Economia

Raddoppio ferrovia e Aurelia bis, la Coldiretti: “Giù le mani dalle zone agricole”

Albenga - veduta aerea

Ponente. “La posizione della nostra associazione è sempre stata chiara e non vuole essere una posizione a priori contro la realizzazione di nuove infrastrutture ma abbiamo sempre sostenuto che l’eventuale spostamento a monte del tracciato ferroviario dovrà avvenire preservando quanto più possibile il settore agricolo perché non si può pensare che sia l’agricoltura a pagare il prezzo più alto per la realizzazione di quest’opera”. Lo afferma il presidente provinciale della Coldiretti di Savona Gerolamo Calleri, che interviene sul progetto del raddoppio ferroviario associato ad un possibile tracciato anche per l’Aurelia bis tra l’albenganese ed il finalese.

“Il continuo sottrarre superfici utili allo svolgimento dell’attività agricola, sempre più preziose nel nostro territorio, segna inevitabilmente il destino di numerose aziende agricole costrette a chiudere o, per chi ne ha la forza, a delocalizzarsi in altre zone mettendo però in conto costi ingenti e spesso improponibili”.

“Tutto questo non è giusto – continua Calleri – a maggior ragione oggi che i dati dimostrano come nonostante il grave momento di crisi economica che sta colpendo il nostro Paese, l’agricoltura rappresenti comunque un settore in grado di reggere alla crisi, mantenendo attività e posti di lavoro sul territorio. Il raddoppio ferroviario ed il conseguente spostamento a monte deve quindi tenere in adeguata considerazione l’agricoltura, salvaguardando quanto più possibile l’integrità fondiaria delle aziende agricole esistenti e – aspetto non secondario – far si che la viabilità di cantiere non impedisca lo svolgimento delle attività per le aziende agricole situate nelle zone interessate dal nuovo tracciato”.

“E’ poi profondamente ingiusto – conclude il presidente Calleri – che le aziende agricole coinvolte debbano vivere perennemente con questa spada di Damocle la quale rappresenta oltre ad una legittima preoccupazione dei proprietari sul destino del proprio patrimonio e della propria attività, anche un ostacolo alla programmazione di eventuali investimenti futuri ed un ulteriore freno alla crescita dell’economia albenganese”.

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