La sentenza

Coniugi uccisi da calderina killer a Cengio: condannati ex dirigenti Arte

Sei mesi di reclusione la pena inflitta ai tre imputati, provvisionale per i figli delle vittime

tribunale Savona

Cengio. Si è chiuso con tre condanne a sei mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, il processo per la morte di due coniugi, Elio Ferrero e la moglie Irene Sattamino, uccisi a causa di una calderina killer, il 3 marzo del 2009, nella loro casa a Cengio.

A giudizio c’erano Franco Bellenda, Cesare Re e Renato Pezzoli, tutti dirigenti dell’Arte (ex Iacp), proprietaria dell’appartamento, che si sono susseguiti alla guida dell’Ente tra il 1990 al 2009. Secondo l’accusa, i dirigenti di Arte, in quanto responsabili dell’immobile, non avrebbero assicurato i requisiti minimi di sicurezza nell’impianto scalda acqua dell’alloggio dove vivevano le vittime, soprattutto in relazione all’aerazione nell’ambiente ed i sistemi di smaltimento dei prodotti di combustione.

Il giudice Laura De Dominicis ha anche condannato i tre imputati a pagare una provvisionale di 125 mila euro (il risarcimento del danno definitivo sarà da quantificare in sede civile) per i tre figli dei coniugi Ferrero che si erano costituiti parte civile nel processo con gli avvocati Amedeo Caratti e Massimo Badella.

Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà attendere 90 giorni. Non è da escludere che i difensori degli imputati, gli avvocati Franco Aglietto e Francesco Ruffino, valutino di ricorrere in Appello.

Nella sua arringa difensiva l’avvocato Aglietto aveva sottolineato “per condannare i tre imputati sia necessario dimostrare che il presunto comportamento omissivo (le problematiche riscontrate sull’impianto) abbia un nesso di causalità con la morte dei coniugi”. Un collegamento che, secondo il legale, non c’è: “E’ stato dimostrato che lo scaldabagno presente nell’alloggio al momento dell’incidente non era lo stesso che gli inquilini avevano trovato quando erano andati a vivere nell’alloggio di Arte e questo interrompe il nesso di causalità tra le due condotte”.

Inoltre, sempre secondo il difensore di Re, la normativa afferma che il responsabile della manutenzione dell’impianto di riscaldamento è l’inquilino dell’immobile e non il locatore.

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