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Aborto, le opposizioni chiedono alla Regione lo stop ai pro-vita nei consultori

Luca Garibaldi contro Toti: "La non posizione sull'applicazione del decreto Pnrr è un atteggiamento pilatesco, a servizio della destra più retriva"

Protesta di Non una di Meno per salvare i consultori

Liguria. Un ordine del giorno per chiedere alla Regione Liguria di non applicare la norma inserita nel decreto Pnrr che prevede la possibilità di autorizzare la presenza nei consultori delle associazioni pro-vita. E’ quanto chiesto in consiglio regionale da tutti i consiglieri di opposizione.

Il documento – di cui riporta l’agenzia Dire – chiede anche al presidente della giunta, Giovanni Toti, e all’assessore Angelo Gratarola, di esprimere il proprio dissenso nei confronti della normativa in Conferenza delle Regioni e di rafforzare gli investimenti nei consultori familiari, “nonostante i mancanti trasferimenti e il sottofinanziamento statale”.

La speranza dei consiglieri è di poter discutere il documento già nella seduta votante di domani. Il capogruppo del Pd e primo firmatario dell’iniziativa, Luca Garibaldi, rileva che “la destra ha sferrato un attacco al cuore della legge 194 e cioè al diritto all’autodeterminazione delle donne e alla scelta informata e consapevole di maternità”.

Per il dem, “che cosa voglia dire la presenza di queste associazioni nei consultori è evidente: lo dimostra la denuncia di questi giorni ad Aosta, dove sono arrivate segnalazioni di donne che, giunte in presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sono state sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari, consistenti nell’imporre l’ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegni economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire”.

Garibaldi attacca anche il governatore Giovanni Toti reo, a suo dire, di essersi “subito premunito di affermare che lui è pronto ad applicare la legge, ma che le associazioni antiabortiste devono entrare nei consultori, sì ma con misura. Una posizione patetica e pilatesca“.

Il dem aggiunge a riguardo che “don Abbondio diceva ‘il coraggio, uno se non ce l’ha, mica se lo può dare’. Parlava di sé perché non conosceva Toti, moderato solo a parole, liberale quando gli conviene, ma sempre pronto a mettersi al servizio della potente di turno e della destra più retriva e oscurantista”.

“Se davvero si vogliono aiutare le donne, anziché agire sulla Legge 194, sarebbe fondamentale agire su due aspetti: quello socio economico legato al lavoro e quello sanitario potenziando i consultori” così Mariapia Scandolo Segretaria Cgil Liguria a commento del dibatto sull’entrata nei consultori di associazioni antiabortiste.

Per la Cgil occorre intervenire sulla precarietà del lavoro che incide fortemente sulle donne, soprattutto le più giovani, spesso costrette al part time involontario e retribuite con salari più bassi rispetto ai colleghi maschi, condizione alla quale si aggiunge l’aggravio del peso del lavoro di cura in famiglia “Questo è un Paese libero dove ognuno può esprimere le proprie posizioni e alla Regione chiediamo che i consultori non diventino luoghi dove professare ideologie di qualunque segno, ma che, al contrario, vengano potenziati con personale specializzato dove le donne, in un momento così delicato, possano affidarsi con tranquillità al sostegno pubblico, rispettate nella loro scelta”.

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