L'incontro

Don Luigi Ciotti a Savona: “Occorre verità per ottenere giustizia” fotogallery

L’influente figura di don Luigi Ciotti è stata ospite al teatro “Don Bosco” per presentare la ricerca Liberaidee

Ieri sera ho avuto la fortuna di assistere e di ascoltare don Luigi Ciotti. Il presidente di Libera ha ammaliato ed entusiasmato il numeroso pubblico del teatro “Don Bosco” di Savona, pieno per la grande occasione. Una vera e propria lezione di civiltà, concentrata sui concetti di legalità e giustizia, per un vero e proprio inno alla vita. L’incontro è stato organizzato dal coordinamento provinciale di “Libera Savona – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, nell’ambito dell’iniziativa “Liberaidee”. Questo lavoro ha l’intento di comprendere la percezione che la popolazione ha riguardo alla presenza della criminalità organizzata e della corruzione in tutta Italia, attraverso la somministrazione di un questionario relativo ai temi trattati.

L’incontro svoltosi al teatro “Don Bosco” è stato organizzato proprio per comunicare i risultati di tale indagine, riguardanti la Liguria. I più importanti emersi riguardano, a mio parere, quello della concezione della mafia come un fenomeno globale per i tre quarti delle 420 persone sottoposte al questionario, ma uno su tre lo ritiene marginale nella propria zona, o comunque non pericoloso; la corruzione invece risulta un fenomeno poco percepito in regione, ma il 30% ha dichiarato la conoscenza di persone colluse, non denunciate a causa della paura della conseguenza dell’atto (più dell’80%) e a causa del pensiero che la corruzione sia presente anche tra coloro che dovrebbero combatterla (più di un ligure su tre).

Dopo l’esposizione di tali dati a cura del responsabile provinciale di “Libera”, è iniziato l’intervento di Don Luigi Ciotti che ha spaziato nel suo repertorio raccontando diversi aneddoti e analizzando in particolare il contesto attuale della sicurezza e della criminalità in Italia. Il suo discorso, moderato dal giornalista Pietro Barabino, è cominciato dal decreto sicurezza approvato in parlamento qualche giorno fa. Il prete ha criticato tale emendamento perché secondo lui etichetta le persone, nella questione i migranti, come criminali, quando in realtà sono persone che cercano, come noi, libertà e dignità. Parlando del suo primo incontro con il Papa si è collegato al concetto di migrante, una condizione che forse gli italiani hanno dimenticato, ma che dalla fine dell’ottocento agli anni sessanta del secolo scorso ha interessato milioni di italiani, come i nonni di Papa Francesco, italiani trasferitosi in Argentina; ha ricordato come gli alpini di Piemonte e Lombardia erano gli “scafisti” dell’epoca, poiché alla fine degli anni quaranta venivano pagati per aiutare le persone a emigrare in Francia.

La sua analisi ha osservato la mancanza di memoria riguardo a tale argomento, ma soprattutto il clima presente attualmente nel dibattito pubblico italiano, contraddistinto da semplificazioni e sentiti dire che la politica alimenta: un linguaggio e una percezione del problema distorti da un’attenzione flebile e fuggente, come quella sui social network, che non si sofferma, non contestualizza e non esamina minuziosamente la questione. Don Ciotti si dice preoccupato per questo pericoloso comportamento che porta la società a non riflettere e a non confrontarsi su questa tematica, e di conseguenza a non comprendersi. L’ospite precisa: “La diversità è bellezza e dono, non deve diventare avversità; accoglienza è vita che riconosce vita”. La ricetta del prete è quella del mettersi nel panno dell’altro, di essere più umani, umili e disponibili, perché forse non riconoscendo la fragilità altrui non si vuole ammettere la propria debolezza e fragilità.

Don Ciotti si batte da sempre per un mondo migliore: ha collaborato e collabora tuttora a diverse associazioni che aiutano i tossico dipendenti, cercano di affrontare il problema del disagio sociale, delle diverse dipendenze e dell’integrazione, solo per citarne alcune. Ma forse l’iniziativa che lo ha reso così celebre è stata la fondazione di “Libera” nel 1995, associazione in contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. Un tema secondo me sottovalutato a livello nazionale, o comunque poco considerato a livello mediatico, ma di vitale importanza perché da sempre una delle cause principali dei mali che affliggono il nostro Paese. Una situazione quasi accettata dalla popolazione, o forse talmente abituata a conviverci da non considerarla pericolosa, oppure lontana dal proprio mondo, sebbene sotto gli occhi di tutti. Don Ciotti affronta il tema della criminalità in maniera molto efficace a mio modo di vedere: lo considera non solo nel suo mero aspetto criminoso legato a infrazioni, violenza ecc. ma come problema sociale in cui considera i servizi, l’occupazione, i diritti, l’educazione e la cultura come elementi fondamentali per combattere le mafie e la corruzione. Questo è ciò che intendeva Falcone, il magistrato assassinato nella strage di Capaci da Cosa Nostra, con civiltà, che insieme alla legalità costituisce il mezzo per dare battaglia alle mafie. Una legalità intesa come rispetto e pratica delle leggi, un’esigenza fondamentale per la costruzione del bene comune e strumento per raggiungere la giustizia: concetto a cui tutti fanno riferimento ma che forse oggi è dimenticato nella sostanza dei fatti, rimasta astratta, visto che, a malincuore, Don Ciotti afferma che in Italia i fenomeni di criminalità organizzata e di corruzione siano aumentati, nonostante la gente pensi il contrario, viceversa la piccola criminalità, in costante diminuzione ma percepita dal sentire comune in aumento.

Don Ciotti ha inoltre illustrato i risultati del lavoro svolto insieme alla Direzione Nazionale Antimafia, facendo ragionare sulle nuove trasformazioni che stanno cambiando la criminalità organizzata, ormai diffusa su territorio nazionale: ha sottolineato il concetto di aria grigia, ossia quello spazio relazionale al confine tra sfera legale e illegale in cui la mafia si colloca e permette una maggiore flessibilità tra le due zone, lecito e illecito, legittimando la criminalità.

L’intervento di Don Luigi Ciotti ha veramente trattato tante sfaccettature dell’argomento in questione, svariando molto nel suo discorrere così appassionante e coinvolgente che pare confusionario, ma sempre legato da un filo logico il cui fine ultimo è la giustizia. Il tema trattato dal punto di vista sociologico ha sì messo d’accordo tutti i presenti a teatro, ma su ciò oggi Don Luigi ha ricordato esserci molta sfiducia. Per cui il messaggio che ha voluto lanciare è stato quello di speranza, speranza nel poter un giorno sconfiggere la criminalità organizzata e la corruzione, piaghe della nostra società. La via indicata da Ciotti è quella dell’affrontare il problema, non voltare le spalle, ma conoscere, denunciare, assumere coscienza del fondamentale impegno e contributo che ognuno di noi può dare.

Ha concluso citando esempi importanti come quello di Pio La Torre, ucciso pochi mesi prima della realizzazione del suo sogno, ovvero l’introduzione del reato di associazione mafiosa, o quello di Sandro Pertini che da Presidente della Repubblica affermò come la corruzione sia nemica dello Stato. Ma una frase che mi ha colpito particolarmente e che spero possa segnare e imprimere fiducia anche a coloro che non hanno avuto la mia stessa fortuna di assistere all’incontro è quella che Ciotti ha ripreso da Martin Luther King: “Coraggio e perseveranza sono importanti, perché nei momenti più bui la speranza rasserena, e solo nei momenti più bui si vedono le stelle”.

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