Il testa a testa

Juventus-Napoli: San Gennaro e il gioco delle tre carte

Con la vittoria dei partenopei all'Allianz Stadium si accende la volata scudetto, gli stati d'animo delle due squadre sono ora opposti

Il Napoli vince e si esalta. La Juventus perde e si lecca le ferite. Quattro partite ancora da giocare, un solo punto a dividere le due squadre e un finale di stagione che si preannuncia incandescente. Il risultato di 1 a 0 in favore degli azzurri, però, non è maturato solo sul campo ma è frutto di una serie di circostanze che vanno al di là dei novanta minuti di gioco e il campionato è ora più che mai aperto.

Napoli canta e spera. In una frase si può riassumere facilmente il mood di una città che in questo momento è senza dubbio uno dei luoghi con il più alto indice di felicità dell’intero pianeta. Per informazioni dare un’occhiata allo spettacolo pirotecnico andato in scena per le vie “della città delle 500 cupole” dalle 23 di domenica 22 aprile fino alle prime luci dell’alba.

La storia infinita con un copione che si ripete da anni cambia improvvisamente finale e San Gennaro diventa, un po a sorpresa, il patrono di tutti quelli che non tifano Juve. La vittoria del Napoli esalta il suo popolo ma anche coloro che vorrebbero un cambio di rotta e un nome diverso nell’albo d’oro del tricolore.

San Gennaro rappresenta anche la misticità che si cela dietro a questo risultato. Si perché non è solo questione di una partita, si tratta di un destino che sembrava incontrovertibile, un epilogo difficile da cambiare e invece, quando meno te lo aspetti eccolo li, Kalidou Koulibaly simbolo di un’esasperata resilienza, che all’ultimo minuto salta e di testa trova il gol dell’apoteosi.

Come avrà fatto, dopo una partita così dispendiosa, ad arrivare fin lassù per incornare quel pallone? Forse un po di merito va davvero a San Gennaro che deve aver dato ascolto alle preghiere e agli scongiuri dei suoi religiosissimi e super scaramantici cittadini, decidendo di elevare il difensore senegalese a eroe della patria. Tifosi partenopei che hanno fatto sentire il proprio calore già prima della partita con l’ “assalto” amichevole al pullman che trasportava la squadra: fumogeni e cori d’incoraggiamento che devono aver caricato a dovere gli uomini di Sarri che, qualunque cosa si sia letta o sentita, hanno vinto meritatamente.

Torino tace e prova a recuperare le forze in vista degli ultimi impegni di questa stagione paradossale. La Juventus ha fallito il match-ball scudetto e si ritrova con un solo punto di vantaggio dal Napoli secondo. Allegri ha in mano tre carte da analizzare che sono verosimilmente le cause del calo bianconero.

La prima è rappresentata dalla situazione mentale dei suoi giocatori, ma per capirlo bisogno fare un passo indietro alla notte più amara: quella del Bernabeu.
Erano cinquant’anni che non si vedeva una squadra dominare in quel modo il Real Madrid nel suo stadio. La prestazione sontuosa della Juventus avrebbe meritato quantomeno il passaggio del turno, così non è stato e le ripercussioni psicologiche, che si pensavano di poca entità dopo la passeggiata sulla Sampdoria al rientro in campionato, si sono invece materializzate nelle due partite successive. Il pareggio a Crotone (probabilmente il risultato più clamoroso) e l’ultima sconfitta contro il Napoli hanno evidenziato la fragilità caratteriale della compagine guidata dall’allenatore livornese.

Se la testa non gira le gambe non vanno e la seconda problematica è proprio quella legata alla condizione fisica. La Juventus ha abituato a ben altre prestazioni nelle partite di cartello e quella di domenica scorsa non è stata all’altezza delle aspettative. Giocare per il pareggio non paga quasi mai tanto meno scherzare col fuoco perché può capitare di bruciarsi e così è stato. Campanello d’allarme che accende una spia rossa alla voce “benzina” e proietta la squadra in una condizione d’immediato recupero per affrontare le sfide finali.

C’è un giocatore in particolare però, che incarna a pieno il momento bianconero. E’ Medhi Benatia, terza ed ultima carta. Il difensore marocchino si trova nell’occhio del ciclone per gli ultimi errori che hanno penalizzato la squadra: dal fallo da rigore contro il Real Madrid, all’errata marcatura che ha portato al gol di Koulibaly. Semifinale di Champions sfumata e scontro diretto per lo scudetto perso, due macchie gigantesche su un stagione fino a poco tempo fa perfetta.

A rendere ancora più difficile la situazione è stata la pubblica sfuriata che ha avuto nei confronti di Crozza. Il noto comico genovese lo ha citato in una gag satirica prendendolo in giro per aver commesso il fallo da rigore che ha eliminato la Juve dalla Coppa dei Campioni, la sua reazione è stata spropositata nei confronti di un comico che si prende gioco dei personaggi di rilievo e di costume da anni. L’ambiente immacolato di Vinovo che aveva resistito al passaggio di giocatori dal passato turbolento come Tevez e Osvaldo si incrina con le parole del marocchino. Un ulteriore sintomo dell’indebolimento del sistema Juve che sta accusando le fatiche degli ultimi sei anni vissuti da campioni incontrastati.

Come andrà a finire nessuno lo può sapere, il calendario e l’entusiasmo favoriscono gli azzurri, il vantaggio in classifica e l’abitudine a stare li, i bianconeri attesi già sabato sera a Milano dall’Inter che, vent’anni dopo i fatti di Ronaldo pregusta la vendetta.

San Siro sarà una bolgia, da qui al 20 maggio undici contro tutti per regalarci un finale degno del campionato più equilibrato d’Europa.

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