIGLIATO A CHI AMA ANDARE SUL SICURO

TITOLO: Le persiane verdi
AUTORE: Georges Simenon
EDITORE: Adelphi
ANNO: 2018
PAGINE: 208
PREZZO: 19.00 Euro

CITAZIONE: “Bevve il terzo bicchiere a occhi chiusi. Poi ne bevve un quarto e solo allora si eresse in tutta la sua altezza, spinse il petto in fuori, gonfiò le guance e tornò a essere quello che tutti erano abituati a vedere. Si guardò intorno, osservando le facce che fluttuavano tra le nuvole di fumo, e contrasse le labbra in una smorfia, la sua famosa smorfia, feroce e patetica insieme, che alla fine produsse l’effetto desiderato, li fece ridere, come a teatro faceva ridere la platea, il tipico riso nervoso di chi per un attimo ha avuto paura.”

TRAMA: “Non piace solo al suo autore, questo romanzo redatto in stato di grazia all’indomani della nascita del secondo figlio, John: lo stesso Gaston Gallimard, pur non essendo più da due anni l’editore di Simenon, lo ammira senza riserve, tant’è che torna alla carica; e se non riesce ad averlo è solo perché può garantire una tiratura iniziale di appena ventimila copie, mentre Simenon ne esige trentamila. Il tempo gli darà ragione: dei romanzi “duri” apparsi negli anni che vanno dal ’48 al ’62, Le persiane verdi sarà il più venduto. Il motivo non è difficile da capire: il protagonista, Emile Maugin, celeberrimo attore giunto, a sessant’anni, all’apice del successo e della fama, è un personaggio indimenticabile. Costruito (come confessa, ma solo in privato, lo stesso Simenon) a partire da tratti caratteriali di Harry Baur, Michel Simon, Charlie Chaplin e “soprattutto” W.C. Fields, Maugin è una figura larger than life : dopo un’infanzia sordida, ha lottato, perduto, vinto, amato, desiderato, conquistato e posseduto tutto – donne, fama, denaro –, e coltiva la propria leggenda abbandonandosi a tutti gli eccessi. Prepotente, scorbutico, cinico (ma segretamente generoso), regna da tiranno su un piccolo mondo di sudditi devoti, tra cui la giovanissima e amorosa moglie, ma vive nella nostalgia dell’unica cosa che non ha mai conosciuto: la pace dell’anima – quella cosa tiepida e dolce a cui il suo desiderio attribuisce la forma di una casa con le persiane verdi.” è riuscito a scolpire una figura larger than life, Émile Maugin, celeberrimo attore giunto, a sessant’anni, all’apice del successo e della fama, che un giorno apprende di avere, al posto del ventricolo sinistro, «una specie di pera molle e avvizzita». «Maugin non è ispirato né a Raimu, né a Michel Simon, né a W.C. Fields, né a Charlie Chaplin» afferma risolutamente Simenon nell’Avvertenza. «E tuttavia, proprio a causa della loro grandezza, non è possibile creare un personaggio dello stesso calibro, che faccia lo stesso mestiere, senza prendere in prestito dall’uno o dall’altro certi tratti o certi tic». Ciò detto, taglia corto, «Maugin non è né il tale né il talaltro. È Maugin, punto e basta, ha pregi e difetti che appartengono solo a lui». Pregi e difetti alla misura del personaggio: dopo un’infanzia sordida, ha lottato, perduto, vinto, amato, desiderato, conquistato e posseduto tutto – donne, fama, denaro –, e coltiva la propria leggenda abbandonandosi a ogni eccesso. Prepotente, scorbutico, cinico (ma segretamente generoso), regna da tiranno su un piccolo mondo di sudditi devoti e trepidanti, fra cui la giovanissima e amorevole moglie, ma vive nella costante paura della morte e nella nostalgia dell’unica cosa che non ha mai conosciuto: la pace dell’anima – quella cosa tiepida e dolce a cui il suo desiderio attribuisce la forma di una casa con le persiane verdi. Cosa c’entrerà mai Van Morrison, musicista, con Georges Simenon, scrittore?
Apparentemente nulla, ma un legame c’è: tutti e due (in tempi diversi, ovviamente) sono artisti più che prolifici, e tutti e due mantengono una qualità molto alta nelle rispettive arti. Un libro di Simenon sotto la soglia di guardia non l’ho mai trovato. Ne ha scritti alcuni eccezionali, altri buoni, altri un po’ meno, ma anche lui, come Van Morrison, non ha mai sbagliato un colpo.

OPINIONE: «Forse questo è il libro che i critici mi chiedono da tanto tempo e che ho sempre sperato di scrivere» azzarda Simenon, che ha terminato Le persiane verdi in una sorta di stato di grazia, all’indomani della nascita del secondo figlio. Ha tutte le ragioni di essere soddisfatto: Il libro non è né un giallo né un thriller, ma l’autore va ad investigare, col suo eccezionale talento, l’animo umano, portandone in superficie ogni minima sfaccettatura. Simenon è una garanzia, non sbaglia mai un colpo e le sue storie riescono sempre a sorprendere e colpire piacevolmente il lettore che ne rimane costantemente affascinato grazie soprattutto alla sua scrittura e al suo talento. Come in quasi tutti i suoi libri anche qui non mancherà l’importanza dei profumi e degli odori: il profumo del vino rosso su un tavolo di legno, l’odore delle mani che puzzano di pesce o di aglio, l’odore degli abiti, dei bistrots e tanto altro. Il finale è uno dei migliori mai scritti.

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CONSIGLIATO A CHI NON AMA RINUNCIARE

TITOLO: Una storia comune
AUTORE: Ivan Goncarov (autore russo, Gončarov rimase orfano di padre all’età di sette anni. Il ruolo importante nello sviluppo spirituale venne svolto dal suo padrino Nicola Tregubov, il quale era un marinaio in pensione. Egli si distingueva per l’ampiezza di vedute e di critica di certi fenomeni della vita moderna.)
EDITORE: Fazi
ANNO: 2016 (1847 prima pubblicazione)
PAGINE: 426
PREZZO: 18.00 Euro

CITAZIONE: «Solo con se stesso l’uomo si vede come in uno specchio: soltanto allora impara ad avere fede nella grandezza e nella dignità umana».

TRAMA: Una storia comune racconta le vicende di Aleksandr Aduev, un giovane romantico e sognatore che si trasferisce dalla provincia, dove la madre lo ha sempre coccolato, a San Pietroburgo a casa dello zio Pjotr, un pragmatico capitalista sposato con Lizaveta Aleksandrovna, una bellissima donna molto più giovane. Aleksandr crede nell’amore eterno, nell’amicizia indissolubile e soprattutto si reputa un grande poeta. Lo zio, uno dei caratteri più indimenticabili della letteratura di sempre, cerca di orientarlo verso una visione più realistica della vita.
Il romanzo è una vicenda umoristica travolgente, una narrazione serrata intorno allo scontro di due mondi che sembrano in apparenza irriducibili. Il registro di Gončarov è la comicità: un’intelligenza che nasce da Puškin e continua in Gogol’ e negli altri grandi del suo tempo. Gončarov è il maestro di una verità che spesso dimentichiamo: la vita deve continuare a nutrirci con qualcosa di intangibile, qualcosa che soltanto il riso sa conservare nell’assurda idiozia delle nostre azioni. Scritto in prosa e versi e pubblicato nel 1847, è il primo libro di una trilogia (a cui seguono il celebre Oblomov e Il burrone). Dimenticato per oltre un secolo a causa della sua mancanza di impegno politico e sociale, il libro viene oggi riscoperto come un grande capolavoro della letteratura russa dell’Ottocento, al pari dei grandi Tolstoj, Dostoevskij, Leskov e Gogol’.

OPINIONE: Il processo di maturazione di un giovane russo, del XIX secolo, che viene catapultato da un villaggio di campagna, alla capitale dell’epoca, Sanpietroburgo. Grazie ad uno zio disilluso e più maturo di lui, trasforma il giovane da romantico e passionario fino al pragmatismo e alla logica di una persona adulta. Cos’è l’amore? E l’amicizia? Solo bugie, inganni e falsità. Via via il giovane si lascia andare in un esistenza apatica lontano da tutti: la “folla” gli diventa insopportabile, la vita stessa e’ ormai fonte di infelicita’. Finché, ormai arresosi, decide di fare ritorno al villaggio. Sotto le cure attente della madre, dopo pochi mesi si riprende dallo stato depressivo in cui era precipitato per fare ritorno a Pietroburgo e “sentirsi protagonista”.”Una storia comune”, pur essendo un’opera a tesi e nonostante il linguaggio scarno e semplice, risulta non solo ricca di interesse dal punto di vista sociale e psicologico, ma è una narrazione rigorosa, nella quale l’impianto concettuale non prevale sulle esigenze della rappresentazione e dove si ritrova una varietà di toni di grande ricchezza espressiva perfettamente fusi tra loro. Il tema di fondo del romanzo è quello delle illusioni perdute e della rinuncia.

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