Vizi formali

Patteggiamento annullato, processo da rifare per il maresciallo Piazza

Il carabiniere accusato di circonvenzione d'incapace determinato ad andare avanti: "Ora sono libero e sereno nell'affrontare il giudizio"

maresciallo piazza

Savona. Patteggiamento annullato dalla Cassazione e processo da rifare. Il caso del maresciallo Santino Piazza, il carabiniere di Pietra Ligure accusato di circonvenzione d’incapace, questa mattina è quindi tornato davanti al giudice monocratico del tribunale di Savona per il giudizio immediato.

Quello di questa mattina a palazzo di giustizia è stato una sorta di “déjà vu”: il processo, di fatto, è ripartito da zero e il difensore di Piazza, l’avvocato Ennio Pischedda, che lo difende con il collega Vittorio Varalli, ha presentato le stesse eccezioni che aveva presentato anche la volta scorsa. Il legale ha sollevato un problema di incompatibilità del gip che aveva disposto il giudizio immediato (perché era lo stesso che aveva eseguito la misura cautelare), ma anche una violazione del diritto alla difesa. Il processo era stato fissato infatti prima che l’incidente probatorio fosse terminato e quindi prima che si conoscesse l’esito della perizia.

Eccezioni che sono state parzialmente rigettate dal giudice che non ha annullato la citazione a giudizio, ma ha deciso di “rimettere in termini” la difesa. Un passaggio che, in termini meno tecnici, permette ai difensori di Piazza di avere quindici giorni di tempo per valutare la possibilità di chiedere un rito alternativo (un patteggiamento oppure un rito abbreviato) come accade dopo la fissazione del rito immediato.

Di conseguenza questa mattina il processo è stato rinviato al prossimo 12 maggio quando, salvo che la difesa non presenti istanze per un rito alternativo, il processo inizierà. Un’ipotesi che appare però remota visto che il maresciallo Santino Piazza sembra intenzionato ad affrontare il processo.

L’imputato, presente questa mattina in aula, scambiando qualche parola con i cronisti, infatti ha ribadito che anche alle luce delle parole dell’imputato, presente in aula, che ai cronisti ha ribadito: “A gennaio 2014 la scelta di patteggiare fu dettata dalla stanchezza. Se non avessi accettato quella soluzione sarei rimasto agli arresti domiciliari per altro tempo e non me la sono sentita. Adesso è diverso: sono libero, sono sereno e determinato a far emergere la verità”.

Dichiarazioni alla luce delle quali è difficile pensare che l’imputato accetti nuovamente un rito alternativo come il 10 gennaio di un anno fa quando aveva patteggiato un anno e due mesi di reclusione con la sospensione condizionale. Sentenza che era stata impugnata dal Procuratore Generale della Corte d’Appello di Genova e poi annullata dalla Cassazione perché era stata ravvisata una “violazione di legge” (in particolare era contestata la fase del giudizio in cui era stato ammesso il rito alternativo senza che fosse stato chiesto entro i termini previsti dal codice).

I guai per Piazza, vice comandante della stazione carabinieri di Pietra Ligure, erano iniziati all’inizio del luglio 2013 con l’arresto per l’accusa di circonvenzione d’incapace nei confronti di una novantenne dalla quale era stato nominato erede universale. La Procura contestava al militare proprio questa nomina, ma anche di aver ottenuto che una somma di centomila euro fosse divisa a metà e versata su due libretti postali, uno intestato a lui e l’altro cointestato, nonché di essere depositario di una procura speciale e generale da parte della signora. Secondo l’accusa, nonostante l’anziana lo abbia difeso anche in sede di incidente probatorio, non ci sarebbero stati dubbi sul fatto che il maresciallo Piazza abbia conquistato la sua fiducia con l’intento di raggirarla.

Nel corso delle indagini su questo caso i carabinieri avevano scoperto un secondo presunto caso di circonvenzione verso una vedova di 85 anni (che nel frattempo è deceduta), sempre di Pietra Ligure. Accuse che Piazza ha sempre respinto con decisione: “Non ho mai preso un centesimo” ha ribadito ancora stamattina. “Sono determinato a dimostrare come stanno le cose. Voglio affrontare il processo. Lo faccio anche per i miei figli: un domani almeno potranno leggere nero su bianco i verbali e vedere quello che è successo”.

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