Ambiente

Nuove specie marine “invadono” il nostro mare (e la responsabilità è nostra)

Dal 1994 a oggi il numero di specie marine provenienti da aree tropicali ha continuato a salire per un totale di circa mille specie

Di fronte a un’estate che sembra stentare ad arrivare, i negazionisti proveranno forse ancora una volta a negare il riscaldamento globale e i suoi effetti, ma è un dato di fatto che in pochi anni le specie “aliene” nel Mediterraneo e in particolare nel mar Ligure sono aumentate anche di molto.

Dal 1994 a oggi il loro numero ha continuato a salire per un totale di circa mille specie tropicali. Tra le cause principali, il riscaldamento globale, che ha influito sulla temperatura del Mediterraneo. L’aumentato delle temperature del nostro mare, infatti, permette la sopravvivenza e la proliferazione di nuove specie, che arrivano per lo più a causa dell’intensificazione del traffico navale lungo il canale di Suez, anche se molti organismi si introducono naturalmente nei nostri mari, passando sopratutto per lo stretto di Gibilterra.

In particolare in Italia, negli ultimi anni, si sono contate ben 43 nuove specie. Uno degli ultimi arrivati è la Bavosa dalla bocca rossa, proveniente dalle isole oceaniche. Si nutre principalmente di alghe e detriti sul fondale e durante il periodo riproduttivo si stabilisce in piccole cavità rocciose. È stata avvistata per la prima volta in territorio italiano nel luglio 2017 dai ricercatori dell’Ispra, e si pensa che sia giunta fin qui attaccata alla chiglia di qualche imbarcazione.

Le conseguenze di questa “invasione” sono spesso sottovalutate. Per esempio, alcune di queste nuove specie stanno mettendo a rischio le praterie di Posidonia, un’alga che ha un ruolo fondamentale per la vita nei nostri mari. La biodiversità del Mediterraneo è quindi evidentemente a rischio, e in futuro si prevede una diminuzione del numero di specie locali.

Tra gli animali più invasivi che si sono stabiliti nei nostri mari troviamo anche la Gambusia, un pesce tropicale introdotto in Italia negli anni ‘20 per eliminare le uova di zanzara di cui si nutre; il problema è che provoca danni anche ad altri insetti nativi e può essere portatore di parassiti. C’è anche il Granchio blu americano, arrivato di recente in Sardegna, che può raggiungere grandi dimensioni e provocare seri danni agli habitat marini a causa della sua aggressività. Persino alcune specie di meduse tropicali sono arrivate nei nostri mari, ma il problema più grande è che anche le meduse locali sono in aumento. Ancora una volta le cause sono il riscaldamento delle acque unito alla pesca eccessiva, che ha ridotto il numero dei predatori naturali.

Inoltre non bisogna dimenticare che il riscaldamento dei mari ha annullato le differenze di temperatura, portando diverse specie che prima vivevano nella parte meridionale del Mediterraneo a diffondersi anche più a nord. Uno dei motivi per cui risulta difficile monitorare questo fenomeno è che la maggior parte di queste specie è di piccole dimensioni: si tratta principalmente di molluschi e crostacei.

A questo proposito, l’Università di Pavia ha messo a punto il progettoUn mattone contro le specie aliene”, che è possibile sostenere anche attraverso la piattaforma per il crowdfunding “Universitiamo”. Secondo i ricercatori, collocando sul fondale dei porti mattoni in PVC, sui quali le specie “aliene” appena arrivate potranno insediarsi, si creerebbe un terreno di cultura utile a studiare e monitorare con precisione i nuovi arrivati.

A questo punto, quando l’estate arriverà definitivamente ed entrerete in acqua per refrigerarvi, prima di tuffarvi, provate a pensare a tutti i piccoli “alieni” che probabilmente nuoteranno lì intorno; chissà che un po’ più di consapevolezza da parte di tutti non possa migliorare quella miriade di piccole azioni quotidiane che influiscono sull’ambiente.

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