Liguria. “Il tema è caldo: con frequenza pressoché quotidiana le notizie sulla presenza del Lupo nel Beigua rimbalzano tra quotidiani e social. Oggi, dopo mesi e anni di rilevazioni in campo e un’attenta analisi dei dati raccolti, disponiamo di una base dati consolidata, che potrà fornire un importante contributo allo sviluppo di adeguate misure gestionali, che nei contesti urbani appaiono sempre più necessarie”.
Così inizia il lungo report pubblicato questa mattina dal Parco del Beigua – Unesco Global Geopark, che torna sulla tematica della presenza dei lupi in Liguria, fornendo una preziosissima mole di dati raccolti in questi anni sul territorio del parco e delle zone limitrofe. Dati che vengono poi analizzati, partendo dalla serie storica, per capire e soprattutto prendere atto del ripopolamento dei territori da parte di questi animale. Una consapevolezza, supportata da dati oramai inequivocabili, che ci pone difronte a diversi quesiti sulla modalità di gestione del fenomeno, per evitare che questo possa diventare un problema. Un tema attualissimo che sta interessando sempre più territorio della nostra regione, e sempre più persone, visto che la convivenza del lupo anche in zone di “interfaccia” è cosa assodata e documentata. E il cosa fare è stato uno dei quesiti lanciato proprio dal reportage di Genova24 sull’incontro ravvicinato con un branco di lupi in un bosco considerabile urbano.
“Come ormai noto – si legge nel documento – il Lupo è riapparso in Liguria per ricolonizzazione spontanea, risalendo dall’Appennino centro-meridionale in seguito a un’inversione di tendenza dovuta a più fattori, tra i quali la protezione legale assicurata alla specie, i radicali mutamenti dei territori montani soggetti a spopolamento rurale e l’aumento delle specie preda. Storicamente le valli del Beigua sono state le ultime a vedere il ritorno del Lupo; i primi indizi risalgono al 1993; ma fino al 2008, nonostante un’assidua frequentazione del territorio, i ritrovamenti di segni di presenza sono stati alquanto occasionali e incostanti nel tempo. L’insediamento di un nucleo stabile nel Parco del Beigua viene confermato solo nel 2009, grazie ai dati raccolti con il progetto regionale “Il Lupo in Liguria”. Tra l’ottobre 2011 ed il gennaio 2013 nel Parco del Beigua è stata condotta una prima campagna di indagini utilizzando prevalentemente la tecnica del trappolaggio fotografico, per raccogliere dati su distribuzione, consistenza della popolazione ed aspetti riproduttivi (Progetto COREM). Tali indagini sono proseguite con un buon sforzo di campionamento sino al dicembre 2013, mentre più variabile è stato l’impegno dedicato negli anni 2014-2021″.

I numeri della ricerca
La struttura del parco, quindi, si è attivata per provare a capire come si è consolidata la popolazione di lupi afferenti alla zona protetta, avviando rinnovate campagne di monitoraggio. Tra gennaio 2022 e marzo 2023 è stata avviata una nuova campagna di rilevamento che ha interessato 31 siti di fototrappolaggio, con un’accurata distribuzione utile anche al confronto dei dati pregressi: 11 siti sono stati selezionati tra quelli già campionati in maniera continuativa nell’arco dell’anno e/o per più anni consecutivi; 7 apparecchiature sono state posizionate in siti ritenuti di particolare interesse; le restanti 13 apparecchiature sono state distribuite nei comuni partecipanti al Progetto, in maniera circa proporzionale alla loro estensione (Sassello 4 siti, Urbe 3 siti, Stella 3 siti, Piana Crixia 3 siti).
Complessivamente sono state registrate 11.221 giornate di attività corrispondenti a 33.897 file; di questi 10.319 contenevano informazioni relative ad animali riconducibili a 8.517 eventi di cattura indipendenti. “Il 90% dei dati raccolti riguarda i Mammiferi – si legge nel report – è stata possibile l’identificazione certa di 15 specie, tra le quali le più frequenti sono risultate essere Volpe, Capriolo, Cinghiale, Lupo e Lepre comune; elevata anche la frequenza rilevata per Gatto domestico e Cane. Al Lupo sono attribuibili 863 eventi video-fotografici (il 7,69% del totale).”
I dati aggregati di tutti questi diversi studi, restituiscono una realtà particolarmente consolidata in questi ultimi dodici anni: “L’insieme delle informazioni ottenute nel corso del presente studio, unite ai dati inediti relativi agli anni 2014-2021 e alle nuove acquisizioni provenienti dagli archivi della Regione Liguria, portano quindi la base dati disponibile presso l’Ente Parco del Beigua al luglio 2023 a 5.324 osservazioni georeferenziate relative al Lupo, delle quali 3.509 direttamente riconducibili al Parco del Beigua ed alle aree protette ad esso connesse, mentre le restanti afferiscono all’area vasta di riferimento ambientale individuata dal Piano Integrato del Parco, al Comune di Piana Crixia o a settori a questi prossimali. I dati di Lupo derivanti dal trappolaggio video-fotografico sono complessivamente 2.259, dei quali 2.115 eventi afferenti all’Ente Parco del Beigua e 1.995 all’area di studio del presente Progetto”.

Esito
L’analisi delle segnalazioni di Lupo disponibili per le Aree Protette in gestione all’Ente parco del Beigua, evidenzia quindi un incremento dell’areale della specie e della densità delle osservazioni. E soprattutto mette in evidenza un aumento della frequenza di avvistamento, dato riconducibile a una maggiore popolazione. “Tale situazione è confermata confrontando i dati derivanti dalle attività di trappolaggio video-fotografico condotte nel settore dell’area di studio di Sassello, Urbe e Stella ed effettuate nei due cicli annuali completi (COREM da gennaio a dicembre 2012, GAL da marzo 2022 a febbraio 2023) – prosegue il documento – Se il numero medio di individui contattati per evento di trappolaggio video-fotografico non mostra differenze tra il periodo COREM ed il periodo GAL (pari in entrambi ad 1,6 individui/evento), la frequenza di cattura (eventi/100 giorni di attività) è pari a 4,8 nel primo periodo e 7,9 nel secondo periodo”.
In particolare nel settore di Sassello, Urbe e Stella risultano attualmente insediati almeno cinque branchi di Lupo (tre dei quali interesserebbero direttamente l’area Parco ricadente nel settore, cui se ne aggiungono altri 2-3 presenti in altri settori dell’area protetta, portando così a 5-6 il numero di territori complessivamente individuati per il Parco del Beigua), mentre il settore di Piana Crixia viene frequentato da almeno un branco.
“A causa del differente sforzo di campionamento nelle differenti aree, i dati attualmente disponibili non permettono invece di effettuare una stima complessiva del numero di individui presenti nell’intero territorio delle Aree Protette in gestione all’Ente Parco del Beigua (Parco Naturale, ZSC e ZPS). La situazione osservata nell’area di studio risulta in linea con l’andamento delle popolazioni di Lupo evidenziato a livello nazionale e di arco alpino. Diversi aspetti dell’eco-etologia del Lupo, che solo 10 anni fa erano ritenuti quasi ‘certezze’, oggi si sono modificati, grazie all’elevata adattabilità della specie nei confronti delle nuove situazioni ambientali”.

“Varie evidenze, anche esterne all’area di studio, indicherebbero l’insediamento in territori adiacenti di nuclei con stretti rapporti di parentela, i quali comporterebbero una minore conflittualità, una parziale sovrapposizione dei territori e l’eventuale scambio di individui tra branchi (anche temporaneo). In attesa di conferme adeguatamente referenziate, di ciò va tenuto conto nell’interpretazione dei risultati, in particolare riguardo alla distinzione dei singoli branchi e alle eventuali stime delle popolazioni presenti”.
Esito della ricerca: cosa fare?
L’aumento della popolazione di Lupo ha ovviamente portato ad un incremento delle interazioni con l’uomo: agli sporadici contatti nel corso di attività agro-silvo-pastorali, venatorie o escursionistiche, si sono aggiunti quelli con la popolazione residente, sia con ripetute osservazioni dirette, sia con la predazione di animali domestici d’affezione.
“Se i sistemi di prevenzione atti ad evitare o ridurre i danni nei confronti delle attività zootecniche oggi rappresentano una soluzione efficace per minimizzare i conflitti, diventa urgente e necessario individuare azioni idonee a mantenere (o, in alcuni casi, ripristinare) la diffidenza del Lupo nei confronti dell’uomo e, contemporaneamente, disincentivare la frequentazione delle aree maggiormente antropizzate e lo svilupparsi di comportamenti confidenti“.
Insomma, un appello valido per tutti: già oggi, e in futuro, è e sarà sempre più probabile incontrare il lupo o i lupo durante passeggiate ed escursioni. Sarà fondamentale mantenere le distanze e non dare fiducia a questi animali, per evitare che prendano confidenza con l’uomo, accorciando ulteriormente le distanze tra selvatico e antropico. E’ già vietato dare da mangiare ai selvatici, ma in questo caso sarà sempre doveroso per tutti evitare che la fauna selvatica si “mescoli” con l’uomo. Sarebbe un pericolo per entrambi.
Ma non solo: “Citando la proposta di ‘Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia’ del Ministero dell’Ambiente (marzo 2019), “La gestione del lupo richiede una scala ed una continuità di interventi che è difficile ottenere nel quadro della frammentazione amministrativa sub-nazionale italiana. Le norme nazionali demandano all’applicazione regionale in materia di conservazione e gestione. Le Regioni hanno gli strumenti per intervenire con efficacia, ma la loro azione dovrebbe esercitarsi in forma coordinata all’interno di un sistema efficace di distribuzione di competenze e responsabilità”. Sarà quindi possibile a livello locale attuare determinate azioni gestionali, ma esse non potranno però prescindere da un’adeguata pianificazione sovraordinata. Proprio sui temi della gestione del conflitto, dei comportamenti e delle azioni di dissuasione sono incentrati i prodotti divulgativi del progetto, che saranno pubblicati nelle prossime settimane”.