L’adolescenza, una fase difficile da affrontare: gli amici possono aiutare?

Uno studio dimostra che quasi la metà dei vent'anni iniziano a bere solo per “integrarsi"

Studenti scuola generica

Quando si affronta la fase dell’adolescenza, un amico sembrerebbe svolgere un ruolo fondamentale: con lui ci si confida a proposito di problemi e incertezze. A volte, però, lo stesso può ingannare: una confessione fatta a un falso amico si può ritorcere contro colui che si apre. Chi è tradito in queste circostanze, allora, innalza una barriera e difficilmente riuscirà a far emergere il suo vero io ancora con la stessa naturalezza.

Per questo motivo, ci si chiede se è davvero così importante legarsi con qualcuno, anche a costo d’essere deluso, in questo periodo della vita. Va detto che, parlando con un amico, si può trovare il coraggio di affrontare certi argomenti, dei quali con i genitori non si ha la forza di parlare. Avere a fianco qualcuno del cosiddetto gruppo dei pari stimola ad aprirsi con più facilità. Chi si confida non si sentirà più solo. Dunque, l’amico gli sembrerà diventare come un fratello. Può, tuttavia, capitare che nel percorso di questa relazione si incontrino difficoltà causate principalmente dalla mancanza di fiducia.

L’adolescente, che si trovi in questa condizione, si sente bloccato, come se si chiudesse all’interno di una stanza protetta, che non gli permette di esprimere ciò che, realmente, pensa o prova. Ci possono, d’altronde, essere situazioni in cui due amici possono influenzarsi negativamente. I ragazzi tendono a farsi plasmare dal gruppo dei coetanei, perché solo così pensano che saranno accettati al suo interno. Addirittura, possono entrare nel giro della droga o cominciare a rubare.

Un’indagine, pubblicata nel 2000 dall’università degli studi di Torino, condotta, tra gli altri, dalla professoressa Franca Beccaria e intitolata “I giovani raccontano”, stabiliva che quasi la metà degli adolescenti di vent’anni fa iniziava a bere solo nell’idea di “integrarsi”. Sembra che la situazione, con la pandemia, sia anche peggiorata. La relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze descrive un quadro drammatico: il 18,7% dei ragazzi italiani sperimenta i liquori già tra gli 11 e i 17 anni, il 22,7% la cannabis tra i 15 e i 19.

Da questi dati statistici come da troppi fatti di cronaca si deduce che un adolescente tende sempre a seguire la massa, piuttosto che ragionare autonomamente e pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Però, nella maggioranza dei casi, un amico è una presenza positiva: ripara dai problemi, come uno scudo, con il quale si riesce ad affrontare qualsiasi difficoltà, soprattutto quando si è troppo fragili e ci si affida a lui completamente. D’altronde, solo chi è capace di riconoscere il significato della vera amicizia potrà godere di tutti i benefici che da essa possono derivare.

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