Conoscere sé stessi mentre si impara, comprendere come funziona la propria mente e scoprire la ricetta per assimilare le informazioni e ricordarle a lungo. Inoltre fare il tutto in modo piacevole, scoprendo il gusto dell’imparare. Sono questi gli obiettivi del progetto FreeNauta, proposto dalla coach loanese d.ssa Paola Ricca per l’apprendimento positivo, e ispirato alla metacognizione.
“La mente di ognuno di noi ha caratteristiche, colori e sfumature differenti – spiega –. Quindi ciascuno di noi ha un modo proprio, unico e personale, per capire e ricordare le informazioni. Inoltre tutti, ma proprio tutti, abbiamo dei talenti da individuare. Un metodo di studio, dunque, è tanto più efficace quanto più tiene conto di questa unicità. Perciò conoscere noi stessi, i nostri punti di forza, e il modo in cui il nostro cervello apprende, è fondamentale per creare il nostro stile di apprendimento. Occorre avere tanti strumenti tra cui scegliere, provare quelli che funzionano meglio per noi e poi… godersi la sensazione di un apprendimento sereno e felice. Imparare a imparare è un’arte, la metacognizione è la tela”.
E’ una grande vittoria di tutti i giorni notare come l’esperienza della scuola diventi molto più positiva non appena la si affronta con gli strumenti su misura. Se sei miope e ti trovi al cinema senza i tuoi occhiali, non apprezzerai lo spettacolo come vorresti. E non ti servirebbe molto chiedere gli occhiali al tuo vicino di poltrona, che magari è presbite. Per goderti il viaggio dell’imparare hai bisogno di qualcosa su misura. L’approccio metacognitivo porta quindi ogni partecipante a crearsi, nel tempo, i suoi occhiali”
Un esempio pratico: “Capita spesso che i ragazzi passino molte ore su un libro, lo chiudano convinti di aver studiato molto e poi i risultati non arrivino come previsto. Questo accade perché non hanno competenza metacognitiva e, magari, non si sono resi conto di aver studiato con distrazione o di non aver capito ciò che hanno letto. Oppure non sanno valutare, prevedere e gestire gli impatti dell’emotività sulla performance scolastica o professionale.
Statisticamente leggere un testo e provare a ripeterlo può essere utile per la maggior parte di noi, ma non per tutti. Ci sono tante altre modalità che si possono integrare alle modalità classiche e scoprirci ‘apprenditori’ più potenti. Qualche idea da provare? Per esempio, per ricordare qualcosa si può usare una metafora (meglio se è fuori dal contesto della materia che si sta studiando) oppure la drammatizzazione (tramite una piccola scenetta), o anche una filastrocca o un ritmo rap o dei graffiti (ottimi per imparare con soddisfazione una poesia o i verbi in inglese).
Insomma, la metacognizione è la chiave per fare rendere al meglio il tempo speso studiando, e funziona al meglio quando personalizziamo il nostro metodo. I percorsi del metodo FreeNauta , proposti dalla d.ssa Paola Ricca, coinvolgono studenti, a partire dal 4 anno della primaria e fino all’università, genitori, adulti e anche maestri e professori: “Anche se passiamo anni e anni tra i banchi di scuola, forse non dedichiamo ancora abbastanza energie a capire come si impara a imparare. Nei laboratori capiamo con tanti casi reali come funzionano i processi di memoria, la codifica delle informazioni, il ricordo. E partiamo sempre dai punti di forza”.
“Una volta che capisci che l’apprendimento è sistemico, cioè coinvolge mente, corpo e emozioni, potrai prevenire le verifiche ‘cimitero’, i ‘buchi neri’ che ti fanno fare scena muta e l’ansia o il mal di pancia del parlare in pubblico ”.
Lo strumento che può dare ottimi frutti, e in tempi rapidi, sono le mappe mentali: una potente rappresentazione su un foglio (scritta a mano, almeno in fase di ideazione, cosa che aiuta la memoria) di ciò che si sta imparando.
All’inizio una mappa mentale non è altro che una cugina semplificata del testo che si sta studiando. Il passaggio successivo è comporre la tua mappa sistemica, cioè una mappa che usa sistemi di associazione ancora più personalizzati e con la quale tu riesci a ricordare a lungo”. “Io uso le mappe da oltre 2 decenni, ho iniziato all’università, laureandomi in economia a 22 anni, e non le ho mai lasciate. Oggi insegno a professionisti e manager a usarle in tanti aspetti della vita in cui è utile avere sintesi visiva minimalista ”.
Attenzione alle aspettative ‘magiche’ non realizzabili, avverte la d.ssa Ricca. I tempi di apprendimento con le mappe non si riducono, e non vogliamo promettere di imparare tutto in pochi istanti: “Per preparare le mappe occorre studiare con attenzione, quindi a conti fatti è possibile che usando il metodo FreeNauta un ragazzo studi la lezione perfino per un lasso di tempo maggiore al solito. Le mappe però tagliano drasticamente il tempo necessario al ripasso. Basta rivedere velocemente una mappa sistemica, realizzata qualche tempo prima, per ricordarsi quello che si è studiato.”
Paola Ricca insegna il suo metodo nelle scuole: “I miei corsi permettono agli insegnanti di ottenere i crediti formativi del MIUR. E quello che voglio creare è una community in cui si impara insieme, ecco perché, oltre ai percorsi individuali, chiunque può offrirsi di organizzare un incontro, basta che abbia un locale adatto, una libreria o una sala, e un certo numero di studenti e genitori interessato: Tra Savona e Alassio abbiamo già diversi laboratori che sono nati in questo modo e che sono dedicati ai ragazzi e alle mamme e ai papà. Il prossimo appuntamento sarà presso la Associazione Insieme Valmaremola di Tovo, lunedì 10/10 alle 21. Lo scopo è permettere ai ragazzi di rinforzare l’autonomia nello studio (cosa che a sua volta influenza l’autostima). Insomma crediamo che gli anni della scuola possano essere anni … di scuola felice ”.
Il metodo proposto dalla d.ssa Paola Ricca è adatto anche in caso di disturbi specifici dell’apprendimento: “Le mappe partono dalla metacognizione e quindi valgono per tutti, compresi gli studenti che hanno per ‘compagno di viaggio’ la dislessia. Le mappe sono schematiche e contengono poche parole. Usando una mappa sistemica in aula o durante un verifica o ad un esame un ragazzo dedica le sue energie a dimostrare ciò che ha imparato. Le mappe gli alleggeriscono infatti la fatica legata alla assenza di automatismi, nella lettura e non solo. Una fatica che accompagna sempre un ragazzo dislessico, dalle primarie all’università al mondo del lavoro, senza che lui ne abbia colpa. Una fatica che secondo alcuni ha a che vedere con la pigrizia o con una sorta di “moda”. Beh chi pensa questo, permettetemi di dirlo, sbaglia”.
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