Liguria. Dallo Skymetro agli ampliamenti portuali a Ponente, dalla funivia del Lagaccio al secondo forno crematorio di Staglieno, dalla Valpolcevera assediata dai cantieri al fronte mare di Sampierdarena, dal rigassificatore di Savona-Vado al masterplan dell’isola Palmaria fino alle centrali idroelettriche dell’entroterra imperiese. Comitati e associazioni liguri mettono insieme le forze e chiamano tutti a una grande manifestazione a Genova per dire “basta ai progetti calati dall’alto”. L’appuntamento è per sabato 11 maggio alle 14.00, con concentramento in via Fanti d’Italia davanti alla stazione della metropolitana a Principe: da lì partirà un corteo che raggiungerà la sede della Regione in piazza De Ferrari con una tappa intermedia in prefettura.
“Non siamo quelli del no alle opere – chiariscono subito gli organizzatori -. Noi siamo per il sì a proposte alternative, ma chiediamo più partecipazione: non possiamo subire tutto senza avere mai nessuna informazione. Ci stiamo dando da fare sul territorio per portare in piazza più persone possibile. Stiamo contattando associazioni, circoli, gruppi vari, anche i sindacati: ci aspettiamo che vengano anche loro con le bandiere in rappresentanza dei lavoratori. Abbiamo chiamato anche gli studenti, come il collettivo Osa, che dovrebbe partecipare”. Nessuna connotazione politica, assicurano: “Siamo semplici cittadini”.
In un certo senso, però, la mobilitazione include una sorta di manifesto programmatico: “Pensiamo a un territorio a misura di chi ci vive e lavora, dove sia bello e facile stare per chi pensa di arrivare e per chi vuole restare”, si legge nel testo che inizia a circolare nelle chat degli attivisti. Il contrario, secondo i comitati, della politica che stanno portando avanti Regione, enti locali e vari commissari straordinari: “Miope, senza un orizzonte che vada oltre la svendita del territorio al guadagno di pochi“. Per dirla in uno slogan: “Difendiamo il territorio, giù le mani dalle nostre vite“.
I comitati mettono in fila i punti critici: “Periferie ridotte a basi logistiche, servitù di opere urbanistiche ed infrastrutturali gravemente impattanti mentre vengono progressivamente deprivate di servizi essenziali. Luoghi-vetrina dedicati al turismo di massa, quello mordi e fuggi delle crociere e degli eventi, con città in vendita a interessi privati, territori da usare, consumare abbandonare quando non servono più. Con l’assalto ai fondi del Pnrr e governativi, la popolazione è ostaggio di progetti infrastrutturali e imprenditoriali che vogliono cambiare il volto della regione senza alcun tipo di partecipazione democratica alle scelte e alla progettazione delle città”.
“Diciamo no a progetti infrastrutturali che avranno ripercussioni negative su ambiente, salute, qualità della vita, istruzione pubblica, cioè sulle condizioni socio-economiche dei territori, senza ricadute positive per la collettività neanche in termini occupazionali, in considerazione del grande impiego della catena dei subappalti, che sfrutta i lavoratori per ottimizzare i profitti, con effetti negativi anche per la sicurezza sul lavoro”, si legge ancora.
Tra le richieste – anzi, le “pretese” – per le amministrazioni attuali e future ci sono “processi partecipativi e dibattiti pubblici per la progettazione di opere pubbliche e infrastrutture e per interventi di riqualificazione funzionali al benessere collettivo”, “l’attuazione e l’adozione da parte di tutti i consigli comunali di strumenti partecipativi come quelli previsti dalle delibere di iniziativa popolare approvate a Genova da giunte precedenti per realizzare protocolli che considerino prioritarie la qualità della vita della popolazione, la tutela della salute e dell’ambiente, la sicurezza dei territori“, “un modello di sviluppo sostenibile, investimenti per istruzione, sanità, trasporti pubblici accessibili e di qualità, manutenzione del territorio e del verde, politiche di contrasto al cambiamento climatico e stop alla cementificazione”.
Tra gli organizzatori, oltre a Rete Genovese e coordinamento dei comitati del Ponente cittadino, figurano per la provincia di Savona il coordinamento dei comitati No al Rigassificatore, Fermiamo il mostro e Quelli della catena, per La Spezia il comitato Posidonia e la rete Ambiente Altro Turismo, per Imperia Attac.