Economia

Agricoltura, polemica tra le Regioni e il governo

Agricoltura

[thumb:3886:l]Liguria. E’ polemica tra le Regioni ed il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia. Lo afferma in una nota l’assessore Giancarlo Cassini che, facendo riferimento a quanto emerso nel corso della riunione della commissione politiche agricole della conferenza delle Regioni, spiega: “Abbiamo chiesto formalmente al ministro di ricondurre in modo più corretto i rapporti istituzionali e di collaborazione. Capita infatti troppo spesso che decisioni ed iniziative in una materia di esclusiva competenza delle Regioni, si apprendano dagli organi di informazione”.

Al centro delle critiche sono in particolar modo il mancato coinvolgimento delle Regioni su iniziative legislative del ministro di particolare rilevanza per il mondo agricolo, tra in quali i criteri di ripartizione dell’aumento comunitario delle “quote latte” derivanti dal negoziato sull’Health Check o il mancato stanziamento nella Finanziaria 2009 di adeguate risorse per il funzionamento e controllo delle erogazioni in agricoltura. “Fondi mancanti – afferma l’assessore ligure – che espongono al rischio di non corrispondere alla corretta gestione delle politiche comunitarie, di incorrere in eventuali correzioni finanziarie e, soprattutto, di non poter pagare gli agricoltori”.

“Altra questione posta al ministro Zaia è la richiesta al Governo della proroga a tutto il 2009 delle agevolazioni previdenziali per le aziende nei territori montani svantaggiati, che invece l’Esecutivo ha previsto solo fino al prossimo marzo” dichiara Cassini, che poi spiega: “La mancata proroga creerebbe una situazione di grande difficoltà per le imprese e ricadute negative per l’occupazione”.

Inoltre gli assessori regionali, su proposta del collega ligure, hanno chiesto al ministro di trovare una soluzione al problema dell’IVA a carico degli enti pubblici per le opere finanziate nell’ambito dei programmi comunitari del Fondo europeo di sviluppo rurale (Feasr) e del Fondo europeo per la pesca (Fep=. I regolamenti comunitari infatti stabilirebbero che tale imposta non può essere pagata da Stato, Regioni, Province e Comuni.

“Tra le soluzioni possibili – afferma Cassini – c’è quella di fare rientrare le prestazioni di servizi e l’acquisto di beni relativi ad investimenti finanziati dal Fears e dal Fep tra le operazioni esenti. In questo modo gli enti pubblici risparmierebbero il 20% su tutti i lavori finanziati. Però il governo, come richiesto da tutte le Regioni, deve intervenire al più presto”.

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