Cronaca

Arrestato dalla Dia l’ex ministro Claudio Scajola: i retroscena dell’inchiesta

scajola

Liguria. Claudio Scajola è stato arrestato questa mattina dalla Dia di Reggio Calabria mentre era in un noto albergo della capitale.

A far scattare il provvedimento per l’ex ministro, come ha spiegato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, è la convinzione che Scajola abbia aiutato l’ex parlamentare Amedeo Matacena a sottrarsi alla cattura per l’esecuzione pena dopo essere stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Matacena, al momento latitante, è un noto imprenditore calabrese, figlio dell’omonimo armatore morto nel 2003 e noto per avere dato inizio al traghettamento nello Stretto di Messina.

L’operazione che ha portato all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola rientra nell’indagine “Breakfast”, che da più di due anni vede impegnata la Dia di Reggio Calabria nella ricerca dei reinvestimenti di capitali illeciti, movimentati dalla ‘ndrangheta in Italia ed all’estero.

Oltre a Scajola, la madre dell’imprenditore reggino, Raffaella De Carolis, e la moglie Chiara Rizzo, sono coinvolti Martino Politi, Antonio Chillemi e la segretaria di Scajola, Roberta Sacco. Gli indagati sono accusati a vario titolo di aver, con la loro interposizione, agevolato Matacena ad occultare la reale titolarità e disponibilità dei suoi beni, nonché di aver favorito la latitanza all’estero di quest’ultimo. I provvedimenti complessivamente eseguiti stamattina sono otto: tra gli arrestati, figurano persone ritenute legate al noto imprenditore reggino.

“Amedeo Matacena godeva e gode tuttora di una rete di complicità ad alti livelli grazie alla quale è riuscito a sottrarsi all’arresto” sono state le parole del procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho commentando l’inchiesta che ha portato all’arresto, tra gli altri, di Scajola. L’ex ministro, secondo l’accusa, avrebbe aiutato Matacena a sottrarsi alla cattura in virtù dei rapporti che ha con sua famiglia.

Claudio Scajola stava cercando di fare uscire Amedeo Matacena da Dubai, dove si trova attualmente, per farlo andare in Libano dove sarebbe stato al sicuro dall’arresto per l’esecuzione pena per la condanna a 5 anni subita per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo essere fuggito dall’Italia, infatti, Matacena ha girato alcuni Paesi fino ad arrivare negli Emirati Arabi Uniti dove era stato arrestato dalla polizia locale al suo arrivo all’aeroporto di Dubai su segnalazione delle autorità italiane. Pochi giorni dopo, pero’, Matacena è tornato in libertà in quanto non e’ stata completata la procedura di estradizione in Italia.

La giurisdizione degli Emirati arabi, dove non esiste il reato di criminalità organizzata e con i quali l’Italia non ha accordi bilaterali, prevede che i cittadini stranieri in attesa di estradizione non possano essere privati della libertà oltre un certo limite di tempo. Matacena non poteva però lasciare il Paese arabo in quanto privato del passaporto. E’ in questa fase, secondo l’accusa, che sarebbe intervenuto Scajola che avrebbe cercato di aiutare Matacena a trasferirsi in Libano. Gli altri arrestati, invece, stavano cercando di sistemare dei factotum di Matacena al vertice di alcune società.

La Dia nel frattempo sta eseguendo numerose perquisizioni in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia, oltre a sequestri di società commerciali italiane, collegate a società estere, per un valore di circa 50 milioni di euro. Un blitz, intorno alle 9,30, è scattato anche nell’ufficio dell’ex ministro in via Matteotti a Imperia. Roberta Sacco, segretaria di Scajola, ha accompagnato alcuni uomini dell’Antimafia nei locali del primo piano. L’ufficio era già presidiato da alcune ore da agenti in borghese. Nel frattempo è in corso a Villa Ninina in via Diano Calderina un’altra perquisizione sempre da parte della Dia di Reggio Calabria.

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