Nostro mare

Mar Ligure: le meduse che possiamo incontrare

Riconoscerle meduse e proteggersi dalle loro punture

Con l’aumento delle temperature sono anche aumentati gli avvistamenti di meduse, in particolare in prossimità delle spiagge. Ancora una volta il riscaldamento globale altera gli equilibri naturali favorendo, oltre alla proliferazione delle specie nostrane, l’ingresso nel Mediterraneo di specie aliene.

A ciò si aggiunge l’effetto della pesca intensiva, che ha ridotto alcune specie (del nostro mare), come il tonno o il pesce spada che sarebbero i predatori naturali delle meduse. La loro comparsa spesso provoca il “fuggi fuggi” dalla spiaggia, oppure la caccia feroce con retini e secchielli: in alcune località balneari vengono addirittura installate reti per creare aree “medusa free”.

Purtroppo, però, in pochi sanno che gran parte di queste creature è innocua per l’uomo e fondamentale per l’ecosistema marino, in quanto filtrino e puliscano l’acqua ricavandone nutrimento, e facciano parte della catena alimentare. Certo, è meglio evitare incontri ravvicinati, ma vale la pena sapere qualcosa in più su queste creature primordiali, temibili, ma affascinanti e spettacolari.

Forse vi stupirà sapere che le meduse non sono altro che uno dei due stadi del ciclo vitale di un organismo più complesso: il primo stadio è quello di polipo (non polpo!), un animale che vive sul fondale e può riprodursi asessualmente diventando poi una medusa. Le meduse vivono nei pressi della superficie dell’acqua ed esistono sia esemplari maschi che femmina, dal loro accoppiamento hanno origine le larve da cui poi nasceranno i polipi.

Sono dotate di occhi sulla cupola, in grado di percepire la luce e permettere loro di dirigersi sempre verso la superficie; non hanno un cervello, ma un sistema nervoso semplice che permette loro di contrarre le cellule del rivestimento per potersi muovere, anche se molto lentamente; dunque non si limitano a seguire le correnti, ma in qualche modo “decidono” dove andare.

L’aspetto rassicurante è che nel Mediterraneo non ci sono meduse mortali e la maggior parte di quelle urticanti non rappresenta un vero pericolo per l’uomo: nelle nostre zone solo la Physalia è in grado di causare reazioni gravi. Essa, chiamata anche Caravella portoghese, in realtà non è nemmeno una medusa, ma un essere vivente formato da quattro diversi organismi che vivono in simbiosi.

Vive nell’Atlantico e fino a poco tempo fa, fortunatamente, gli avvistamenti di questa specie nel Mediterraneo erano rari; ultimamente è stata avvistata sulle coste della Sicilia e della Sardegna.

Mar Ligure: cosa c’è sotto?

Nelle foto (alcune delle quali scattate nel savonese) le specie più comuni che possiamo incontrare:

  • La Cassiopea Mediterranea, che si distingue per il suo colore giallo e i tentacoli sotto ai quali trovano protezione dai predatori molti piccoli pesci. Può raggiungere grandi dimensioni (fino a circa 30 cm di diametro), ma non è pericolosa per l’uomo, nonostante venga spesso scambiata per tale.
  • La Velella, che in realtà non è una vera medusa, ma una colonia di polipi. E’ innocua, galleggia e si sposta sulla superficie grazie a una sorta di vela, e quando il suo ciclo vitale giunge al termine si spiaggia.
  • La Pelagia è la medusa più diffusa nel Mediterraneo, ha dimensioni ridotte e un colorito violaceo. I tentacoli sono urticanti, e possono raggiungere anche diversi metri. Gli effetti causati dalla sua puntura svaniscono dopo qualche giorno.
  • C’è poi la Physalia, la più pericolosa, non è mortale ma comunque molto urticante: può causare vomito, svenimenti e brutte cicatrici. Ha sottili tentacoli lunghi fino a 30 metri, per questo è difficile vederla se si viene punti. Fortunatamente è tipica dell’Oceano Atlantico ed è raro incontrarla lungo le coste italiane.
Mar Ligure: cosa c’è sotto?

Alcuni consigli in caso abbiate incontrato da vicino una medusa: l’ustione dovuta al contatto con una medusa avviene tramite il rilascio istantaneo delle tossine presenti nei tentacoli dell’animale. Per questo, in caso di puntura è importante non grattarsi o strofinare la pelle per non diffondere le tossine, ma piuttosto sciacquare abbondantemente la ferita con acqua salata, per eliminare il più possibile i residui della tossina. Il bruciore solitamente passa in qualche ora, ma si può alleviare con un gel apposito o con dell’acqua calda. E’ importante chiamare il numero unico 112 se dovessero esserci altri sintomi più gravi.

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