Cronaca

Affittavano conti correnti per il riciclaggio: due savonesi indagati

polizia postale

[thumb:7255:l]Savona. Due savonesi, insieme ad un imperiese, sono indagati dalla polizia postale di Imperia con l’accusa di riciclaggio. I tre avrebbero concesso i loro conti correnti postali ad organizzazioni malavitose straniere, che dietro mascherate offerte di lavoro per società di intermediazione finanziaria chiedevano il contributo di privati per versare sui loro conti correnti bancari migliaia di euro, che gli stessi poi prelevavano e rispedivano attraverso “money gram” o altri metodi di trasferimento di denaro.

“Si tratta di un innovativo sistema di riciclaggio di soldi provento di truffe informatiche o di ‘phishing’, denaro quest’ultimo ottenuto con il furto di codici bancari e la successiva intrusione nei conti correnti di privati depredati dai pirati informatici” specifica l’ispettore della polposte Ivan Bracco. Secondo gli inquirenti gli hacker potrebbero essere di nazionalità romena o comunque dell’Est europeo. Perché di hacker si tratta: i truffatori ottenevano con metodi fraudolenti i codici di accesso e i dati personali per aprire lo “scrigno” informatico dei conti correnti e delle carte di credito di ignari navigatori; questi ultimi cadevano nella trappola di falsi messaggi di posta elettronica resi credibili con la grafica e loghi istituzionali di alcune banche.

I due savonesi e l’imperiese, che svolgono attività impiegatizia, per arrotondare (o meglio, lucrare) avrebbero risposto affermativamente ad offerte di lavoro – cercate su Internet o trovate nella casella di posta elettronica – con le quali le società di intermediazione finanziaria, lamentando problemi di cambio di valuta, offrivano la possibilità a clienti privati di guadagnare una percentuale su ciascuna cifra versata sul loro conto corrente bancario. Le somme di denaro di provenienza illecita dovevano prelevare e rispedire al mittente attraverso sistemi alternativi che non lasciassero traccia dell’attività illegale. Si parla di cifre di alcune migliaia di euro ad operazione bancaria. Di fatto i tre indagati avrebbero “affittato” i propri conti correnti postali alla banda criminosa dietro la possibilità di incassare dal 10 al 20 per cento su ogni versamento effettuato.

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