Melting pot

Essere musulmano a Savona: tra religione e abitudini. L’intervista a Mariyah

L'islam è la seconda religione del mondo per consistenza numerica, ma in un paese fortemente cattolico come l'Italia, come si sentono questi fedeli?

Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume [cfr. artt.8, 20]. In questo modo la Costituzione dichiara lo Stato italiano laico e permette a coloro che vi abitano di professare qualsiasi religione. Ma i pregiudizi, all’alba del 2021, possiamo dire di averli superati davvero?

I pregiudizi collegati alla religione islamica derivano proprio dall’interpretazione molto varia che nel tempo i suoi fedeli hanno fatto del Corano, la sacra scrittura a cui fanno riferimento i fedeli musulmani. Queste interpretazioni, tuttavia, vanno attribuite all’individuo e non alla religione nella quale si identificano.

Per approfondire questi aspetti ho parlato con alcune donne musulmane che vivono proprio a Savona, in particolare riporto le parole di Mariyah.

Come ci si sente a vivere e inserirsi in un contesto sociale come quello savonese, rispetto a quello che invece può significare per una persona che vive in una grande città melting pot?

“Non è semplice, ci sono ancora tante perplessità riguardo l’islam, ma cerco sempre di far capire alle persone dubbiose che l’estremismo di alcuni uomini non è dovuto alla nostra religione ma soprattutto alle tendenze personali”.

Ti senti osservata quando ti trovi in mezzo alla folla?

“Beh… sicuramente portare il hijab è una scelta difficile ma doverosa. Difficile perché molte persone, soprattutto quelle anziane, hanno modo di identificarti e quindi ti stanno lontano, alcuni spostano la borsa mentre altri si limitano a farfugliare qualcosa tra di loro”.

Cosa rispondi a chi ti pone domande riguardo la tua scelta religiosa?

“Rispondo che Allah mi insegna ad amare il prossimo rispettandolo in ogni sua caratteristica. L’islam non nega l’esistenza di altri profeti, come Gesù. Io non giudico le altre religioni, perché lo dovrebbero fare con me? Tu, sei cristiana?”.

Quando le dico di essere atea fa un passo indietro, mi guarda negli occhi, sconcertata dalle mie parole. Questo è sicuramente un punto fondamentale della religione in questione, la fede. La fede completa e smisurata, abbandonarsi completamente al proprio Dio, in questo caso Allah, per lasciare indietro ogni dubbio. Questo è stupefacente: la fiducia che questi fedeli ripongono nella religione ed è per questo che Mariyah mi guarda sconvolta sapendo della mia assenza di credo.

È umanamente legittimo avere pregiudizi, soprattutto quando non si conosce abbastanza di un determinato soggetto, ma è necessario imparare ad agire in modo da evitare che una certa caratteristica fisica, di genere o, come in questo caso, religiosa, diventi il carattere distintivo dell’individuo in questione.

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