La Movida che non c’è più: a Finale si ballava sotto la piramide o a picco sul mare fotogallery

Dopo la tappa nell’estremo ponente oggi dedichiamo la seconda puntata del nostro viaggio alla città di Finale Ligure e alla sua “Movida scomparsa”.

In termini numerici e di importanza dei locali che hanno spento le luci la città della Piaggio Aero è seconda solo ad Alassio, perché qui la notte non era solo Covo d’inverno e Sporting Club d’estate.

Da anni si parla di progetti di riqualificazione e di riuso per la splendida struttura del Covo, affacciata sul mare e sul porticciolo turistico, ma al momento lo scheletro del locale che fu resta lì, come un monumento all’immobilismo e alla decadenza ligure. Il Covo era la culla della “underground” e ad inizio anni ’90 era uno dei club più famosi d’Italia: dopo la chiusura prima è diventato un night con lap dance, quindi per un paio di volte nuove gestioni hanno provato a rilanciarlo senza successo. Ed ora tutto tace.

In questi anni da Finale Ligure sono spariti anche il Caligola (ora al suo posto c’è “L’Effimero”, altro locale di lap dance), lo Scotch (dove ora ci sono dei box e la Spa di un hotel), il Club 71 (che ora ospita una pizzeria, nella zona del vecchio campo sportivo) e il Mirò, diventato dopo anni di abbandono un ristorante brasiliano.

La ferita più grande è però lo Sporting Club, che con la sua Piramide ha segnato intere generazioni di savonesi e non solo. I nati dopo il 1990 non potranno mai sapere cosa voleva dire dare la caccia agli inviti per poter andare all’inaugurazione estiva dello Sporting Club. I piccoli tagliandi blu con la “S” erano il sogno per tutti i liceali del ponente savonese: la data era la stessa tutti gli anni, l’ultimo sabato di maggio.

Così come tutti sapevano che La Suerte, uno dei pochi club “sopravvissuti”, inaugurava sempre il mercoledì della finale di Coppa dei Campioni. Oggi tutto è cambiato, la finalissima della Champions League si gioca di sabato e i locali estivi inaugurano a Pasqua o per il ponte del 25 aprile.

Il faro dello Sporting che illuminava il cielo era celebre in tutta la riviera, un vero e proprio richiamo per il popolo della notte, che come in “processione” saliva nella esclusiva San Bernardino per scatenarsi nelle due piste o per assistere ad un concerto. Proprio l’arena di San Bernardino visto esibizioni epiche come quelle di Antonello Venditti nel 1984, Elio e le Storie Tese nell’estate del 1990 o di Ligabue nel 1991.

Ma lo Sporting non era solo divertimento, con 100.000 presenze a stagione. Era anche una vera e propria industria, con circa 60 persone a busta paga tra Inps e Enpals: 9 parcheggiatori, 6 addetti alle pulizie, 12 baristi, 4 cassiere, 5 persone in cucina, 2 bagnini e più di una dozzina di persone addette all’intrattenimento tra dj, vocalist e cubiste.

Con il passare degli anni, però, hanno prevalso le lamentele dei residenti, e la discoteca prima ha chiuso la seconda pista e poi definitivamente staccato la spina. La piramide è ancora lì, dormiente, con le luci e le casse in attesa, come pronte a tornare in vita. Mentre le piscine, i campi da tennis e tutto il resto cadono lentamente a pezzi, in attesa di una riqualificazione. Che passerà, inderogabilmente, dal mattone.

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