Sassello. Un digestivo un po’ indigesto. A tu per tu col lupo, appena usciti dal ristorante. Una cena con sorpresa finale per chi aveva calcolato un venerdì sera spensierato che si è concluso invece con un colpo di paura.
Usciti da un’osteria, ecco un esemplare di lupo. Ma l’avvistamento, ieri sera, è stato doppio: il secondo da parte di alcune persone che erano in auto e hanno visto l’animale uscire da un campo lungo la strada, sfrecciare davanti alla macchina, e poi dirigersi verso i Badani.
Ma torniamo all’incontro del dopo cena. “Quando siamo usciti – spiegano a IVG.it – era davanti al negozio di alimentari ‘da Carla’. Noi abbiamo proseguito diretti alle macchine, poi l’animale è andato verso la chiesa della Trinità. Dopo essere saliti in auto, l’abbiamo visto andare verso via Pozzetto”.
L’avvistamento in sé non ha spaventato molto i presenti, ma in generale c’è un po’ di preoccupazione per l’aumento delle presenze di lupi nella zona: “Se già ora i lupi si spingono così vicini al centro – spiegano ancora – cosa succederà quando nevicherà? Noi abbiamo diversi animali, tutti rinchiusi in recinti (anche doppi). Saranno sufficienti a proteggerli? Naturalmente i lupi non hanno colpa, siamo noi umani che siamo nel bel mezzo del loro habitat. Però forse qualche provvedimento va preso”.
Ricordiamo della petizione con raccolta firme in cui si chiede alla Regione di intervenire per allontanare i lupi chiedere aiuto e salvare abitanti, animali domestici e bestiame. Un allarme acuito da recenti e tragici episodi: l’ultimo quello di una cagnolina sbranata da un lupo, ma anche gatti.
Sempre ieri sera, un altro lupo è stato avvistato da alcune persone in auto: l’animale, uscito da un campo lungo la strada, è sfrecciato davanti alla macchina, l’ha aggirato e poi si è diretto verso i Badani.
Associazioni divise
Un moltiplicarsi di avvistamenti che, come prevedibile, ha scatenato la polemica. Anche tra le associazioni. Ad esempio, mentre l’Osservatorio Savonese Animalista critica l’ordinanza del sindaco di Sassello con cui si vieta di nutrire gli animali selvatici, l’Associazione nazionale per la tutela dell’ambiente e della vita rurale critica a sua volta l’Osa.
L’Associazione “che ha tra i suoi fini la corretta informazione basata su documentazione storico-scientifica, non entra nel merito delle decisioni prese dai sindaci di Rossiglione e Sassello sul divieto di alimentazione di animali selvatici, ma intende evidenziare che l’Osservatorio Savonese Animalista a proposito dei lupi divulga affermazioni assolutamente non veritiere dichiarando che il lupo infatti non attacca l’uomo e l’unica vittima umana finora accertata è Cappuccetto Rosso ma è una favola”.
“Forse la suddetta associazione animalista prima di fare tali dichiarazioni dovrebbe andarsi a leggere il famoso Manoscritto Borea. Cronache di Sanremo e della Liguria occidentale, che dal medio evo al XIX secolo riporta i fatti verificatisi in ben 712 anni di storia ligure. Lo possono richiedere anche all’Istituto Internazionale di Studi Liguri Museo Bicknell. In tale testo e in altri sono elencati i molti attacchi predatori agli esseri umani da parte dei lupi, e in particolare modo quelli di alcuni specifici branchi o esemplari antropofagi che fecero strage di persone: 1637: A 22Xbre é comparso nelli nostri boschi Lupi, che hanno mangiato, e assaltato, e guastato moltissimi uomini, e donne. 23 dicembre 1637, bando sui lupi del Comune di Sanremo: Nei nostri boschi vi siino lupi che abbattano li huomini, et che ne abbino morsicati et maltrattati et uccisi, e che a queste bestie no vi si possa resistere, perciò ne faciamo parte alla Signoria loro, accioché vi si prenda quella provigione, che ne parrà più necessaria. 1641: Nel mese di maggio vi era un lupo si feroce che ammazzava le Persone, ed in specie nel territorio di XXmiglia, ove li fù posto taglione di L.150. primo 8bre e morta Sor. Maria Anselma, o’ sia Maria Vittoria prima Monaca morta. 1643: In detto anno sono comparsi lupi rapaci che hanno ammazzato molte creature umane del mese d’Agosto, 7mbre, e 8bre, e la Magnifica Comunità à messo per tali animali L.200 di taglione. E il problema continuò, tanto che solo tra il 1815 e il 1816 le persone uccise e divorate dai lupi nel Ponente ligure furono trentadue. Divorate e quindi vittime di lupi sani e non idrofobi, in quanto notoriamente gli esemplari rabidi non possono mangiare né bere”.
“Per chi non lo sapesse (dopo le moltissime vittime italiane documentate in precedenza e di cui esistono gli atti ufficiali negli archivi storici), l’ultima persona uccisa da un lupo in Italia risale al 1923, in Toscana. Ferito alla gola, l’uomo adulto fu soccorso e trasportato all’ospedale di Marradi, dove spirò. Ne diede notizia anche il giornale ‘Messaggero del Mugello’ dell’11 marzo 1923 (alleghiamo la copia, in alto a destra). In precedenza c’erano state altre vittime ma in Abruzzo, uccise e divorate dai lupi, per esempio una donna nel 1914 in contrada Portelle, presso Roccaraso; durante la Prima guerra mondiale un soldato che ritornava dal fronte in breve licenza, nel percorrere di notte la strada che dalla stazione di Palena andava al paese, assalito e sbranato dai lupi; nell’inverno 1922 tre donne che scendevano da Rivisondoli a Canzano furono circondate da un branco di lupi affamati e la più vecchia fu uccisa; poco dopo, nel gennaio dello stesso anno presso Cittaducale (allora facente parte dell’Abruzzo N.d.A.) un mendicante fu trovato morto, dilaniato dai lupi. Di questi attacchi riferì lo zoologo di fama internazionale Giuseppe Altobello ossia proprio colui che individuò (oltre alla sottospecie orso marsicano) la sottospecie Canis lupus altobello, poi rinominata Canis lupus italicus. Le ultime vittime in Europa risalgono invece al 1974, quando i bambini José Javier Iglesias Balvís di tre anni e José Tomás Martínez Pérez di undici mesi furono predati da una lupa (infine trovata e abbattuta dalle autorità) a San Cibrao das Viñas, in Spagna. L’ultima vittima conosciuta nel mondo risale invece al 2019, Kazakhstan”.
“Venendo a oggi, ricordiamo che nel 2020 il cosiddetto lupo di Otranto (puro, da analisi del DNA effettuati dall’Ispra) attaccò e ferì due persone e che nel 2022-23 la lupa di Vasto (pura, DNA) attaccò in diverse occasioni ben quindici persone, mandandone all’ospedale tredici, di cui tre bambini dai 4 agli 11 anni in evidenti tentativi di predazione. I due bambini più piccoli, addirittura attaccati in spiaggia in mezzo a un centinaio di persone, furono azzannati alla schiena ma fortunatamente salvati dai genitori trattenendoli per le gambe (alleghiamo una foto, autorizzata dai genitori e che potete pubblicare). Da notare che la succitata Ispra, ossia l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, è l’organismo scientifico del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e ha appurato e dichiarato invece che il lupo, anche appenninico, può essere pericoloso per l’uomo e che in diverse occasioni lo ha dimostrato, con attacchi e ferite documentati dalle autorità”.
“Il lupo è utile e deve ovviamente essere libero, ma non di vagare dentro i centri abitati, predare gatti nei cortili frequentati anche da bambini e addirittura predare i cani al guinzaglio come avvenuto recentemente anche a Palombaro, in Abruzzo, e confermato dai carabinieri forestali. Dev’essere contenuto numericamente essendo ormai stimato addirittura in oltre 3.300 esemplati in Italia (di cui oltre 500 in Liguria) e gli esemplari problematici/confidenti/ pericolosi devono essere legalmente abbattuti come previsto in deroga dalla Direttiva Habitat e come attuato nei restanti stati”.
“Infine, il mondo ambientalista divulga una falsità, ossia che quella di Cappuccetto Rosso sia una fiaba. Errato, è una novella ma che si basa sulla diffusa predazione soprattutto di bambini da parte dei lupi ovunque, in Francia come in Italia, con numeri che fanno rabbrividire – da 100 a 500 vittime l’anno solo in Francia – come risulta dall’accurata analisi della documentazione archivistica storica da parte dell’università di Caen. Per la cronaca, Charles Perrault prese spunto per Cappuccetto Rosso dall’uccisione da parte di un lupo dell’undicenne Marie Mignet l’1 febbraio 1693 nei boschi di Marcoussis, nell’Essonne, non lontano da Parigi in cui Perrault viveva. Perrault infatti pubblicò Cappuccetto Rosso quattro anni dopo. Cappuccetto Rosso storicamente era Marie Mignet (di cui alleghiamo l’atto di morte: Saint-Jean-de-Beauregard: AD 91 – BMS Saint-Jean-de-Beauregard – 4E 2580 1692-1751 4/133 Référence Geneanet: 2482)”.
Ecco cosa dichiara l’atto di morte: Ce jourdhuy troisieme jour du mois de febvrier mil six cent quatre vingt treize a esté inhumé dans le cimetière de cette paroisse une partie de la teste de marie mignet, qui a esté trouvee dans les bois de marcoussis ou elle a esté dévorée par les loups en gardant les vaches le premier jour dudit mois agee de onze ans ou environ fille légitime de jean mignet et de defunte claude laurens par moy soubsigne curé de cette dite parroisse de St Jean de beauregard en presence de jean mignet son pere, Andre Leduc et Jacques hondrave qui ont signe avec moy a declare ne scavoir signe. Tradotto: ‘Oggi, tre del mese di febbraio milleseicentonovantatre, nel cimitero di questa parrocchia è stata sepolta una parte della testa di Marie Mignet, che fu ritrovata nei boschi di Marcoussis dove fu divorata dai lupi nel tenere le mucche il primo giorno del suddetto mese all’età di undici anni o approssimativamente figlia legittima di Jean Mignet e del defunto Claude Laurens da me sottoscritto parroco di questa detta parrocchia di St Jean de Beauregard alla presenza di Jean Mignet suo padre, André Leduc e Jacques Hondrave chi ha dichiarato di non saper firmare’”.