Affondo

Riforma della giustizia, Centi: “Tentativo di cancellare le misure contro corruzione e infiltrazioni mafiose”

il commento del presidente della Commissione regionale Antimafia della Liguria

roberto centi

Liguria. “Seguo con grande preoccupazione la riforma della Giustizia in atto, che nel nome dell’inopportuna celebrazione post mortem di Berlusconi rischia far tornare l’Italia indietro di 30 anni, dando via libera ai corrotti, allentando le misure che permettono di contrastare le infiltrazioni mafiose nei grandi appalti e imponendo una stretta alla libertà di stampa”. Questo il commento del presidente della Commissione regionale Antimafia della Liguria, Roberto Centi, al tentativo di riforma della Giustizia a cui sta lavorando il governo Meloni.

“Il ministro Nordio ha annunciato di voler eliminare il reato di abuso d’ufficio e di traffico di influenze, giustificando la scelta con il numero esiguo di condanne registrato nel 2021, solo 18, in proporzione ai fascicoli archiviati – osserva Centi -. Il guardasigilli, però, non tiene conto del fatto che i numeri sono esigui per via della riforma del 2020 che ha limitato il reato alla sola dolosa violazione della legge per favorire o danneggiare un soggetto”.

“Inoltre tutti quei fascicoli che sono nati sull’ipotesi di un abuso d’ufficio, spesso hanno svelato reati più gravi come la corruzione, la concussione e l’infiltrazione mafiosa. In questi casi l’abuso d’ufficio è stato solo il primo passo che ha permesso in modo non invasivo di scandagliare scenari potenzialmente molto criminosi, come ha evidenziato anche l’ex procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi. Non solo, se aumentano le archiviazioni e le assoluzioni è perché la norma è sempre più disfunzionale e ha bisogno di essere riformulata, come sostengono anche diversi sindaci che hanno riscontrato come l’abuso d’ufficio sia male inquadrato nella normativa complessiva, portando gli amministratori pubblici ad avere il timore nelle apporre firme. Una vicenda così complessa merita però una riforma migliorativa, non si risolve tutto facendo sparire le 3.623 condanne definitive degli ultimi 25 anni”.

“Per quanto riguarda la depenalizzazione del reato di traffico di influenze – aggiunge Centi – il governo andrà a cancellare quella norma creata dopo Tangentopoli per contrastare i mediatori che smistano favori e pilotano appalti nella zona grigia tra imprenditoria e politica. Una misura quanto mai necessaria, soprattutto in questi anni, con i fiumi di denaro che transitano, e transiteranno, in Italia per i fondi del Pnrr”.

Il presidente della Commissione regionale Antimafia della Liguria, esprime forti preoccupazioni anche per il combinato disposto tra la depenalizzazione delle misure contro l’abuso d’ufficio e la corruzione, il nuovo codice degli appalti, la riforma Cartabia e la stretta alla libertà di stampa sul fronte delle intercettazioni.

“Il pacchetto di misure presentato dal ministro Nordio preso insieme al nuovo codice degli appalti voluto dal ministro Salvini manda un messaggio devastante al Paese, ovvero che si possa andare avanti solo se si fanno meno controlli – sottolinea Roberto Centi -. Queste misure sono una delle tante eredità di Berlusconi e del suo pensare se stesso e gli imprenditori al di sopra della legge o, ancora peggio, in grado di farsi la legge. Il tutto in un contesto della Giustizia già minato dalla riforma Cartabia e dall’enorme problema cronico della mancanza di personale”.

Le preoccupazioni di Roberto Centi sono le stesse che recentemente ha manifestato anche la Commissione europea che ha chiesto all’Italia di potenziare la lotta ad abuso d’ufficio e traffico d’influenze, alla luce di quanto accaduto recentemente a Bruxelles con il Qatargate. Le misure prese dal Governo Meloni, diametralmente opposte, saranno oggetto dell’annuale report che la Commissione europea diffonderà il prossimo 5 luglio per analizzare lo stato della Giustizia nei 27 Paesi dell’Unione. “In questo quadro non bisogna trascurare il fatto che già l’anno scorso da Bruxelles erano stati evidenziati dei limiti in Italia sulla libertà stampa, con crescenti preoccupazioni – osserva Centi -. Oggi il nostro Paese è al 43° posto nel mondo per libertà di stampa, secondo l’annuale classifica di Reporter senza frontiere”.

“La nuova misura prevista dal Governo, che darà una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni, molto probabilmente farà perdere ulteriori posizioni al nostro Paese. Senza dimenticare che si tratta di una misura inutile, visto che dal 2017 l’ex ministro Orlando aveva già regolamentato in modo esaustivo e articolato l’argomento”.

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