Pietra L. Ricorso “inamissibile”. Con questo pronunciamento la corte di cassazione ha fatto diventare definitiva la sentenza di assoluzione del maresciallo Santino Piazza dall’accusa di circonvenzione d’incapace nei confronti di una novantaseienne.
Nel febbraio del 2017 Piazza era già stato assolto “perchè il fatto non sussiste” dalla corte d’Appello di Genova (che aveva ribaltato la sentenza del tribunale a Savona che, nel maggio 2016, lo aveva condannato a tre anni e tre mesi di reclusione). Pochi giorni fa, la vicenda giudiziaria è stata definitivamente chiusa dalla Suprema Corte che ha giudicato inamissibile il ricorso del procuratore generale di Genova contro il verdetto di secondo grado.
“Dall’inizio di tutto sono passati ben 1721 giorni e oggi posso dire che è tutto finito, ma non posso gioire di una situazione paradossale, che sin dall’inizio non doveva neanche esistere. Questa vicenda mi ha rovinato la vita perché ha avuto gravissime ripercussioni personali, professionali, di salute e anche di carattere economico” spiega Piazza che al momento è ancora sospeso dal servizio.
Il maresciallo, all’epoca dei fatti per i quali era finito prima in manette e poi a giudizio era vice comandante della stazione carabinieri di Pietra Ligure. Il militare era finito nei guai per i suoi rapporti con la presunta vittima, ma anche per alcune operazioni giudicate “sospette” dalla Procura. Nello specifico al militare veniva contestata l’intestazione di due libretti postali e la nomina avvenuta nel marzo 2012 attraverso un testamento olografo, tuttora valido, come erede universale della novantenne, C.C., che gli aveva anche conferito una procura speciale e generale (poi revocata nell’aprile del 2013).
Operazioni che, secondo il pm Giovanni Battista Ferro, non lasciavano dubbi sulla responsabilità del militare. Accuse che, da parte sua, Piazza aveva invece sempre respinto con grande decisione: “Non è stato movimentato un centesimo, io non ho preso nulla! E’ stato fatto un processo anche se io non ho toccato niente e non ho mai approfittato della situazione” aveva detto nel corso della sua deposizione in tribunale a Savona.
Concetti che erano stati ampiamente ripresi dai suoi difensori che hanno sempre sottolineato come la signora C.C. non abbia mai accusato Piazza di averla indotta a fare qualcosa. “E’ pacifico ed è dimostrato che questa è una signora che sa gestirsi. Inoltre ha detto più volte che il maresciallo non le ha fatto nulla e che lei non voleva lasciare nulla ai figli” aveva precisato l’avvocato Pischedda.
Adesso, dopo anni di accese battaglie in aula tra accusa e difesa, su questa vicenda è stata scritta la parola fine.