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Per un pensiero altro

Il viaggio nell’al di là

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Generico gennaio 2024

“Allora Psiche comprese che per lei era davvero finita e si rese chiaramente conto che ormai la si voleva mandare a morte sicura. C’era, infatti, da dubitarne dal momento che la si costringeva a recarsi con i suoi piedi al Tartaro, nel mondo dei morti? Senza indugiare oltre salì allora su una altissima torre per gettarsi di lassù a capofitto pensando che questo fosse il modo migliore e più spedito per giungere agli Inferi”; di questo infatti si trattava, la quarta e più terribile prova reclamata da Venere consisteva in un viaggio nel regno dei morti. Mi sembra importante sottolineare ancora una volta come la disponibilità all’atto estremo non sia da leggere come sconfitta ma come un elemento di forza, quando non si ha paura di morire si assurge alla morale dei signori, nessun ricatto ti può minacciare, quando sei disposto alla rinuncia estrema, quando non hai più nulla da perdere non ti resta che vincere. Evento formidabile, la torre si rivolse alla giovane suggerendole come raggiungere il Tartaro e come soddisfare le richieste di Venere e non è difficile riconoscere elementi che rientreranno nelle narrazioni di epigoni anche di eccelso valore. L’ingresso dell’al di là, non dimentichiamo che Apuleio riporta un mito già greco, si trova nei pressi di Sparta e la porta è spalancata, interessanti le similitudini e le differenze con la narrazione dantesca, ma è opportuno procedere veloci, ci basti uno sguardo moderno all’attualità della descrizione che la voce della torre effettua del mondo ultraterreno. Intanto suggerisce a Psiche di non inoltrarsi in quel mondo a mani vuote, “recherai due ciambelle d’orzo impastate con vino e miele, una per mano, e due monete in bocca”; l’insolito suggerimento immette in un contesto quasi onirico, certamente simbolico, abitato da figure inquietanti e ingannevoli, “un asino zoppo carico di legna e un asinaio zoppo anche lui”, il più noto Caronte nelle vesti di traghettatore, un vecchio dalle “putride mani”, la voce amichevole prosegue suggerendole il corretto comportamento: nessuna promiscuità con quegli esseri, “non lasciarti piegare da una pietà che non ti è consentita”.

Interessante la caustica osservazione della voce quando suggerisce a Psiche di pagare il passaggio di Caronte: “ Come vedi anche fra i morti esiste l’avidità di denaro e nemmeno il famoso Caronte, né lo stesso padre Dite, un dio così potente, fanno mai nulla gratis e un pover’uomo quando muore deve procurarsi il prezzo del viaggio e se per caso non ha il denaro lì pronto nella mano non gli danno neanche il permesso di morire”, sembrano parole di un qualunquista sindacalizzato ma dei giorni nostri, più sottile l’indicazione di pagare con una delle due monete che portava in bocca “ ma lascia che sia egli stesso, con le sue mani, a prenderla dalla tua bocca”. Le indicazioni della voce proseguono minuziose, infatti il viaggio deve ancora giungere alla meta e consentirle il ritorno. Una nuova insidia sarà costituita da “delle vecchie intente a tessere una tela”, anch’esse ispirate da Venere, che le chiederanno aiuto con il pericolo di far cadere a terra una delle due ciambelle, in effetti queste si riveleranno indispensabili poco più oltre dove l’aspetta il feroce cane tricipite, Cerbero, che però verrà ammansito proprio da una ciambella così da permettere di varcare la soglia della quale è custode e raggiungere la signora dell’Ade: Proserpina. L’oscura Regina accoglierà con cortesia la nuova ospite che, messa in guardia dalla voce, sapeva già come comportarsi, infatti Psiche “rifiutò il morbido sedile e il cibo squisito che l’ospite le offerse ma sedette umilmente ai suoi piedi si contentò di un pane scuro”, ancora una volta il messaggio surrettizio è: non fidarti degli dei, parafrasando Virgilio del Timeo Danaos et dona ferentes, specie se ti sembrano benevoli. Psiche seguì i saggi consigli della voce e comunicò a Proserpina la richiesta di Venere. Fu subito soddisfatta ricevendo dalla dea una scatola contenente la bellezza che l’acida suocera le aveva richiesto.

Il viaggio di ritorno seguirà specularmente quello di andata, una ciambella ad ammansire Cerbero, una moneta per Caronte, nessuna compassione per i vari personaggi questuanti e finalmente la riconquista dell’uscita dal regno dei morti “ per rivedere questo nostro cielo con il suo coro di stelle” che inevitabilmente ci riporta all’endecasillabo dantesco. Sembrerebbe finalmente che le terribili peripezie di Psiche, e non dimentichiamo quanto rappresenti l’intera umanità nel suo altalenante rapporto col divino, siano giunte al lieto fine, eppure, ancora una volta la vicenda si complica. Il peccato si ripete, così come la curiosità aveva messo fine alla splendida storia d’amore con Eros, adesso la stessa curiosità farà scordare il caloroso consiglio della voce: “ti raccomando una cosa: non aprire la scatola che porterai con te, non guardare dentro, non essere curiosa, non curarti di quel tesoro di divina bellezza che essa nasconde”. Chissà, forse la dea dell’amore conosceva la vicenda di Pandora, oppure l’archetipo della curiosità femminile che affliggerà anche Eva era ben noto a tutti, ma l’incauta Psiche non era intenzionata a smentirlo. Solo una nota, la mancanza di curiosità è evidente segno di mediocrità, di ignavia se non addirittura di stupidità, credo che sia proprio la curiosità la cifra peculiare dell’essere umano più intelligente e, di conseguenza, più trasgressivo, quello che mi sembra di poter indicare come antesignano dello scienziato anarchico di Feyerabend, l’unico capace di portare a termine la torre di Babele a dispetto degli dei e del metodo scientifico sacralizzato: ma torniamo alla nostra eroina. La ritroviamo tutta sola con nelle mani la scatola donatale da Proserpina che, non dimentichiamo, conteneva la bellezza divina, ben più di una mela proibita, difficile resistere.

La trasgressione, come ben insegna Cappuccetto Rosso, deve trovare una giusta scusante, che sia compiacere la vecchia nonna o, come si disse Psiche “per piacere di più al mio bellissimo amante”; quello che è certo è che, una volta aperta la scatola, la delusione fu terribile: “dentro non v’era nulla, nessuna bellezza, ma solo del sonno, un letargo di morte che s’impadronì di lei non appena ella sollevò il coperchio e che si diffuse per tutte le sue membra in una pesante nebbia di sopore facendola cadere addormentata proprio dove si trovava, là sul sentiero. E Psiche giacque immobile nel suo sonno profondo, come morta”. Quanta letteratura fiabesca ci torna alla memoria, Biancaneve addormentata grazie all’intervento della matrigna, per Psiche la suocera, cambia poco così come La bella addormentata nel bosco; ma anche letteratura più alta “tant’era pien di sonno a quel punto” scrive Dante nel Proemio della Commedia; ma non sono lontani i rimandi del sonno della ragione che genera mostri, quello di Giona per fuggire dalla sua tragica realtà, quello dei discepoli nell’orto dei Getsemani e credo che questo sia sufficiente a esplicitare il senso della punizione subita da Psiche anche se credo che il pragmatismo latino ben riconoscibile in Apuleio sia più propenso a individuare nel sonno di Psiche la volontà di Venere di ostacolare ancora una volta l’inevitabile epilogo della vicenda, o almeno di procrastinarlo il più a lungo possibile. Il divino come il più misero mortale non sa accettare la realtà, cerca di ingannarla ingannandosi: Venere rifiuta l’idea che sta invecchiando, che una giovane inevitabilmente prenderà il suo posto. La vita è più forte di qualsiasi divino, è l’unica verità, il suo perenne “panta rei”, chiunque provi a fermarla ne verrà travolta, meglio imparare a condividerne il fluire. Si ripete il rito teogonico, Uranos esautorato da Cronos e questi da Zeus, la civiltà che ha prodotto questa teologia era una civiltà giovane, forte, dinamica, non appena Zeus si è insediato sclerotizzando ogni possibile futuro cambiamento, la civiltà greca si è offerta al prossimo guerriero, nello specifico la conquista romana: sarebbe interessante rileggere “Il tramonto dell’occidente” di Spengler in quest’ottica, ma è bene concludere il nostro racconto: per ora.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
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