L'esperto

Terremoti e tsunami, il sismologo: “Anche la Liguria a rischio maremoto”

Nella nostra regione esistono tre cause scatenanti per i maremoti: "Attenzione agli eventi sismici, ma anche alle frane sottomarine"

Generico febbraio 2023

Liguria. Gli tsunami in Liguria eventi rari ma non impossibili. Tanto che sono una decina i maremoti registrati in passato sulle nostre coste, minacciate – come gran parte del Mediterraneo – da tre fattori di rischio in grado di causare onde anomale e potenzialmente distruttive. Dopo l’allarme lanciato stamattina dalla protezione civile in seguito al devastante sisma in Turchia, abbiamo chiesto un’analisi del fenomeno a Stefano Solarino, sismologo genovese e primo ricercatore all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Si scopre anzitutto che la Liguria in passato è stata soggetta a maremoti, anche se “non sono stati particolarmente forti. Accade spesso che, quando si verifica un terremoto in Algeria, si vengano a creare le condizioni per cui anche noi osserviamo un piccolo incremento del livello del mare. Ce ne accorgiamo grazie alle rilevazioni dei mareografi che servono per la navigazione. In quei casi – spiega Solarino – assistiamo anche alla propagazione di un particolare tipo di onde chiamate onde T che dà origine a una particolare vibrazione, uno scuotimento che si può confondere con un sisma verificato nel Mar Ligure”.

Il database dell’Ingv ricostruisce 8mila anni di storia sismica del Mediterraneo, incrociando testimonianze storiche e studi geologici condotti sulla stratificazione del terreno. Dai dati attualmente in possesso emerge che Imperia ha registrato in passato ben sei maremoti, quattro hanno colpito Genova, solo uno La Spezia. Il più forte? Quello del 1887, connesso al terremoto che ha distrutto Bussana Vecchia nell’estremo Ponente della Liguria, un episodio classificato al terzo grado (su un totale di 6) della scala Sieberg-Ambraseys, l’equivalente della scala Mercalli per i terremoti, in grado di provocare solo “lievi danni alle strutture”.

“Quel sisma – ricorda Solarino – ebbe origine in mare di fronte a Sanremo. Il maremoto si propagò anche lungo la costa francese ed è stato registrato in Liguria con onde alte un metro e mezzo. Rispetto agli episodi più importanti si tratta di un dato assolutamente trascurabili, ma ciò che conta è l’interazione tra il fenomeno geologico e le caratteristiche della costa: abbiamo studiato che in una località come Celle Ligure, dove c’è una spiaggia che declina dolcemente verso il fondale, lo tsunami riuscirebbe a penetrare sulla costa per 50-100 metri, raggiungendo perciò anche la sede stradale dell’Aurelia“.

In particolare ci sono tre cause in grado di scatenare uno tsunami in Liguria: oltre a un terremoto localizzato in mare “potrebbe verificarsi il crollo di un edificio vulcanico sottomarino, come Marsili e Vavilov nel Tirreno meridionale, che interesserebbe le coste del Mediterraneo, ma anche una frana sottomarina“. E pure sotto quest’ultimo punto di vista la Liguria non si fa mancare nulla, grazie alle due strutture a canyon presenti al largo di Genova: “Può succedere che, in seguito al moto ondoso o ad un terremoto, le pareti possano franare e dare origine a un innalzamento del mare. Sono eventi rari di cui sappiamo poco – precisa Solarino – e abbiamo solo un’idea generale di quello che potrebbe accadere”.

Stamattina, dopo il catastrofico terremoto di magnitudo 7,9 tra Turchia e Siria, l’allerta tsunami ha riguardato anche l’Italia per alcune ore. Compresa la Liguria, dove in alcuni comuni (come Santa Margherita Ligure) gli abitanti hanno ricevuto una telefonata con la raccomandazione di allontanarsi dalle zone costiere, quando però l’allarme era già ufficialmente rientrato.

“L’azione del sindaco è stata tardiva ma non scorretta – commenta Solarino -. Ciò che si può fare in questi casi è rimanere lontani dalle zone che potrebbero essere inondate. Teniamo conto che l’onda di maremoto ha un’incredibile energia associata, quella necessaria per sollevare 3mila metri d’acqua per un metro di altezza, e quest’energia viene conservata fino all’impatto sulla costa. L’unico modo è non trovarsi lì quando arriva”.

Certo è che sul tema in Italia resta ancora molto lavoro da fare: “Solo da poco tempo abbiamo preso coscienza del fenomeno e Ingv ha aperto un centro nazionale tsunami che ha la stessa funzione dell’osservatorio sui terremoti ed è stato riconosciuto dall’unione Europea come ente di controllo per tutto il Mediterraneo. Le azioni messe in atto oggi sono adeguate per le conoscenze che abbiamo, considerando che finora il rischio maremoti non è stato preso in considerazione in modo adeguato”. E in Liguria? “Non sarebbe male installare cartelli sulle spiagge, ricordando che il livello del mare può cambiare per fenomeni meteorologico, ma anche per eventi di sismico e geologico. Anche questo – conclude Solarino – è un modo per preparare la popolazione”.

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