Lettera

Scomparsa Luca Catania, il vissuto di chi è rimasto: “Talvolta la forza si nasconde dietro la paura. Va trovata”

Riflessioni di chi ha vissuto in prima persona il dramma: “Messaggio di speranza perché non accada mai più”

Concerto Alba Albenga

“Si prova sempre un grande dolore quando una vita finisce, mai come in questo periodo ne abbiamo avuto prova. Ma quando qualcuno pone fine volontariamente alla propria vita i sentimenti diventano più contrastanti, certo dolore, tanto dolore, smarrimento, vuoto e rabbia. E purtroppo anche di questo in questi ultimi giorni ne abbiamo avuto prova”.

“E’ indubbio che dietro ad un gesto così estremo ci sia un immensità di disperazione, di pensieri e domande a cui nessuna speranza riesce a dare risposta, un gesto reso ancora più inspiegabile se chi lo compie lo fa nel silenzio più assordante, senza lasciare la più minima spiegazione, avvolgendo tutto in un alone di dubbi e perplessità,  perché nulla è sempre così evidente”.

“E chi rimane? chi rimane deve continuare in completa solitudine la battaglia lasciatagli e intraprenderne una nuova , tutta personale. Sì perché bisogna combattere e quotidianamente per non sprofondare nello stesso baratro, perché se una persona, magari il compagno di una vita, il padre dei tuoi figli, o anche la madre, arriva a compiere un gesto così estremo, i problemi non li risolve, ma ne crea di nuovi”. 

“Allora inizia una guerra di accuse, perché ci si dovrebbe sempre accorgere del malessere dell’altro, capire, anche quando l’altro è molto bravo a fingere o nascondere il lato più oscuro di se stesso. E poi ci sono le persone che invece tacciono e non aiutano a comprendere, o che peggio ancora mentono per confondere chi è già nella confusione più totale, e peggio ancora c’è chi si fa giudice della vita degli altri”. 

“E questo porta inesorabilmente alle mille domande che mai troveranno risposta, e a quei fastidiosi e antipatici sensi di colpa che condizioneranno per sempre la vita. E poi la lotta più ostica, quella con la burocrazia, che forse è ancora più ingarbugliata del cuore umano. La lentezza con cui ogni cosa si prova a risolvere, a districare, porta ad avere una vita sospesa, lì, così, in una sorta di limbo, in balia di chi non ha nessuna fretta di dare delle risposte”.

“Poi, e non meno importante, esiste il cuore di chi rimane, di chi in quella vita aveva puntato tutto, in quel progetto di vita, famiglia, casa, futuro. E si trova da solo a far fronte ad un fallimento, senza spiegazione e senza risposte. E i figli, che hanno bisogno si di tante cose per diventare grandi, ma sono di quegli occhi in cui riconoscersi, in quella voce dove trovare risposte, in quegli abbracci dove sentirsi protetti: è di quella presenza che hanno davvero tanto bisogno”.

“Sinceramente, credo fortemente che non esistano validi motivi per porre fine alla propria vita, meno che mai quello economico. Perché è vero che non si vive di sola aria, che non è facile decidere se pagare una bolletta o fare la spesa, che è faticoso reggere lo sguardo di un figlio quando si deve dire di ‘No, non si può’, che è doloroso rinunciare alle proprie cose, anche alla propria casa. Ma è altrettanto vero che si può e si deve affrontare tutto, che c’è sempre una via d’uscita, un’alternativa, una mano tesa, ma sopratutto c’è la forza, esiste in ognuno di noi, a volte non si trova subito, gioca a nascondino con la paura, arriva dopo molti pianti e qualche sconfitta, ma arriva sempre”.

“Questo non vuole essere un giudicare, assolutamente no, solo e semplicemente una piccola speranza che non accadano più fatti di questo tipo. Che nessuna famiglia si debba trovare a vivere e imparare a gestire un tale dolore, che nessun figlio possa piangere una mamma o un papà per una morte così insensata, ma sopratutto che nessuno possa mai accarezzare questa terribile idea, ma che riesca a trovare in se l’amore immenso per la propria vita, questa vita che spesso e complicata e incomprensibile, ma che resta pur sempre magicamente meravigliosa e sempre degna di essere vissuta”.

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