Su richiesta

Corruzione in Liguria, l’ordinanza con gli arresti inviata dalla Procura alla Commissione parlamentare antimafia

E a chi parla di giustizia a orologeria per le elezioni imminenti il procuratore Piacente replica: "La nostra richiesta è di 5 mesi fa"

Generica

Liguria. L’ordinanza di custodia cautelare che ha portato questa mattina all’arresto fra gli altri del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, dell’ex presidente del porto Paolo Signorini, dell’imprenditore Aldo Spinelli è stata inviata dal procuratore Nicola Piacente alla commissione parlamentare antimafia. E’ stata la stessa commissione, che aveva audito il procuratore di Genova due mesi fa, a chiedere gli atti.

L’ordinanza firmata dalla gip Paola Faggioni è lunga 844 pagine ed è stata notificata stamattina agli arrestati.
L’inchiesta è nata nel 2020 alla Spezia per una presunta corruzione elettorale ed è stata trasmessa per la parte di competenza alla Procura di Genova che parallelamente stava lavorando sui presunti finanziamenti illeciti ai partiti tramite la fondazione Change. A quel punto i filoni sono stati poi tutti riuniti.

A chi parla di giustizia a orologeria per le elezioni imminenti il procuratore Piacente replica: “La nostra richiesta è di cinque mesi fa, precisamente del 27 dicembre”. E’ l’ordinanza che è arrivata solo nella giornata di ieri ed eseguita quindi questa mattina.

Sulla richiesta atti della maxi inchiesta genovese è intervenuta Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia, a margine di un evento ad Arezzo. “La Commissione parlamentare Antimafia ha chiesto gli atti di tutti procedimenti in corso per quello che riguarda esponenti politici. Lo fa immediatamente appena le Procure agiscono perché quello che noi dobbiamo fare è mandare un messaggio chiaro e netto, non possono esserci tentennamenti su alcuni temi, faremo il nostro lavoro affiancando o sostenendo quello delle procure”.

Per il  presidente della Commissione Regionale Antimafia della Liguria Roberto Centi “l’inchiesta che questa mattina ha portato all’arresto, tra gli altri, del governatore Giovanni Toti, dell’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini e dell’imprenditore Aldo Spinelli è di una gravità assoluta per i capi d’accusa emersi dal lavoro d’indagine della Procura. Un sistema di potere consolidato nel tempo e oliato da un continuo ricorso a tangenti e finanziamenti illeciti. Ancora più grave è il coinvolgimento della mafia siciliana nelle indagini, che dimostra come la Liguria non sia solo terra di ‘ndrangheta ma anche di altre mafie, come la Camorra e Cosa Nostra. Su questo aspetto serve subito chiarezza per far emergere eventuali legami tra la politica e la criminalità organizzata”.

“Premesso che viviamo in uno stato di diritto in cui nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio, non possiamo non ritenerci preoccupati per il filone di indagini che vedono coinvolta la mafia siciliana – sottolinea Centi -. Secondo quanto prospettato dalla Procura della Repubblica al capo di gabinetto e coordinatore regionale della campagna elettorale 2020 per la lista ‘Cambiamo con Toti presidente’, Matteo Cozzani viene contestato il reato di corruzione elettorale, in concorso con Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, i rappresentanti della comunità riesina di Genova. Cozzani e i due Testa avrebbero promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti della comunità riesina di Genova, almeno 400 preferenze, e di altri siciliani verso la lista del presidente Toti. E ancor più grave sarebbe l’aggravante contestata per aver commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, nello specifico del clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova”.

“Nella attività della Commissione regionale che ho l’onore di presiedere, non rientrano funzioni di indagine – specifica Roberto Centi – ma dalle decine di audizioni che abbiamo svolto in questi anni era già emerso un quadro della criminalità organizzata ben più complesso del semplicistico pensiero che la Liguria fosse ‘solo’ terra di ‘ndrangheta. L’arresto del boss Bonavota lo scorso anno nella cattedrale genovese di San Lorenzo e la recente indagine sul palermitano ‘re dei surgelati’ Vetrano avevano già dato precise indicazioni sul ruolo tutt’altro che marginale di Cosa Nostra in Liguria”.

“L’indagine di questa mattina – conclude il presidente della Commissione Regionale Antimafia – dimostra inoltre quanto andiamo ripetendo da tempo: gli interessi della criminalità organizzata sono sempre più portati avanti dai cosiddetti ‘colletti bianchi’, imprenditori e talvolta anche politici, perfettamente inseriti nel sistema economico e di potere della nostra regione. Questa è la realtà, e su questa realtà dobbiamo costruire gli anticorpi per saper riconoscere e debellare il fenomeno”.

Più informazioni

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.