Le chiacchiere sportive

L’Albissola c’è ancora: grande festa per il raggiungimento dell’obiettivo salvezza; ma per Ferrari, ennesima annata ad inseguire

La formazione di mister Lavezzini ha ottenuto la certezza aritmetica di un’altra annata tra i professionisti, mente la Ferrari ha collezionato l’ennesima sconfitta inflittagli dalla Mercedes

“Ci” saremo ancora. L’anno scorso, in questo periodo, gli albissolesi sognavano un’incredibile promozione in Serie C. Adesso invece, dopo una lunga e travagliata stagione, anche la matematica ha dato ragione ai Ceramisti che, nella prossima stagione, si presenteranno ancora una volta ai nastri di partenza di un campionato professionistico.

Tanto lavoro e un grande senso di appartenenza avevano portato i ragazzi di mister Fossati a conquistare il girone di Serie D, in un’annata, la scorsa, già storica per la società biancazzurra: per la prima volta si presentava infatti ad affrontare il massimo campionato dilettantistico in Italia.

Grazie a una cavalcata inarrestabile impreziosita da dieci vittorie di fila e anche per merito dell’enorme sostegno dei tifosi (con la nascita del gruppo ultrà degli “Zueni”), l’Albissola era stata spinta a tagliare il traguardo del professionismo. Serie C che, quest’anno, era chiamata a difendere sul campo.

Alcuni cambi nell’organigramma societario e una campagna acquisti condotta con grande sicurezza dal nuovo direttore sportivo Andrea Mussi avevano stupito i sostenitori dei Ceramisti, in ansia però per la questione stadio che, alla fine purtroppo, ha impedito ai biancazzurri di giocare tra le mura amiche.

L’Albissola C’è ancora. Ferrari: un’altra annata a inseguire

Come detto però, la riconferma del mister “promozione” Fossati, unita a quella di alcuni eroi della promozione (capitan Sancinito, Gulli, Calcagno, Raja e Gargiulo) avevano comunque riscaldato la piazza, pronta a sfidare per la prima volta società storiche come, tra le tante, Siena, Novara e Pisa.

A questi colpi si sono aggiunti poi nomi di spessore come quelli di Nossa, Rossini e Albertoni, ormai veterani della categoria. Insomma, i presupposti per la salvezza sembravano esserci.

Ricorsi per partecipare alla Serie B e fideiussioni non pagate avevano successivamente accompagnato Fossati e i suoi all’esordio tra i professionisti contro l’Olbia, davanti alle mura di Chiavari, poi diventate amiche (è grazie alla concessione della Virtus Entella infatti se la squadra del patron Gianpiero Colla ha potuto prendere parte alla stagione 2018/2019 della Serie C).

Ci sono però anche sconfitte e rimpianti per i Ceramisti che, per poter festeggiare la prima storica vittoria in questa categoria, hanno dovuto esonerare Fossati e affidarsi a Bellucci, ex allenatore tra le altre dell’Arezzo. Ottimo impatto e formazione rigenerata dalla nuova guida tecnica, ma nell’atmosfera surreale di uno stadio (per colpa della distanza) spesso semivuoto e nel caos di una stagione che ha visto addirittura fallire una società a metà campionato, gli albissolesi hanno nuovamente perso la retta via.

L’Albissola C’è ancora. Ferrari: un’altra annata a inseguire

Dopo lo 0-3 casalingo inflitto dalla Carrarese di Tavano e Maccarone, serviva ancora una volta un segnale da parte della società che, prontamente, ha sollevato dall’incarico Bellucci, affidando la panchina dei Ceramisti prima all’allenatore della primavera Ambrosi e, successivamente, all’esperto Rino Lavezzini, ex tra le altre del Genoa.

Tra una penalizzazione e l’altra, ecco quindi materializzarsi l’impresa della piccola Albissola che, grazie ai ritrovati risultati e ai conti sempre in ordine, si è regalata un’altra stagione in Serie C, “alla faccia di quelli” che, già a metà dell’anno, la davano per spacciata.

Grande gioia quindi per il patron Colla e i suoi ragazzi, che hanno reso fieri i propri tifosi, ma anche tutti i savonesi dal momento che, grazie ai biancazzurri, la nostra provincia potrà vantare di avere, almeno per un altro anno, una squadra militante in un campionato calcistico professionistico.

Attenzione a esultare troppo però: è giusto sottolineare che il 7 maggio il tribunale si esprimerà sul ricorso presentato dal Cuneo, con la possibilità che ai piemontesi vengano restituiti alcuni dei punti sottratti. Massima concentrazione quindi per il prossimo appuntamento, che vedrà l’Albissola chiudere la propria stagione ad Alessandria, di fronte a una formazione solida, ma non imbattibile.

La speranza principale per il prossimo anno sarà poi quella di avere uno stadio davvero casalingo (forse a Luceto), che permetta ai Ceramisti di non dover affrontare 38 partite in trasferta, come sottolineato più volte anche dalla dirigenza della compagine.

Adesso è però troppo presto per parlarne, la festa è appena iniziata e l’augurio è quello di tante altre stagioni tra i professionisti. Oltretutto chissà, magari il campionato potrebbe anche cambiare lettera… dopotutto la Serie B è altrettanto emozionante e sognare si sa, non costa nulla.

L’Albissola C’è ancora. Ferrari: un’altra annata a inseguire

Formula 1. La “M” e la “W” capovolta presenti nel logo della scuderia Ferrari 2019 hanno (o forse meglio avevano) l’intenzione di lanciare un messaggio forte ai rivali al titolo nella stagione in corso iniziata più di un mese fa. “Mission WinNow”. Questo è quanto le due lettere rappresentano nel logo. “Missione Vincere ora”, ecco la traduzione letterale per i meno ferrati con la lingua inglese. Una frase forte, presente per intero sull’alettone posteriore della “SF90”, la monoposto 2019 del cavallino rampante. Uno slogan dettato da motivi di sponsor, ma che rappresenta appieno le ambizioni stagionali della casa di Maranello: quest’anno la Ferrari vuole infatti fare sul serio, puntando al titolo.

Un riconoscimento che manca ormai dal 2007, quando Kimi Raikkonen riuscì nell’impresa di vincere la classifica piloti con un solo punto di vantaggio sulle McLaren di Hamilton e Alonso. Da lì in poi solo delusioni (Massa e Alonso hanno perso il Mondiale all’ultima gara) e stagioni al di sotto delle aspettative e del blasone della scuderia più vincente di sempre nella storia della Formula 1.

Nelle ultime due stagioni la Ferrari, con Vettel e il finlandese Raikkonen al volante, era partita con ottimismo nel pre-campionato. C’era speranza e consapevolezza di aver lavorato e costruito una buona macchina, una monoposto che si pensava fosse riuscita a ridurre il gap con le Mercedes, scuderia dominante nelle ultime 5 annate. Le attese però non sono poi state rispettate, con poche vittorie e un’inferiorità conclamata nei confronti di Lewis Hamilton, campione per due anni di fila con la Mercedes.

L’Albissola C’è ancora. Ferrari: un’altra annata a inseguire

Anche quest’anno il pre-campionato è stato più che positivo. I test invernali hanno lasciato sensazioni buone, migliori rispetto a quelle del 2017 e del 2018. Le dichiarazioni dei tecnici di Maranello hanno confermato le indicazioni fornite dalla pista, ovvero quelle di una “SF90” veloce, non inferiore alle Mercedes. Anzi, gli uomini della scuderia tedesca sono rimasti stupiti dalle prestazioni della rossa, tanto da affermare che la macchina da battere nel 2019 sarebbe stata proprio la Ferrari.

Pretattica? Sicuramente. Ma quest’anno sembrano davvero esserci le premesse giuste per la casa di Maranello per ritornare ai vertici e conquistare o quanto meno lottare fino alla fine per il titolo. Per la gioia dei tanti tifosi del cavallino, che anche grazie a quel “Mission WinNow” sognano la rinascita. Forse sì, il 2019 è l’anno giusto.

Dopo 4 gare però, la storia sembra non essere cambiata. Quattro doppiette Mercedes (record in Formula nei primi 4 GP) e un distacco già imponente di Vettel dal leader Bottas e dal compagno Hamilton: 52 punti del tedesco contro gli 87 del finlandese e gli 86 dell’inglese, con Leclerc (il giovane francese debuttante in rosso) a 47. Un inizio difficile con soli tre podi (2 terzi posti per Vettel e 1 per Charles Leclerc) e già tante gare sotto le aspettative e sotto le possibilità della “SF90”. Errori dei piloti, ma anche una monoposto che sembra aver evidenziato problemi di affidabilità e che pare essere ancora un gradino sotto le Mercedes.

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Il weekend di Baku, quello del GP dell’Azerbaijan, è stato a mio avviso il riassunto delle ultime stagioni del cavallino rampante. Tutte le prove libere dominate dalla rossa, anche con vantaggi superiori al secondo. Ma quando il gioco conta, nelle qualifiche e nella gara, Bottas (vincitore) e Hamilton (sul secondo gradino del podio) diventano superiori. Un’illusione iniziale ed effimera che ha lentamente lasciato spazio alla cruda realtà.

Proprio lo stesso di quanto successo nel 2017 e nel 2018. Tante speranze e pochi risultati. Se le cose non cambieranno, anche il 2019 sembra essere destinato a un altro anno di “purgatorio”, sempre a guardare gli scarichi delle Mercedes. Tecnici, meccanici e piloti dovranno lavorare per far sì che lo slogan dello sponsor, “Mission WinNow”, non rimanga solo tale, ma diventi un vero e proprio stimolo per riportare le rosse sul gradino più alto del podio.

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