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Per un pensiero altro

La sposa del vento

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Generico dicembre 2023

“Attratta dall’incanto del luogo Psiche s’avanzò, poi fattasi coraggio varcò la soglia e, presa dalla curiosità di quella mirabile visione, si mise a osservare attentamente ogni cosa. Vide così, in un’altra ala del palazzo, loggiati dalla linea stupenda, pieni zeppi di tesori: c’era tutto quanto si potesse desiderare e immaginare. […] Ma la cosa più straordinaria, più ancora di tutte quelle meraviglie, era che nessuna chiave, nessun cancello, nessun custode difendeva quelle ricchezze”. Avevamo lasciato Psiche sulla soglia del meraviglioso castello e ora la ritroviamo nel suo interno, la curiosità, forse una delle cifre più interessanti e pericolose della razza umana, ne sospinge l’incedere; Apuleio lo racconta nel quinto libro delle Metamorfosi, la chiave di volta dell’opera. Nella sua nuova dimora Psiche si addentra affascinata e inconsapevole, avverte forze e presenze divine che non riesce a comprendere, si muove agita da energie misteriose e tutte esogene, in lei, per ora, nessuna consapevolezza di sé se non nel desiderio d’amare e d’amore, una sorta di avvertimento ancora poco preciso della propria volontà di esistere, l’urlo taurino dionisiaco dell’io sono è, per ora, solo un sussurro lontano. Ciò che, al contrario, avverte con stupita precisione é una voce misteriosa, tra altre voci, che così le si rivolge:”Signora perché stupisci di fronte a tanta ricchezza? Ciò che vedi è tuo. Entra in camera e lasciati andare sul letto e comanda per il bagno, come ti piace Queste voci sono quelle delle tue ancelle, pronte a servirti”. Il divino si manifesta solo sonoramente, le rimane precluso alla vista, le chiede una sorta di atto di fede, le musiche, il banchetto, i cori ricordano il roveto ardente di mosaica memoria, Psiche è stupita ma la sua meraviglia, thàuma per dirla col Teeteto platonico, è ancora e solo passiva, la giovane si lascia condurre alle sue stanze e si prepara per la notte, il tempo e il luogo dei visitatori dell’anima.

Ancora non è il tempo perché la curiosità, innata nell’essere umano, ardisca alla conoscenza, Psiche ha intrapreso il cammino che dalla passiva accettazione stupita del mistero la condurrà alla volontà di disvelarlo, è ancora Adamo ma già accompagnato da Eva alla quale non ha il coraggio di prestare ascolto, illibata, senza peccato ma già in attesa. Nel silenzio della notte, infatti, avverte una presenza, “era il suo sposo invisibile che veniva a lei che entrava nel suo letto e la possedeva, e che prima dell’alba s’era già dileguato”. Come un soffio di vento, come già Zefiro, ora la novella sposa si scopre visitata e accompagnata da un amante che non si vede, la condivide intimamente, la intride di sé e, al mattino, è carezza fuggevole di vento. Chi meglio di Alma Mahler, la vedova del celebre musicista viennese e quindi compagna di Osckar Kokoschka, può ricordarcela raffigurata nel celeberrimo “La sposa del vento”, ma torniamo al mito: il compagno notturo era percepito sensibilmente e con intima passione dalla giovane, poteva accarezzarlo ed esserne accarezzata, godere dell’amplesso, ascoltarne la voce. L’amante invisibile le aveva comunicato, nell’accoglienza del dopo amore, che non avrebbe mai dovuto cercare di entrare in contatto con altri esseri umani, per la sua salvezza e perché questa era la sua volontà. “Allora son proprio morta’ si ripeteva tra i lamenti ‘prigioniera in questo carcere d’oro, senza poter corrispondere con esseri umani”. Che fossero questi i pensieri anche di Eva condannata a non poter cogliere e cibarsi dell’albero della conoscenza? Ma nel mito di Psiche è presente un elemento che, almeno apparentemente, è addirittura antitetico rispetto alla tradizione cristiana, infatti Psiche seduce l’amante che non conosce ma che davvero ama ottenendo il permesso di essere visitata dalle sorelle che Zefiro avrebbe condotto da lei.

Eros “l’avvertì severamente e con parole ché le fecero paura, di non indagare, magari seguendo i cattivi suggerimenti delle sorelle, sull’aspetto di lui, di non cedere a una simile sacrilega curiosità, perché allora, da tanta beatitudine sarebbe precipitata nella rovina più nera e non avrebbe più goduto dei suoi amplessi”, nessun serpente tentatore, il ruolo spetta a due donne, esseri umani che, com’è proverbiale, sono contraddistinte da una congenita curiosità, così Psiche recita la parte di Eva e le sorelle quella della tentazione, ma non dimentichiamo che alla radice di ciò che sta accadendo e accadrà non è un peccato di superbia umana, ma la frustrazione di una dea, ora possiamo proseguire. Ancora una volta è l’invidia, il più orribile dei peccati, come insegna il Poeta, che innesca la tragedia; Eros mette in guardia la sua amata della trama meschina ordita dalle sorelle che faranno di tutto per indurla a scoprirne le sembianze ripetendole più volte “se mi vedi poi non potrai più vedermi”. Non nominare il nome di Dio invano, non conoscerai il centesimo nome di Allah, abbi fede e non cercare mai di rendermi accessibile, peccato di hybris, quello che maggiormente è odioso allo sguardo del dio. Diverse eppure uguali le censure divine alla presunzione dell’uomo di ergersi fino a Dio, ma nel caso di Eros, molto più umano e amorevole di altre divinità, il giovane dio rivolge alla sua compagna queste parole: “Presto non saremo più in due perché questo tuo grembo, fino a ieri ancora di bambina, porta già in sé, per noi, una creatura: un dio se tu saprai custodire il nostro segreto, un essere mortale se, invece, lo violerai” anche se, questo va detto, la pedagogia del ricatto è intimamente presente anche nella logica di Eros.

La narrazione di Apuleio si dilunga raccontando come le infide sorelle riescano a minare le certezze dell’ingenua Psiche fino a suggerirle di uccidere lo sposo invisibile ma, forse questa l’infrazione più grave, per prima cosa a conoscerne le vere sembianze. Eros era stato chiarissimo al riguardo, le aveva chiesto una fede cieca, tanto da non avere il bisogno di vederlo; le sorelle le avevano instillato il dubbio che fosse un mostro orribile, a chi non torna alla memoria la fiaba della bella e della bestia? E perché mai bello e buono divengono antitesi di brutto e cattivo? Come non ricordare la repentina metamorfosi di Lucifero che da portatore di luce diviene dio delle tenebre? La passione, il sentimento, chiamiamolo col suo nome, l’amore adolescente di Psiche le suggeriva di ascoltare le parole dell’amante invisibile, di fidarsi ciecamente di lui, un’altra voce, sostenuta dalle cattive sorelle, la esortava al controllo, al dubbio e alla verifica. Quale dei due comportamenti fosse davvero trasgressivo dipende da quali sono le regole che assoggettano l’osservatore, è ovvio che il cosiddetto “buon senso comune” invitava al controllo, che posso farci, sono un emotivo, propendo per la ragione del cuore, come la chiamerebbe l’amico Blaise Pascal. Memore delle indicazioni ricevute Psiche ha già predisposto una lampada a olio e un affilato rasoio per illuminare il volto del presunto mostro e reciderne il capo definitivamente, attende il suo arrivo e il sonno che segue le fatiche dell’amore, quindi silenziosa scivola fuori dalle lenzuola ancora calde di loro e, con il cuore in gola, solleva la lampada a illuminare l’orrore che le avevano descritto, stranamente Apuleio sottolinea che quello è il momento in cui da ingenua fanciulla avverte “la sua natura di donna”, forse è davvero il momento in cui vuole consapevolmente scegliere e non solo essere scelta, ma è anche vero che qualche riserva sul metodo credo sia lecito sollevarla. Il viaggio verso la consapevolezza di sé e delle proprie emozioni è spesso più impegnativa di quanto si creda, oggi, per esempio, la si anestetizza attraverso la virtualizzazione, nell’epoca arcaica e tragica del mito questo non era possibile, sollevare il velo, osservare da vicino la meraviglia e l’orrore del divenire era una conquista che aveva un prezzo da pagare.

EC: come fattomi notare da un attento lettore che ringrazio nello scorso articolo invece di aramaico va letto ebraico

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero. Clicca qui per leggere tutti gli articoli

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