Rubrica "nuvola nera"

Una giornata qualunque alla stazione ai tempi del Covid: uno sfogo (concedetemelo!) fotogallery

Chi lavora quotidianamente in stazione racconta, finalmente senza peli sulla lingua, la situazione attuale

treno piazza principe

Penso che la stazione possa essere considerata la rappresentazione in miniatura dell’Italia odierna, un’Italia dove una signora, che potrebbe essere mia madre (abbassandosi la mascherina all’avvicinarsi), viene a vomitarmi in faccia tutto il suo odio perché sull’IC per Milano che vorrebbe prendere di lì a 10 minuti non c’è posto e rischia di perdere un aereo prenotato da 3 settimane.

Una signora che pretende, presentandosi in stazione dieci minuti prima della partenza, di prendere all’ultimo secondo un treno ormai pieno da giorni, solo perché lei ha sempre viaggiato in prima classe, quando, sapendo di dover partire, avrebbe potuto prenotarlo settimane prima. Una signora che, al mio affermare che ci fossero ancora posti su regionali che la avrebbero fatta arrivare in tempo, risponde che non gliene frega un “fallo” e che sarebbe salita lo stesso, senza biglietto, perché era suo diritto e che non avrebbe viaggiato su un carro bestiame, per paura di prendersi il Covid.

Il tutto, ripeto, con la mascherina abbassata.

Un’Italia dove ragazzini entrano in stazione con la musica a palla, con la sigaretta accesa, ovviamente senza mascherina e che, al nostro intimare di indossarla, ci mandano a quel paese, bestemmiano o ci ridono in faccia. Alcuni di loro sono gli stessi che, riunendosi in gruppo, sputano ai capitreno o arrivano addirittura alle mani, solo perché gli si chiede di indossare una mascherina.

Un’Italia in cui, quotidianamente, veniamo insultati senza mezzi termini da chi, bisognoso di sfogare la propria rabbia contro qualsivoglia disservizio, non sa nemmeno distinguere tra AMT, tabacchino, deposito bagagli, ufficio postale, banca, ufficio informazioni, cambio valute, agenzia di viaggi, Vodafone e, infine, l’azienda per cui lavoro, nonostante quest’ultima sia scritta a caratteri cubitali sulla mia divisa. Ma la cosa peggiore è la suddetta, non capisce che il fatto che ci troviamo in stazione non fa di noi dei bidoni dove svuotare la propria rabbia per qualsiasi cosa accada al suo interno, come se le regole le avessimo scritte noi. È un paese di persone che non sanno più leggere, persone che prendono treni sbagliati perché non conoscono la geografia o guardano gli arrivi invece che le partenze.

E puntualmente, danno la colpa a noi. Persone che se ne escono con perle come “partono entrambi alle 12:20, qual è quello per Milano? Quello per Pisa o quello per Roma?”. Persone che non hanno voglia di fare la coda, gridano, ti insultano, ma non vedono che ci sono altre cinque macchinette libere, c’è persino il tabacchino a due passi da te! Se solo si guardassero intorno, queste persone non avrebbero bisogno di chiedere dov’è il tabacchino, dov’è il bagno, dov’è la biglietteria, solo perché non hanno la voglia fisica di muoversi dal loro posticino!

Persone che cercano di timbrare il biglietto negli estintori. Persone che non scaricano le applicazioni per organizzare i propri viaggi perché “Ci rubano i dati!!!” salvo poi condividere per filo e per segno dove stanno andando, con quale treno e in quale fascia oraria, magari postando anche le foto dei loro nipotini che fanno il bagnetto mezzi nudi al mare.

Persone che chiedono, ma non ascoltano.

“Dove sono le obliteratrici?”

“Nel corridoio, prima di salire sul binario”

“Ah, sul binario! Grazie”

E corrono via. E se prendono la multa è, ovviamente colpa tua.

Persone che non fanno il biglietto perché “ci sono tanti n**** senza biglietto! Che pensino prima a loro e poi a noi italiani!” Persone che “io non faccio il biglietto perché tanto non me lo chiedono, il capotreno non c’è mai!”

Certo. E come partirebbe secondo lei il treno, mi dica? Con la forza del pensiero? O pensa che si muova come nei Flinstone, con i dipendenti che corrono con i piedi sulle rotaie?

Persone che “i treni sono sporchi!” ma fanno i viaggi con i piedi sui sedili e quando chiedi loro di toglierli ti guardano stizziti.

“Signora, io un euro per il bagno, non lo pago! Fate schifo!”

“Signora non ce l’ho con lei ma i treni sono tutti pieni! Fate schifo!”

“Signora ma il deposito bagagli è chiuso, fate schifo!”

No, cari signori, siete voi che fate schifo. Imparate a guardarvi intorno, imparate a leggere, imparate la geografia, imparate che non tutto vi è dovuto, imparate a prendervi le vostre responsabilità, a leggere i regolamenti, a pretendere solo e soltanto se siete nel giusto, a richiedere servizi eccellenti, solo se fate il necessario perché questi possano esistere.

Imparate ad aprire la bocca con cognizione di causa, a pesare le parole, ma soprattutto, imparate a essere gentili, imparate l’educazione, imparate a educare i vostri figli e per l’amor del cielo, mettetevi questa “fallo” di mascherina!

Per fortuna, non sono tutti così. Molti sono gentili, comprensivi, attenti. Arrabbiati, ma corretti. E a queste persone rivolgo un enorme grazie. Siamo tutti persone, nel torto e nella ragione, e come persone dobbiamo comportarci. Siamo tutti sullo stesso vagone, per usare un eufemismo e vi assicuro che anche noi siamo arrabbiati.

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