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Lupi, Coldiretti avverte: “È allarme sulle alture liguri, serve intervento Ue”

"Occorre definire il ruolo strategico degli agricoltori nella gestione dell'ambiente"

lupo generica

Provincia. In Liguria abbiamo un problema, anzi due: il primo si chiama danno, il secondo beffa. Entrambi, come sempre, sono a discapito delle stesse persone, ossia degli allevatori locali. Ma facciamo un passo indietro: qualche mese fa, nell’Agriturismo Ca’ dei Brusco nella zona di Sassello, un bovino era stato assalito e ucciso dai lupi. La perdita del capo di bestiame è stata tuttavia emblema di un problema di proporzioni maggiori. La presenza dei lupi si è infatti moltiplicata in tutta la penisola italiana, con conseguente ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura di molte attività e all’abbandono di diverse zone montanare.

Una ricerca effettuata dall’Ispra ha affermato che la presenza di lupi è stimata intorno ai 3.3000 esemplari in Italia, un numero che pare confermare come il lupo ormai non rappresenti più un pericolo di estinzione della specie. “Un pericolo per la biodiversità, però, sì,” spiegano Marcello Grenna e Antonio Ciotta, Presidente e Direttore di Coldiretti Savona. “Serve un intervento per proteggere gli allevamenti e le imprese che stanno subendo perdite ingenti, ma non solo: i lupi si stanno allargando anche alle città. Stiamo aspettando che l’Unione Europea si esprima nuovamente riguardo alle iniziative di far rientrare il lupo nelle specie protette, così da limitarne gli spostamenti potenzialmente pericolosi.”

Un piano concreto di tutela del territorio e delle famiglie di allevatori crolla tuttavia sotto la scarsità degli interventi burocratici che, oltre a non risultare efficienti, perdono di credibilità. Ed ecco la beffa: i proprietari del vitello sbranato si sono mossi con la delegazione regionale, nel tentativo di smuovere la pubblica attenzione nei confronti di un problema che già da mesi è stato segnalato da decine di produttori. Risultato? 100 euro di risarcimento per danni arrecati dalla fauna selvatica.

Un bovino però vale molto di più; per intenderci: il suo valore si aggira intorno ai mille euro dalla nascita, e non è tutto. A questi vanno aggiunti i costi di mantenimento, quelli di smaltimento della carcassa e la perdita in potenza del suo valore. Oltre dunque all’evidenza di un rimborso inutile, come può la burocrazia italiana non occuparsi della gestione dell’emergenza?

“Serve affrontare la questione non solo a livello italiano, ma europeo. Le invasioni selvatiche sono un problema economico, sociale e ambientale,” aggiungono Grenna e Ciotta. “La scomparsa della presenza dell’uomo dalle montagne e dalle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie è una realtà a cui non possiamo assistere impassibili.”

Sono molte, infatti, le famiglie che stanno lasciando andare le proprie attività per questo motivo, il che equivale a una perdita immensa, soprattutto quando a rinunciare al proprio mestiere sono anche tanti giovani che stanno tentando faticosamente di ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore.

A tal proposito, Coldiretti si espone a favore del documento presentato dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, al Consiglio Ue sul ruolo dell’agricoltura per la vitalità delle aree rurali. La presenza dell’agricoltore e dell’allevatore appartiene a quelle misure che permettono la tutela di un territorio e la regolamentazione della sua splendida biodiversità.

“Proprio per questo”, concludono Grenna e Ciotta, “la fuga delle attività dalle aree montane a rischio non sarà mai una risposta accettabile, men che meno un risarcimento economico ridicolo e svilente.”

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