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Per un pensiero altro

Sull’umorismo intelligente

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Generico aprile 2024

“Non vi è niente di così rivelatore del carattere di una persona che le barzellette che la indignano” scriveva più di duecento anni or sono lo scienziato e scrittore tedesco Georg Christoph Lichtenberg. Affermazione interessante e che ci immette immediatamente in medias res: ma è lecito dare spazio a un argomento tanto faceto all’interno di un appuntamento che vorrebbe suggerire “un pensiero altro” di una certa dignità filosofica? Credo di si, basti ricordare come un intellettuale molto conosciuto e apprezzato come Umberto Eco si esprimeva al riguardo in Sette anni di desiderio, o ancora il valore gnoseologico attribuito al genere da un antico proverbio yiddish: “Una buona barzelletta è una mezza verità”. Io credo che spesso le barzellette, quelle davvero buone, siano gravidi aforismi capaci di suscitare il sorriso se non una risata oppure, per tornare alla citazione di apertura, indignazione. In fondo la barzelletta, proprio nel momento in cui ottiene il suo scopo, far ridere l’ascoltatore, diviene un grimaldello divertente per mettere alla berlina stereotipi culturali, luoghi comuni, pseudo verità conosciute e taciute, insomma, un vero e proprio modo di fotografare col sorriso le assurdità con le quali conviviamo. Questo significa che ogni barzelletta, così come ogni aforisma, sia di alto livello? Io direi proprio di no, resta il problema di come distinguere i livelli qualitativi e l’impiego che di questi siamo in grado di farne. Come primo passo voglio appuntare a margine di queste righe un rimando a un grande della nostra letteratura che si occupò dell’aspetto umoristico della vita e della scrittura in un saggio dal titolo “L’umorismo”, ovviamente avrà già intuito l’attento lettore che mi riferisco a Luigi Pirandello.

Il geniale girgentino affermava che il riso era suscitato dal sopravvenire del “contrario”, da ciò che non sarebbe dovuto accadere o che palesemente si rivelava come fuori luogo, il caso classico di chi camminando inciampa e cade o della ancor più abusata torta in faccia. Aggiungeva, però, un’importante distinzione tra “avvertimento del contrario” e “sentimento del contrario”, insomma, se chi inciampa e cade è una persona alla quale vuoi bene e della quale conoscevi l’imbarazzo nel dover transitare davanti a tante persone in attesa di un suo incidente è improbabile che tu rida del suo cadere. Non mi dilungo oltre perché sono certo sia ben chiaro a tutti il senso della distinzione pirandelliana. Sono passati più di cento anni da quel saggio, eppure il numero di persone che trovano estremamente divertente uno scivolone, meglio ancora se in una pozza di fango se non peggio, è in perenne aumento; basti pensare alle trasmissioni televisive che riscuotono grande consenso presentando incidenti nei quali l’obesa signora cade tentando di correre sul tapis roulant o il giovane skater che si frantuma gli attributi precipitando sul corrimano di una scala dalla sua tavola acrobatica. Sembra che tutto questo giustifichi e corrobori l’atteggiamento di tanti che riescono a fare battute e a riderne solo prendendo in giro qualcuno, ma non per suscitare un più leggero senso autocritico costruttivo, figuriamoci, quello non farebbe ridere nessuno, l’effetto deve essere il fastidio, l’imbarazzo di chi è oggetto di tali acute osservazioni. Oppure l’intento è di esorcizzare il proprio disagio, solo che non si ricerca la solidarietà o la comprensione, più facile è attaccare preventivamente chi potrebbe accorgersi della tua piccolezza, ma si sa, “l’uomo piccolo è aggressivo e diviene spesso cattivo”. Credo sia pleonastico precisare l’aggettivo piccolo non si occupa di misura!

È arrivato il momento di un’illuminante barzelletta aforismatica che, spero, non indignerà nessuno dei miei lettori: “Si narra che su un pianeta lontano anni luce dal nostro sistema solare abitasse un popolo che aveva risolto tutti i problemi, nessuna malattia, nessuna guerra, nessun povero, nessun politico, a questa assoluta perfezione, però, mancava la risata. Dotati di potentissimi mezzi di ricerca venne prestamente individuato il pianeta azzurro dove la gente conosceva la risata e così si inviò un volontario affinché imparasse come e perché ridere per poterlo poi insegnare a tutti, il pianeta azzurro era conosciuto come Terra. L’inviato, assunte le sembianze di un piccolo e anziano terrestre, raggiunse la Terra e subito ebbe la fortuna di trovarsi nei pressi di un locale dal quale si riconosceva distintamente una sonora e possente risata, l’anziano subito si risolse a entrare e presto individuò chi sembrava essere un vero esperto della risata. Si trattava di un omone che aveva appena fatto lo sgambetto a un cameriere facendogli rovesciar e quanto stava servendo suscitando l’ilarità generale, subito dopo se la prese con un ragazzo che tentava di portarsi un boccale di birra alla bocca mentre lui gli dava di gomito. L’extra terrestre, per niente intimorito dall’aggressività dell’uomo, gli propose uno scambio, il terrestre gli avrebbe insegnato come far ridere e lui l’avrebbe ricompensato con una pillola che rendeva invisibile. Dopo essere usciti dal locale l’omone, prima infastidito ma subito sbigottito dalla dimostrazione dell’anziano, acconsentì e si esibì in una serie di dispetti nei confronti di diversi malcapitati ridendo e suscitando il riso nei passanti. L’anziano fornì una confezione con dieci pillole dell’invisibilità e una singola pillola di colore nero che aveva il potere di delocalizzare chi l’ingeriva, quindi salutò il terrestre. Questo subito collaudò la prima pillola e si intrufolò non visto in uno spogliatoio femminile; subito decise di alzare il tiro e con la seconda riuscì a consumare una vendetta nei confronti di un vigile che l’aveva multato; decise in seguito di cominciare a guadagnare rubando alle casse di negozi, passò quindi alle banche. La leggenda del ladro invisibile conquistò i mass media. Purtroppo per l’uomo arrivò all’impiego della decima pillola e l’invisibilità lo abbandonò prima che riuscisse a uscire da una banca così che finì per uccidere una guardia prima di essere catturato. L’atteggiamento sicuro e strafottente non lo abbandonò nemmeno una volta condannato alla sedia elettrica. L’esecuzione venne trasmessa in diretta televisiva in tutto il mondo. Seduto sul patibolo continuava a ostentare sicurezza, quando lo invitarono a esprimere l’ultimo desiderio chiese un bicchiere d’acqua. I suoi fans impazzivano, che coraggio! Ostentatamente il condannato estrasse una pillola di colore nero, la infilò in bocca e la ingoiò con l’aiuto dell’acqua. Tutto il mondo fissava l’uomo che sembrava perplesso mentre veniva fissato alla sedia, l’orrore della sua morte sconvolse tutti gli spettatori, tranne un piccolo e anziano signore che scoppiò in una fragorosa risata.

Lo so, non fa ridere, certo, a parte il piccolo e anziano venuto dallo spazio, eppure rispetta perfettamente gli insegnamenti del terrestre. Non voglio criticare chi si diverte osservando disavventure altrui, ma solo ricordare che una situazione buffa non dovrebbe generare il piacere di prendere in giro qualcuno, ancora meno l’infierire di molti su un singolo già di per sé a disagio. Insomma, vorrei porre la semplice domanda a chi si diverte solo in questo modo: ma non riuscite a solidarizzare? A immaginare come vi sentireste nei panni del malcapitato? Oppure è proprio il piacere isterico di sapersi salvo dall’imbarazzo e dal ludibrio a suscitare una reazione nevrotica che si traduce in riso? Nel qual caso sarebbe opportuno un aiuto, quattro chiacchiere con uno psicologo, per esempio. Ridere fa bene, rende più sereni e più sani, ma anche in questo caso è indispensabile che la causa del riso sia sana che altrimenti l’effetto si rovescia. La risata intelligente è sempre autoironica, l’ironia sugli altri, esercitata da un pulpito difensivo ed estraniante, è disumanizzante e genera una risata stupida che non può che celebrare e diffondere la stupidità.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
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