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“Physis” – Mostra d’arte di Thomas Balaӱ e Silvia Cini

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Luglio
2019

Dal 20 aprile (inaugurazione ore 18) al 14 luglio a Palazzo Tagliaferro si tiene la mostra personale internazionale “Physis” di Thomas Balaӱ e Silvia Cini, a cura di Viana Conti con Christine Enrile (visitabile fino al 5 maggio tutti i giorni, fino al 16 giugno da giovedì a domenica).

I due artisti hanno come comune denominatore l’orchidea, pianta seducente e inquietante dalla fenomenologia di fioritura complessa. Tale evento espositivo in progress si denomina, significativamente, physis/φύσις, termine greco che riconduce sia alla condizione esperienziale degli esseri del pianeta, che nascono – vivono – scompaiono per ricomparire secondo i ritmi rigenerativi stagionali della natura, che, al tempo stesso, agli esordi filosofici del pensiero ontologico occidentale.

Thomas Balaÿ, artista fotografo francese, diplomato in agronomia tropicale, risponde alla sua attrazione e passione sul campo, non cessando di riprendere fotograficamente la fioritura e di analizzare la capacità di adattamento di piante come le orchidee, la cui bellezza formale, unita alla complessità riproduttiva, sono tali da sedurre e al tempo stesso intimorire un ricercatore attento come lui. Interessato al soggetto orchidea anche come struttura e design, Thomas Balaÿ scatta dei primi piani, dei dettagliati close-up frontali sull’apparato riproduttivo, la parte intima, per così dire, trasformando un soggetto naturale in un’icona di valore sacrale, in una protagonista assoluta, decontestualizzata, posta al centro di un campo monocromo nero, simbolicamente rituale.

Si configura come una deriva psicogeografica, di ascendenza situazionista, l’ambientazione, in quattro tempi, che l’artista italiana Silvia Cini ha articolato, per un pubblico ideale, nelle sale del Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro. Nella mente dell’artista, l’iter espositivo segue un suo andamento che prende inizialmente il nome di Avant que nature meure/Prima che la natura muoia, e che si connota socialmente riferendosi all’antropizzazione delle orchidee spontanee.

Lusus naturae/Scherzo di natura – termine botanico che definisce una difformità di comportamento della natura, rispetto ad uno standard ipotizzato dall’uomo – è il titolo di una fase successiva della mostra in cui Silvia Cini sparge nelle incrinature del pavimento dello spazio espositivo semi di bocca di leone comune, che, nel corso della mostra, germoglieranno e fioriranno nei loro splendenti colori.

Il lavoro successivo, intitolato “Mattaione” – toponimo che indica il luogo con il materiale argilla che lo caratterizza, in Toscana – si articola in un’installazione formata da una megafotografia del paesaggio, stesa a terra come un tappeto, che si accompagna ad una sequenza-reportage di minifotografie, che documentano le fasi di estrazione manuale, ad opera dell’artista stessa, dei blocchi d’argilla pura dal greto del fiume Ombrone. Sono sculture naturali, di presenza archetipica, che, dopo un tempo di cottura controllato, vengono disseminate in mostra. Il percorso delle varie isole installative, si conclude con l’opera φύω/io genero, in cui l’artista, dopo trent’anni di smaterializzazione concettuale dell’opera, torna a modellare, quotidianamente, plasmando bulbi di giacinto o ricoprendone d’argilla altri in via di fioritura.

A partire dalla precarietà della bellezza del fiore, si percepisce, sottotraccia, sia nell’opera di Thomas Balaӱ che in quella di Silvia Cini, una profonda riflessione sui rischi di una sparizione naturale e di una annunciata, in un ecosistema attaccato dall’inquinamento messo sconsideratamente in atto dall’uomo, che dovrebbe, al contrario, incentivare la biodiversità. Entrano in risonanza, in mostra, le condizioni d’Arte, Bios e Anthropos.

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