Un genere musicale iconico che ha sconvolto e rivoluzionato, soprattutto negli ultimi anni, qualsiasi elemento di vita quotidiana di ogni soggetto tra i quindici e i trent’anni.
Stiamo parlando del figlio della cultura underground, nato nel Regno Unito intorno alla metà degli anni Ottanta. Il nome deriva dalla contrazione del termine “indipendent” perché è proprio questo il principio su cui si basa questo particolare genere: artisti che non sono passati da nessun talent show, con musica autoprodotta o comunque supportata da etichette discografiche indipendenti. Non si tratta quindi di un vero e proprio genere ma piuttosto di un insieme di generi differenti uniti da un tipo di discografia indipendente.
Sbarca in Italia nei primi anni Duemila, ma è ben dieci anni dopo che arriva la svolta: i brani “I pariolini di 18 anni” e “Wes Anderson” furono caricati su SoundCloud da Niccolò Contessa sotto il nome di “I cani”; i brani diventarono subito virali e con loro la band emergente. Altra svolta importante nel mondo dell’indie ce la regala Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, nel 2015 con il suo celebre brano “Che cosa mi manchi a fare”.
Questa grandissima ondata non ha fatto altro che coinvolgere anche il mondo della moda giovanile. Si tratta di un punto di raccordo tra l’underground anni ’80 e l’Hipster. La moda indie inizia a sfociare in uno stile maggiormente definito intorno al 2010, proprio nel periodo in cui le grandi catene di moda multinazionali puntavano sul minimalismo, nasceva il nuovo fenomeno globale.
A Bologna possiamo trovare il nido di questo grande fenomeno. Colei che è stata la culla di grandi artisti come Lucio Dalla ospita ora, a distanza di anni, i più importanti artisti dell’indie italiano come, citato in precedenza, Calcutta.
L’indie non è soltanto un modo di fare musica o una tipologia di abbigliamento, ma incarna anche un certo tipo di ideali diventando così un vero e proprio stile di vita, proprio di questo parleremo prossimamente.
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